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Trentino Alto Adige, Maini nel comitato esecutivo di Slow Food

dom 25 apr 2021 20:04 • Dalla redazione

L’associazione intende sviluppare un progetto di valorizzazione dei Presìdi

TRENTO. Del nuovo comitato esecutivo di Slow Food Trentino Alto Adige eletto dal Congresso regionale e che guiderà l’associazione per i prossimi quattro anni, c’è anche Antonio Maini, sindaco di Caldes e fiduciario della Condotta Terre del Noce. Composto dai rappresentanti delle associazioni territoriali di Slow Food che attualmente costituiscono cinque Condotte – oltre alle Terre del Noce, anche Valle dell’Adige Alto Garda, Giudicarie, Valsugana Lagorai e Primiero e Terre del Noce -, il comitato esecutivo è formato anche da Tommaso Martini, nominato portavoce e rappresentante legale dell’associazione, Flavio Franceschetti, Luigi Montibeller e Antonella Faoro. È stato nominato portavoce e rappresentante legale dell’associazione Tommaso Martini.

Il Congresso ha introdotto importanti cambiamenti con la condivisione di un articolato Documento politico programmatico per affrontare le sfide del presente. Il primo cambiamento riguarda i rapporti tra Trentino e Alto Adige. È stato avviato l’iter per la costituzione di un’associazione a sé stante per l’Alto Adige. La scelta si inserisce nel progetto di Slow Food di creare sempre più dialogo all’interno della Regione Dolomitica coinvolgendo tutti i territori limitrofi, ognuno con la sua identità ma condividendo l’appartenenza a un unico ecosistema.

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Slow Food è un’associazione ambientalista che da 30 anni si occupa del cibo buono pulito e giusto e oggi si batte perché è convinta che non possa esserci transizione ecologica, rinascimento green, ripartenza senza ripensare il modello di produzione e distribuzione del cibo. Il Congresso ha offerto quindi l’occasione per ricordare che l’approccio sistemico verso un modello agroecologico, che si fonda sull’uso della biodiversità e sulla sovranità degli agricoltori su razze, specie e varietà, è l’unico in grado di garantire un concreto rispetto delle risorse naturali, soprattutto di quelle non rinnovabili, ponendosi in netto contrasto con i sistemi monocolturali, industrializzati, in cui il massiccio uso di fertilizzanti, acqua, pesticidi crea un vero e proprio deserto ambientale e culturale di cui fanno le spese in primis tutti gli agricoltori di piccola scala. Di sviluppare questi temi si fa carico il nuovo Comitato esecutivo che ha sviluppato progetti relativi all’educazione, alla biodiversità, alle Terre alte, alla costruzione di reti e all’impronta ecologica.

Attualmente l’associazione conta circa 500 soci sul nostro territorio. Si stanno sviluppando importanti progetti legati ai Presìdi Slow Food, prodotti testimoni della tradizione e delle buone pratiche agricole che rischiano di scomparire travolti dall’abbandono delle montagne, dai cambiamenti climatici, dal mancato ricambio generazionale e, più in generale, dalla centralità di un modello economico che li considera non più convenienti. Tra i Presìdi ricordiamo l’importanza dei formaggi, rigorosamente a lette crudo e senza fermenti come il Casolet della Val di Sole, Rabbi e Pejo; il Puzzone di Moena di malga, il Trentingrana d’alpeggio, il Vezzena d’alpeggio, i prodotti di razze autoctone come la rendena e la grigio alpina. E poi il Broccolo di Torbole, oggi minacciato da progetti di cementificazione, il Vino Santo Trentino frutto dal lungo appassimento dell’uva Nosiola, la noce bleggiana, le ciuighe del Banale e, ultimo arrivato nel corso del 2020, il Grano Saraceno di Terragnolo, espressione dell’identità e del senso di comunità di un’intera vallata. A fianco a questo progetto si stanno sviluppando le Comunità Slow Food, gruppi di cittadini attivi che si impegna a perseguire obiettivi comuni con azioni e progetti. È l’esempio della Comunità per lo sviluppo agroculturale degli Altipiani Cimbri che opera tra Folgaria, Lavarone e Luserna e ha da poco inaugurato un primo Mercato della Terra.

 



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