sab 13 gen 2024 15:01 • Dalla redazione
Da oggi al 29 settembre presso il SASS si può visitare la mostra 'Dalla terra il futuro'
SAN MICHELE. Apre al pubblico oggi, sabato 13 gennaio, presso lo spazio archeologico del Sas, in piazza Cesare Battisti, a Trento, la mostra "Dalla terra il futuro. Viaggio nei 150 anni della Fondazione Edmund Mach".
L'esposizione intende celebrare l’importante traguardo dei 150 anni dell'ente
di San Michele e si snoderà fino al 29 settembre tra gli ambienti della
Tridentum romana dando forma visiva alla lunga storia dell’ente, attraverso
pubblicazioni, manufatti storici e soprattutto centinaia di fotografie selezionate
nell’archivio fotografico della FEM e tra i fondi dell’Archivio fotografico
storico provinciale.
Per sabato 13 gennaio è prevista alle ore 11 una visita guidata gratuita aperta
al pubblico.
La mostra, curata dalla Fondazione Edmund Mach in
collaborazione con la Provincia autonoma di Trento - UMSt soprintendenza per i
beni e le attività culturali e con il Centro Servizi Culturali Santa Chiara, è
patrocinata dall’Euregio con la partecipazione del METS - Museo Etnografico
Trentino di San Michele all’Adige, della Fondazione Museo storico del Trentino
e del Castello del Buonconsiglio, monumenti e collezioni provinciali.
La mostra
L’iniziativa si inserisce nell’ambito del percorso di eventi dedicati alle
celebrazioni per i 150 anni della FEM organizzato dal Comitato presieduto dal
prof. Attilio Scienza, che culminerà il 28 settembre 2024 con la cerimonia
conclusiva. Nel 150° anniversario della nascita dell’Istituto Agrario di San
Michele all’Adige, oggi Fondazione Edmund Mach, la mostra, curata da Marta Villa e Katia Malatesta con la collaborazione di Silvia Ceschini, Erica
Candioli e Lucia Zadra, ne
rilegge la genesi e l’evoluzione mettendo a fuoco le sue molteplici attività
nei settori agricolo, agroalimentare e ambientale, tra istruzione e formazione,
ricerca scientifica, sperimentazione, consulenza e servizio alle imprese.
Ripercorrendo le fasi di un dialogo sempre fertile tra tradizione e
innovazione, il percorso, con il progetto espositivo dell’architetto Manuela Baldracchi, si intreccia con
uno sguardo generale agli sviluppi del contesto agrario trentino, interpretati,
senza pretesa di completezza, attraverso la soggettività di cinque dei più
importanti fotografi e atelier fotografici attivi sul territorio tra la fine
del XIX secolo e il terzo millennio.
Il concept
L’arco temporale individuato (1874-2024) è stato suddiviso in quattro
periodi storici coincidenti con quattro diverse sezioni espositive. La prima
sezione (1874-1914) risale alle origini dell’Istituto Agrario di San Michele
all’Adige e rende conto delle difficili condizioni di una realtà agraria
trentina duramente colpita da criticità strutturali e dalla problematica delle
malattie che allora falcidiavano l’intera Europa, in particolare la filossera,
l'oidio e la peronospora. Il riferimento al contesto si arricchisce attraverso
gli sguardi fotografici di Giovanni
Battista Unterveger, pioniere della fotografia trentina, e di Giovanni Pedrotti, gentiluomo facoltoso
che alla fotografia ha consegnato un vivace ritratto del Trentino e della sua
gente.
La seconda sezione (1919-1940) viene individuata nel periodo tra le due guerre
mondiali, che vede l’Istituto alle prese con le attività sperimentali connesse
alla “battaglia del grano” e l’implementazione e il miglioramento delle
tecniche agricole in un quadro economico in cui l’agricoltura riveste ancora un
ruolo preponderante. Il racconto di un periodo segnato dall’avvento e dal
consolidamento del regime fascista trova riscontro nell’opera di Sergio Perdomi, per anni fotografo di
riferimento delle principali istituzioni culturali trentine, e dei fratelli
Pedrotti, che si impongono come principali interpreti di una nuova e ‘moderna’
immagine del Trentino.
La terza sezione (1948-2000) ricostruisce il periodo del secondo dopoguerra,
che dà avvio ad una differenziazione paesaggistica legata, da un lato, allo
sviluppo di un’agricoltura intensiva nel fondovalle e della frutticoltura in
alcune specifiche vallate, e, dall'altro, ad una caratterizzazione dei diversi
territori trentini sia di valle che di media e alta quota (con un focus sulla
relazione pascolo/bosco e la regressione della zootecnia). L’apporto della
fotografia in questo caso è legato alla vasta campagna aerea realizzata dai
Fratelli Pedrotti negli anni della nuova infrastrutturazione del territorio e allo
straordinario archivio sedimentato da Flavio
Faganello, narratore per immagini di un Trentino sospeso tra tradizione e
spinte modernizzatrici.
L'ultima sezione (dal 2000 ad oggi) riguarda la realtà attuale in prospettiva
futura: quindi le attività di formazione, ricerca e trasferimento tecnologico
svolte dall’ente nel contesto locale e internazionale. La trasformazione del
territorio sarà inoltre illustrata attraverso il confronto tra ortofotografie
degli anni Cinquanta del XX secolo e del terzo millennio.
Una storia lunga
150 anni
La storia dell'Istituto iniziò il 12 gennaio 1874, quando la Dieta
regionale tirolese di Innsbruck deliberò di attivare a San Michele all'Adige
una scuola agraria con annessa stazione sperimentale. Alla direzione
dell’Istituto fu posto Edmund Mach, giovane e brillante assistente
dell'Istituto enologico e pomologico di Klosterneuburg (Vienna). Fin dalle
origini, con un'intuizione che rimarrà a connotare tutta la storia successiva
dell’istituzione, lo statuto prevedeva la simbiosi tra formazione agricola e
sperimentazione in azienda, a favore del progresso dell'agricoltura trentina.
Sotto la magistrale regia di Mach, la scuola di San Michele e la stazione
sperimentale si affermarono come istituto modello e la loro fama varcò ben presto
i confini regionali.
Dopo Edmund Mach si susseguirono altri validi direttori, fra i quali spiccano
le figure di Enrico Avanzi,
professore accademico che diede un forte impulso scientifico all'Istituto e al
quale si deve l’importante attività nel settore cerealicolo, frutticolo e
viticolo, nelle quali fu supportato dall’opera infaticabile di Rebo Rigotti,
ricercatore di grande talento che seppe spaziare in molteplici campi, in
particolare nel miglioramento genetico della vite (si deve a lui l’incrocio che
fu poi battezzato con il suo nome, “Rebo”).
Alla fine degli anni Cinquanta emerse la figura di Bruno Kessler che, nella duplice veste di Presidente della
Provincia autonoma di Trento e dell’Istituto Agrario, seppe sviluppare le
attività dell’ente comprendendo il fondamentale valore delle scienze agrarie
per il territorio trentino e non solo. È soprattutto merito di Kessler se la
scuola di San Michele negli anni Settanta si rinnovò e si preparò alle sfide
dei tempi moderni, sviluppando, tra l’altro, collaborazioni con altre realtà
scientifiche europee, soprattutto nel mondo di lingua tedesca.
Nella storia recente la data più significativa è il primo gennaio 2008.
L’Istituto Agrario di San Michele all’Adige, ente funzionale della Provincia
autonoma di Trento si trasformò in una Fondazione, il cui nome tributò i dovuti
meriti al suo primo e storico direttore, Edmund Mach. Nacque, quindi, un nuovo
ente di interesse pubblico con personalità giuridica di diritto privato,
assorbendo anche le attività del Centro di Ecologia Alpina contribuendo così ad
ampliare il mandato a favore della ricerca ambientale.
Istruzione e formazione, trasferimento tecnologico e ricerca nei settori
agricolo, ambientale e agroalimentare si delineano così come i tre pilastri
della nuova organizzazione. La Fondazione Mach è oggi una “cittadella
dell’agricoltura”, un unicum a livello nazionale: sempre più impegnata a
diffondere gli studi nei settori di competenza ma allo stesso tempo radicata
sul territorio. Da 150 anni la missione è sempre la medesima: supportare
l'agricoltura, l'ambiente e il territorio affrontando mediante l’innovazione le
nuove sfide quotidianamente proposte.