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La tenacia del finferlo: Luca De Aliprandini, campione di determinazione

lun 22 feb 2021 22:02 • By: Alberto Mosca

Intervista esclusiva al campione di Tuenno, medaglia d'argento ai Mondiali di Cortina 2021

“Dàme zinc menùti…” Letteralmente, l’argento mondiale parla nònes. E ora, calato il sipario sul Mondiale di sci alpino di Cortina 2021, scambiamo due parole con Luca De Aliprandini, trentenne di Tuenno cresciuto nello Sci Club Anaune, di casa a Riva del Garda, capace di conquistare una splendida medaglia nello slalom gigante. Lo status di gloria di Ville d’Anaunia è attestata dagli striscioni a lui dedicati, affissi dalle autorità comunali all’ingresso del comune e nel paese del campione. Un’intervista che racconta di un ragazzo serio, determinato, che crede nel lavoro e che finalmente ha ottenuto una meritata soddisfazione. Il primo podio in carriera conquistato al momento giusto.

Luca, che effetto fa avere al collo la prima medaglia trentina a un mondiale di sci alpino? 

Questo è un particolare che ho scoperto dopo e che mi dà soddisfazione. È stata una giornata bellissima, piena di emozioni, nella quale non partivo tra i favoriti…

Forse è stato meglio così? Arrivare al mondiale a fari spenti? 

È la gara di un giorno e tutto può succedere. Ma chi è favorito ha tutto da perdere, chi non lo è tutto da guadagnare. Di sicuro, dopo tanti anni finalmente è arrivata questa grande emozione. In tante gare precedenti c’è stato sempre un errore a impedirmi di fare risultato. Tanti i piazzamenti (18 volte nei primi dieci, ndr) ma nessun podio. Però ho continuato a lavorare e a insistere. Sì, forse avrei potuto concretizzare prima e di più, ma finalmente il frutto di tanto impegno è arrivato, con una medaglia nata dal lavoro.

Come ti sei alzato la mattina della tua gara? Dopo il gigante parallelo a squadre avevi detto di avere “buone sensazioni” per il gigante…

Era un mese che non si correva in gigante e per questo ho avuto bisogno dei due giganti paralleli per prendere il ritmo gara necessario, dopo di che col team abbiamo trovato la quadra nel setup dei materiali e sì… quella mattina ho sentito di essermi alzato col piede giusto!

All’arrivo di Cortina, con alcune dichiarazioni ti sei tolto qualche sassolino dagli scarponi…

Ma sì, ma è una storia che viene da lontano.

Elektrodemo

Da un po’ di anni si lamentava l’assenza di risultati in gigante, diciamo dopo il ritiro di Blardone e Simoncelli. Avremmo voluto un po’ più di tranquillità, meno critiche continue, tanto che alla fine, nella gara dalla quale ci si aspettava di meno è arrivato un grande risultato di squadra: oltre a me secondo infatti abbiamo avuto Tonetti 12° e Franzoni 14°; nessuna altra nazionale ha portato tre atleti nei primi quindici. Quando ho parlato di “brutto anatroccolo”, frase detta anche un po’ per sdrammatizzare, intendevo questo, un bel risultato arrivato quando nessuno se lo aspettava.

Si avvicina il tempo di un nuovo ricambio generazionale: cosa serve allo sci azzurro e ai ragazzi, c’è qualcuno su cui scommetteresti?

Le annate non sono mai uguali. Penso agli anni Novanta, quando furono tante le annate forti e invece le maggiori difficoltà delle stagioni successive. Personalmente, vedo bene Giovanni Franzoni e Filippo Della Vite, due 2001 di valore, bravi, con tanta voglia di imparare. Che è poi il messaggio che darei ai giovani sciatori: tanto impegno, tanto lavoro, tanta umiltà e, ripeto, voglia di imparare.

Ormai tutta Italia conosce il tuo soprannome “finferlo”. Da dove arriva?

Quando arrivai in Comitato, dato che ero un po’ piccolino, me lo diede il mio allenatore Furio Brigadoi: “Ti te sei en finferlo!”

Hai una dedica speciale da fare, ringraziamenti particolari?

La prima dedica la faccio a me stesso: ho lavorato duro per tanto tempo e finalmente, a trent’anni è arrivata questa grande gioia. Poi naturalmente alla mia famiglia (papà Livio, mamma Nadia, il fratello Andrea, ndr), alla mia ragazza Michelle (Gisin, ndr) e a tutte le persone che hanno creduto in me e che ci sono state nei momenti di difficoltà.

A proposito di Michelle: giàs ensegnà ‘l nones?

Non tanto, è difficile, ma ‘vergót la ciapìs’… Anche per lei è stato un bel mondiale, con la medaglia di bronzo in combinata. Peccato per l’inforcata nello slalom… Un grande mondiale per tutti e due.

E i prossimi obiettivi?

Andiamo a Bansko per correre due giganti; da qui in avanti si vedrà gara per gara, sempre dando il massimo. Ma cercherò anche di divertirmi. Come obiettivo di fine stagione, mi piacerebbe concludere la Coppa del Mondo di gigante tra i primi sette.

 

Chiudiamo con una nota curiosa: se in pista è stato un noneso di Tuenno a conquistare la medaglia d’argento, in regia televisiva c’era un altro noneso di antiche origini di Casez, Sandro de Manincor, a raccontarlo al mondo. Nonesi ed emozioni mondiali.



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