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Anef, indennizzi immediati o le aziende rischiano di chiudere

sab 27 feb 2021 12:02 • Dalla redazione

Ventuno mesi senza ricavi e costi strutturali per 600 milioni

Ora che il Governo presieduto da Mario Draghi ha completato le procedure di insediamento, l’Associazione Nazionale Esercenti Funiviari (ANEF) chiede, in una nota, di agire con urgenza e tempestività per garantire a tutti gli operatori della montagna il giusto indennizzo.

La categoria, evidenzia l’associazione che rappresenta oltre il 90% delle imprese attive in Italia (circa 1800 impianti associati e 15.000 unità lavorative, tra collaboratori fissi e stagionali), risulta tra le più danneggiate dalle conseguenze dell’epidemia da Covid-19: le aziende sono state completamente bloccate e impossibilitate a lavorare fin dal 10 marzo 2020 (il Dpcm  dovrebbe mantenere la chiusura fino a Pasqua) e i continui spostamenti delle date di apertura, prima annunciate e poi annullate con ben 7 rinvii in 3 mesi, hanno comportato enormi disagi organizzativi e pesanti costi di preparazione che ora compromettono la sostenibilità aziendale. Ai mancati ricavi, quindi, si aggiunge la necessità di continuare a sostenere gli ingenti costi fissi, “senza poter contare su alcuna prospettiva di incasso da oggi fino a dicembre 2021”.

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“In totale saranno 21 mesi senza ricavi – sottolinea l’Anef - a fronte di costi strutturali che superano, a livello aggregato, i 600 milioni di Euro annui”.

In ragione della grave situazione generale del settore, già dal mese di dicembre 2020 Anef ha avviato un intenso confronto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze al fine di arrivare alla definizione di misure di indennizzo che potessero risultare adeguate e coerenti con la dimensione del danno subito dalle singole società. Misure che devono essere però immediate e urgenti perché, spiega l’associazione, “non può essere sottovalutato, oltre al rischio di chiusura di molte società, il probabile blocco degli investimenti in nuovi impianti e tecnologie, solitamente realizzati nel periodo estivo” con 150 milioni di euro investiti a livello nazionale nel solo 2020. La conseguenza sarebbe una perdita di competitività rispetto ai concorrenti stranieri e la riduzione degli effetti da “moltiplicatore economico” garantiti all’indotto, “cioè a tutte le imprese edili, agli artigiani e alle innumerevoli figure professionali coinvolte nella realizzazione di ogni progetto”.

Ma l’Anef pone anche la questione dei lavoratori sia fissi (circa il 35-40% del totale), per i quali chiede il prolungamento della cassa integrazione, sia legata ai 10.000 lavoratori stagionali (90.000 includendo l’indotto, che attualmente risultano prive di qualsiasi ammortizzatore sociale o altra forma di sostegno al reddito. “Dare un segnale di speranza a queste famiglie – afferma l’Anef - per evitare una grave crisi sociale e la perdita di importanti competenze professionali maturate in molti anni di attività (macchinisti, piloti dei mezzi battipista, tecnici degli impianti di innevamento programmato, soccorritori, ecc.) è una priorità assoluta. Risulta, dunque, estremamente urgente attivare idonee misure di indennizzo per il danno subito dalle società funiviarie a favore della sicurezza e della salute di tutti i cittadini. Tali misure dovrebbero essere rapide, dirette ed erogate sotto forma di capitale immediatamente utilizzabile (sono da evitare altre forme quali il credito d’imposta o l’incentivo all’investimento), perché molti operatori, dopo 12 mesi senza ricavi, soffrono una tremenda crisi di liquidità, non sono più in grado di ricorrere al credito bancario e iniziano a non avere la possibilità di fare fronte nemmeno alle spese correnti”.



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