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Francesca e Martina, l'obiettivo è creare una squadra targata Val di Sole

gio 08 lug 2021 18:07 • By: Lorena Stablum

Le due campionesse difendono il fiume Noce: «È casa nostra. Va protetto e valorizzato»

VAL DI SOLE. Le ha accolte un grande striscione appeso sulla porta di casa. Una frase colorata in cui si esprime tutto l’entusiasmo e “l’orgoglio solandro” per le due campionesse del mondo di Rafting. Passato qualche giorno dalla vittoria più bella e inattesa, che ai Campionati del Mondo di Argentiere La Bessèe, in Francia, le ha battezzate contro ogni pronostico le migliori atlete al mondo in questo sport fluiviale, Francesca Leonardi, 25 anni, e Martina Bonomi, che di anni invece ne ha 22, sono tronate alla vita di tutti i giorni, ancora un po’ stralunate e incredule per l’impresa conquistata. Una vittoria, la loro, voluta, cercata e conquistata con i denti e una forza di volontà impareggiabile, che le ha portate a ottenere un secondo posto nella prima prova e, poi, le due vittorie che le hanno portate sul tetto del mondo della disciplina (Qui l'articolo).

“Non mi aspettavo nulla. Siamo partite con l’idea di dare il meglio di noi stesse e, poi, tutto quello arrivava sarebbe stato positivo”. Ci racconta entusiasta Francesca Leonardi. Forte delle quattro esperienze vissute in competizioni mondiali (nel 2015, 2017, 2018 e nel 2019), da capitana, la giovane guida rafting di Caldes, che ha saputo trasformare una passione nel lavoro che condivide con il marito, anche lui guida rafting, ha prima costruito la squadra e, poi, l’ha guidata con determinazione fino al successo. La sua passione, come per la compagna Martina, inizia sul fiume Noce tra le fila del Rafting Kayak Canoa Club Val di Sole, con il quale continuano a collaborare.

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D’estate, entrambe frequentano, ancora piccole, i corsi di avvicinamento agli sport fluviali, iniziano a prendere confidenza con le acque impetuose del Noce, danno le prime pagaiate fino a diventare entrambe guide rafting. Francesca arriva all’agonismo durante un corso in Federazione, dove incontra il tecnico della squadra nazionale. “Del rafting mi piace il fatto che posso vivere all’aria aperta – afferma Francesca -. Lo stadio dove gareggiamo è il fiume, che ci mette a stretto contatto con la natura. Posso vedere posti nuovi e incontrare persone nuove con le quali condividere delle fantastiche esperienze”.

Martina, invece, oggi studentessa di psicologia a Verona, parte con le gare di canoa, ma ben presto ha dovuto lasciare perché la valle non è dotata di strutture e allenatori che possano supportarla in questo percorso. “Arrivo al rafting agonistico grazie alla Francy che mi ha chiesto di mettere su una squadra con lei – spiega, infatti, Martina Bonomi -. È stato tutto un po’ fulmineo. Faccio ancora fatica a realizzare quello che siamo riuscite a fare. È bellissimo, anche se partivamo da sfavorite. La nostra squadra è nata solo due mesi fa. All’inizio qualche difficoltà c’è stata con le nostre compagne altoatesine soprattutto sulla lingua. Facevamo un po’ fatica a intenderci sui termini. Pian piano, allenandoci insieme, ci siamo affiatate. Nella gara di fine aprile, dopo solo due allenamenti, ci siamo comportate bene contro le valdostane e abbiamo capito che potevamo essere competitive”. E così è stato. 

Ora si guarda anche al futuro, che Martina, da pragmatica, auspica possa annoverare anche qualche sponsor solandro e magari vedere il ritorno, in valle, di qualche gara di livello anche internazionale. “L’obiettivo – evidenzia infatti – è quello di formare una squadra di valle e sarebbe bello se qualche sponsor valligiano ci sostenesse. Finora tutte le spese, dagli spostamenti alle iscrizioni, le abbiamo pagate noi. Anche il Canoa Club ci ha aiutato molto per le attrezzature. Sarebbe molto carino se in valle si organizzasse qualche raduno agonistico o qualche gara sul Noce, visto che è un fiume tecnicamente interessante”. Noce che Francesca e Marina dicono chiaramente vogliono “libero” da progetti di sfruttamento idroelettrico che potrebbero riprendere forza dopo la sentenza del Tribunale Superiore delle Acque pubbliche. “Non ho un fiume preferito – spiega Francesca -. Ovviamente il Noce ha un posto speciale nel mio cuore, è la mia casa, dove è iniziato tutto. Dico "Noce libero" sempre. Per questo, nel mio piccolo, cerco di diffondere il più possibile il rafting come sport, non solo come attrazione turistica outdoor e mi impegno affinché i ragazzi possano avvicinarsi a questa attività sportiva che è una ricchezza importante per la valle”. “Per me il Noce vuol dire casa – conclude, infine, Martina -. Mi dispiacerebbe molto se fosse rovinato da centraline idroelettriche. Per me, vorrebbe dire perdere un pezzo di casa mia”.

 



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