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La scuola dell'infanzia non è in svendita

sab 03 apr 2021 15:04 • Dalla redazione

Una lettera aperta delle insegnanti delle valli di Non e Sole prende posizione sulla prospettata apertura a luglio delle scuole dell'infanzia trentine

VALLI DEL NOCE. Quale futuro per la scuola dell'infanzia? Se lo chiedono le Le insegnanti del Circolo di Coordinamento n° 11 (Cogolo, Pellizzano, Mezzana, Monclassico,Terzolas, Rabbi, Ruffrè, Sarnonico, Castelfondo, Romeno, Cavareno, Livo e Rumo) che scrivono in una lettera aperta, relativamente alla ipotizzata apertura delle scuola dell’infanzia nel mese di luglio:

“In seguito alla proposta della Giunta Provinciale di prolungare l’apertura della scuola dell’infanzia nel mese di luglio, tante emozioni sono emerse in noi insegnanti. Sicuramente incredulità, disorientamento ma anche amarezza e rabbia. Da quarant’anni la scuola dell’infanzia trentina lavora per la qualità. Dirigenti, insegnanti, il Servizio Scuole, in altri termini la “Provincia intera” in una sinergia politica e istituzionale ha investito e si è spesa per fare in modo che la nostra scuola dell’infanzia trovasse un posto di rilievo all’interno del panorama nazionale.

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Loro e noi insieme, ci siamo riusciti: dialogando, rivedendo e anche lottando. Ad aiutarci, dimensioni pubbliche, collettive e individuali quali le risorse economiche, l'investimento professionale e formativo, lo studio, l'impegno, la fatica. Ma in questi giorni, presi dall’enfasi e dalle difficoltà della situazione sembra che i pregiudizi reciproci abbiano avuto il sopravvento e che la possibilità che i professionisti del settore e le varie forze politiche e sociali si incontrino, in una terra dove ciò che conta è il benessere dei bambini, sia utopia. Le proposte ora sul tavolo (apertura a luglio ma anche il pensiero allo 0/6 se generico e accelerato) ci fanno temere una scuola dell'infanzia in svendita, ridotta a mero servizio, privata della sua dimensione educativa e pedagogica. Intravediamo il rischio di una china meramente assistenziale e di cura. Cura che pur facendo parte del DNA della scuola è estremamente deleteria se assunta come unica e basilare. Ne uscirebbe una scuola dell'infanzia povera, calibrata su parametri di quantità affossando quelli qualitativi. La questione però non si ferma qui; spostiamo il nostro sguardo sui fruitori di questa scuola, sui bambini che, grazie alla collaborazione educativa e rispettosa dei ruoli tra scuola e famiglia, saranno i cittadini di domani. Fin dall’inizio di quest'anno scolastico i bambini dai 3 ai 6 anni hanno potuto frequentare la scuola dell’infanzia e, pur con qualche limitazione dovuta all’emergenza sanitaria, immergersi nelle proposte educativo-didattiche con impegno e anche, fortunatamente, con il divertimento che caratterizza ogni tipo di apprendimento e, in particolare quello di questa fascia di età. Tutti i bambini si sono presentati a scuola per 10 mesi, dal lunedì al venerdì, hanno svolto le loro attività e i loro giochi (e precisiamo che il gioco è anche concentrazione, è il lavoro dei piccoli), hanno rispettato regole, intessuto legami e relazioni per 7 - 10 ore giornaliere. Forse l’estate può servire loro per fare altro, per dedicarsi ad uno “svago diverso”, per vivere esperienze alternative a quelle scolastiche con la famiglia o con altre figure di riferimento, figure di cui il nostro territorio è ricco? Siamo peraltro consapevoli che alcune famiglie si trovano in difficoltà nell’accudire i propri figli nel periodo estivo e che le agenzie extrascolastiche che si dedicano ai bambini hanno un costo. Non si potrebbe allora intervenire con un contributo economico che vada ad aiutare quei genitori che ne hanno bisogno? Sostenere i centri estivi, i vari grest o tutte le agenzie presenti sul territorio, valorizzando gli educatori di tale settore che spesso vivono grazie a questo impegno? Si potrebbero anche semplificare le procedure per l’utilizzo dei buoni di servizio, ai quali tutti i lavoratori possono accedere. Lo riconosciamo, quello attuale (e non ci riferiamo solo all'aspetto Covid che ha inasprito la situazione) è un periodo di fatica, sia per la scuola (restrizioni della finanza pubblica, carico di situazioni gravi, blocco del turnover, precariato, parametri numerici impegnativi, compresenze ridotte) sia per le famiglie che auspicano per l'estate la ripresa lavorativa (a maggior ragione nel nostro territorio a valenza turistica) e che pertanto si interrogano sul come gestire i figli. Ma non sarà un provvedimento normativo imposto, calato sull'ossatura della scuola dell'infanzia, privo delle connessioni e delle finestre che solo un dialogo tra parti può aprire, a risolvere la situazione. La contrapposizione, anche se nell'immediato porta alla vittoria, alla lunga genera solo perdenti”. 



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