lun 10 feb 2025 15:02 • Dalla redazione
La riflessione del presidente del Consiglio provinciale in memoria delle vittime delle foibe e dell'esodio istriano, giuliano e dalmata
TRENTO. Il presidente del Consiglio provinciale Claudio Soini interviene in occasione del Giorno del Ricordo: "Ritenendo di interpretare la sensibilità di tutti i componenti del Consiglio della Provincia autonoma di Trento, dedico un pensiero alle vittime delle foibe e ai profughi istriano dalmati, vittime innocenti della guerra e del totalitarismo. Le ideologie totalitarie hanno negato i diritti fondamentali, etichettando e privando di ogni libertà i nostri concittadini trucidati o esiliati. Barbarie compiute nell’indifferenza di molti. Ricordare è un dovere, perché le ideologie passano, ma le insidie restano. Il vero pericolo oggi è l’individualismo. Ecco, allora il senso profondo del Giorno del Ricordo, che oltre agli orrori ci mette davanti anche tanti esempi di accoglienza e rinascita: la riscoperta del valore della comunità e delle sue relazioni, a partire da quella nazionale fino alla nostra Autonomia trentina.
Il Ricordo che oggi celebriamo è fatto di vita concreta, dolore e speranza vissuta. Penso alla foto simbolo dell’Esodo: Egea Haffner, bambina di Pola nel 1946, con una piccola valigia su cui era scritto “Esule giuliana n°30001”. Un numero che stava a significare che a Pola, che allora aveva 30 mila abitanti, dopo la sua partenza non sarebbe rimasto più nessuno. La storia di questa donna - oggi vive a Rovereto ed è un emblema della difesa della memoria dell’Esodo - racchiude tutto il dramma di questi nostri concittadini: il papà di Egea venne sequestrato dalla polizia titina e fatto sparire in una foiba. Per lei e sua madre non restava, come altre centinaia di migliaia di italiani che abitavano da secoli in quelle splendide terre, che la via dell’esodo in Italia: vite sradicate, prima nei campi profughi della Sardegna, poi a Bolzano. Non possiamo e non dobbiamo dimenticare questi nostri concittadini che il povero Trentino del dopoguerra seppe accogliere. Così come non possiamo e dobbiamo dimenticare che oggi quell’insanguinato confine orientale è diventato un confine aperto tra Paesi che fanno parte dell’Unione europea, come dimostra Gorizia – Nova Gorica, capitale italo – slovena della cultura europea 2025".