ven 25 ott 2024 09:10 • Dalla redazione
Al centro del dibattito la scelta della giunta provinciale e le dichiarazioni del sindaco di Cles
CLES. Il Pd clesiano torna con un comunicato sul dibattito relativo ai punti nascita: “È tornato al centro delle cronache negli ultimi giorni – si legge - a causa della decisione da parte della Giunta Provinciale di fare ricorso ad una cooperativa bolognese che al costo di 2.200 euro per 12 ore di servizio garantisce la presenza di medici specializzati per tenere aperti i punti nascita di Cles e Cavalese. Al netto della complessità della tematica, sulla quale si è espresso dal punto di vista tecnico con grande chiarezza l’Ordine dei Medici della Provincia autonoma di Trento, il Circolo Val di Non del Partito Democratico ritiene importante proporre alcune riflessioni in merito alle dichiarazioni del sindaco di Cles Ruggero Mucchi. Egli ritiene che il punto nascita di Cles vada difeso ad ogni costo, senza badare a spese. La conseguenza, oltre alle spese stesse, del tutto fuori controllo e che vanno ad impattare negativamente su altri servizi, già in condizioni precarie, è una minore sicurezza per le donne partorienti. Il numero minimo di 500 parti all’anno per garantire la piena funzionalità di un punto nascite non è infatti una barriera psicologica, ma una reale condizione di piena efficienza ed operatività. Sconcerta però ancor più la scarsa visione di insieme e futura dimostrata dal sindaco. Quello che va difeso non è un singolo servizio, ma l’eccellenza dei servizi erogati dall’ospedale territoriale. Perché – si legge ancora - non chiedere di potenziare i servizi per i malati oncologici, problematica rilevantissima in Val di Non? Perché non destinare i fondi al potenziamento del Servizio di Pronto Soccorso, che durante le stagioni turistiche è spesso in grave affanno? Perché non implementare i servizi di geriatria, a fronte di una popolazione sempre più anziana e spesso sola?
Se il vero interesse al centro dell’azione della Giunta del Comune di Cles fossero le neo-madri e le famiglie, si sarebbe negli anni provveduto ad aumentare i posti negli asili nido, costantemente carenti nelle strutture di Cles, come più volte richiesto dalla attuale minoranza consiliare. Partorire a Cles quindi è fondamentale, ma poi i bambini e le bambine vanno quotidianamente portati in altri comuni per l’erogazione di un servizio di base come il nido.
L’Ospedale di Cles è nato negli anni Cinquanta per volontà della comunità clesiana e nonesa ed è evoluto in centro di erogazione di servizi di eccellenza. Perché difendere per mera ideologia un singolo servizio a discapito di altri servizi? Una ulteriore prova di scarsa lungimiranza del sindaco Mucchi sul tema sanitario viene dalla recente gestione della tematica relativa alla Casa di Comunità. La Giunta clesiana ha infatti destinato un immobile dismesso a questo fine. Le Case di Comunità sono un progetto complesso e condivisibile, con enormi potenzialità in ottica di benessere per la cittadinanza, ma in questo caso la Giunta Comunale non ha approntato alcuna valutazione concreta sui bisogni della popolazione, sulla collocazione della struttura all’interno del tessuto urbano di Cles, sul rapporto con i servizi già in essere e sull’importanza dell’integrazione tra la componente sanitaria e quella sociale: su tutto questo non sono state date risposte alle pressanti richieste di chiarimento della minoranza. Come dichiarato dal sindaco in Consiglio – è la conclusione - l’interesse primario della Giunta del Comune di Cles era quello di vedere un immobile dismesso ristrutturato senza costi per le casse comunali. Quali siano i servizi erogati dalla Casa di Comunità è un dato opzionale. Prima si realizza il contenitore, poi si decide il contenuto. Pragmatismo ideologico a discapito della qualità, anche in questo caso”.