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Gli impianti a fune sono pronti a ripartire e chiedono di riaprire

gio 07 mag 2020 16:05 • Dalla redazione

Anef lancia un appello al Governo e illustra le misure di sicurezza necessarie

Misure di sicurezza strette stringenti, ma che non possono essere quelle previste per gli altri mezzi di traporto e, soprattutto una data perla riapertura: l’Anef, Associazione nazionale esercenti funiviari, che riuniscele principali società impiantistiche italiane, chiede al Governo programmare urgentemente una riapertura degli impianti per salvaguardare una stagione turistica ormai alle porte e con essa un settore trainante dell’economia di montagna.

Finora il Governo non ha ancora indicato una data per laripartenza. Da qui la nota dell’Associazione che si augura “possa essere in prossimità della data di riapertura di bar e ristoranti”. “Gli impianti a fune – si scrive nel comunicato stampa - sono il volano di un’importante filiera, chea valle trova albergatori, commercianti, maestri di sci e guide alpine, ristorazione e a monte, grazie a costanti e ingenti investimenti diretti, genera lavoro per imprese locali e non, innescando un processo virtuoso con benefici in termini di benessere sociale e introiti per le casse dello Stato". Per questo, nelle scorse settimane, Anef ha elaborato e sottoposto all’attenzione del Governo una serie di regole e comportamenti che possano garantirela sicurezza dei lavoratori e degli utenti

Le misure di sicurezza proposte

Ridurre la portata e quindi limitare il numero di utentitrasportati simultaneamente sugli impianti non è, secondo Anef, né efficace né idoneo a evitare gli assembramenti.

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Al contrario, l’effetto rilevato è stato un allungamento dei tempi di attesa in coda, con conseguente aumento del rischio per i turisti, in particolare quando l’attesa avviene al chiuso e senza dispositivi di protezione individuale. La scelta di Anef è quindi di bilanciarel’affluenza con la portata, favorendo il più possibile la fluidità e lacostante mobilità. In assenza di code, infatti, il riempimento dei veicoli si riduce automaticamente.

Tra le misure di sicurezza proposte, l’obbligo deldistanziamento fisico di almeno 1 metro tra le persone in tutte le fasipreparatorie al trasporto (transito dal parcheggio, coda alla cassa, coda ai tornelli, accesso alla stazione di partenza, sala d’aspetto, ecc.), l’obbligodi utilizzare mascherina e guanti per l’estate (da non togliere mai durante iltrasporto). Obbligatoria l’areazione della cabinovia e funivia con il blocco diuno o più finestrini anche durante il trasporto, l’apertura delle porte dellecabinovie o funivie (solo se vuote) per una areazione completa laddove possibile, e l’igienizzazione delle cabine. Difficile, per ora, l’ipotesi diprocedere alla misurazione della temperatura degli utenti tramite dispositivitipo termoscanner, a causa della scarsa attendibilità di questo tipo di procedure.

Risulta evidente che le soluzioni più idonee per tutelare la salute di utenti e lavoratori consistono nell’adozione di protocolli e regole di comportamento basate anche sulla ragionevolezza ed il rispetto tra le persone.

Perché riaprire

“Rappresentando la struttura portante delle stazioni turistiche di montagna e un valore per la tenuta degli equilibri socio-economici dei territori e dei sistemi turistici montani – spiega ancora la nota - si evince facilmente come gli impianti a fune necessitino di un ruolo attivo anche, e specialmente, in questo momento. Senza dimenticare che gli sport estivi in quota (escursioni, bike, arrampicata,…) ma anche quelli invernali (sui ghiacciai) rappresentano attività più che idonee in questo momento grazie alla morfologia stessa della montagna, che coi suoi spazi sconfinati consente di percorrere ampie distanze in solitaria senza per forza imbattersi in altre persone”.

L’appello al Governo

Le misure proposte sono improntate a una reale valutazione delle caratteristiche specifiche del servizio di trasporto funiviario, che si differenzia in modo significativo dalle altre tipologie di trasporto pubblico di persone. ANEF propone inoltre al Governo che le suddette misure siano oggetto di una valutazione e di un’eventuale revisione a scadenze ravvicinate (es. ogni2 mesi) in modo tale da renderle il più possibile coerenti con l’evolversi del contesto sanitario nazionale e con le esigenze dell’utenza.

 



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