gio 13 gen 2022 09:01 • Dalla redazione
Presentata la nuova ricerca che analizza le dimensioni del comparto al 2020 e il suo ruolo centrale nell’economia provinciale
TRENTO. La crisi economica innestata dalla pandemia non ha scalfito la solidità delle cooperative trentine, che continuano ad essere traino di sviluppo sociale ed economico per il territorio, con un valore aggiunto di 1,6 miliardi di euro e oltre 30 mila posizioni lavorative dipendenti. Non da meno, il comparto ha dimostrato capacità di investimento a sostegno del proprio processo di innovazione e crescita. Le analisi proposte dal Rapporto “La cooperazione in Trentino”, curato da Euricse nell’ambito dell’accordo di programma con la Provincia autonoma di Trento, mettono in evidenza le difficoltà sostenute da alcuni settori, ma anche le sfide e le opportunità che ne sono emerse.
La ricerca, curata da Chiara Carini e Eddi Fontanari ricercatori di Euricse, stata presentata oggi con un evento presso la Sala InCooperazione in via Segantini a Trento.
Partendo dai risultati del precedente rapporto “La cooperazione in Trentino”, che aveva evidenziato il ruolo chiave delle cooperative nell’economia provinciale con riferimento al 2017, questa seconda pubblicazione ne analizza le dimensioni al 2020. Il rapporto si divide in due parti. Nella prima viene fornito un quadro di lettura economico-finanziario e occupazionale della cooperazione trentina, approfondendo le ripercussioni e la reazione dell’intero comparto al primo anno di pandemia da Covid19. La seconda parte è dedicata all’analisi ed alle possibili linee di sviluppo dei cinque settori principali della cooperazione trentina: produzione e lavoro, agricolo, sociale, consumo e credito. L’intento è anche quello di comprendere se e come la cooperazione sia riuscita a rispondere – o potrebbe farsi carico in futuro – delle nuove istanze sociali emergenti, in un contesto in cui anche dall’Europa arrivano segnali importanti di rilancio dell’economia sociale e cooperativa.
«Questo secondo Rapporto propone un quadro aggiornato del valore economico, occupazionale e sociale della cooperazione trentina sottoponendone anche a verifica i punti di forza e di debolezza.» – ha spiegato Carlo Borzaga, presidente di Euricse – «Siamo convinti che cooperatori più formati riescano ad apprezzare maggiormente le loro imprese e a gestirle al meglio, e che queste analisi possano essere utili alle autorità di politica economica nell’individuare le politiche di sostegno più idonee».
Per il vicepresidente della Provincia e assessore alla Cooperazione, Mario Tonina «pur con differenze tra settore e settore della Cooperazione, i dati contenuti nel Rapporto indicano che la pandemia non ha frenato lo slancio della cooperazione trentina, uno slancio rivolto soprattutto all’innovazione. Dal settore ci attendiamo in questa fase difficile per il Trentino che sia in grado di dare il meglio di sé, e di farlo puntando appunto sulle innovazioni che si rendono necessarie per far fronte alle nuove sfide. Una di queste è la sfida ambientale, che è stata oggetto della Strategia provinciale per lo sviluppo sostenibile che abbiamo da poco adottato. Anche in questo campo sono convinto che la cooperazione possa dare un contributo fondamentale, potendo intervenire su una molteplicità di ambiti. Dalla cooperazione ci attendiamo inoltre un contributo fondamentale per soddisfare la domanda di credito di tanti cittadini e tante imprese, alimentata dalle nuove opportunità generate anche dal PNRR. Infine, ci attendiamo che possa aiutarci a colmare il divario fra centro e valli, e a questo proposito cito solo un dato fra i tanti possibili contenuti nel Rapporto di Euricse: le Famiglie cooperative sono presenti oggi in tutti i 14 comuni classificati in Trentino come ultraperiferici e in oltre la metà di 68 comuni classificati come periferici».
Roberto Simoni, presidente della Cooperazione Trentina, ha commentato che «Il Rapporto elaborato da Euricse ci fornisce una chiave di lettura molto qualificata di come il nostro sistema di imprese abbia reagito alla pandemia ed alle sue conseguenze economiche e sociali. Riteniamo – e questo studio lo dimostra – che la Cooperazione Trentina abbia messo a sistema tutte le risorse e le competenze qualificate per farsi carico delle nuove istanze sociali emerse nella prima fase della pandemia e lo stesso stia facendo per affrontare quelle che affiorano in questa seconda fase di ripresa. E questo è avvenuto in tutti i settori, come indica lo studio, dal credito al consumo, dal sociale alla produzione lavoro, dall’agricoltura ai servizi».
Dopo i saluti istituzionali che hanno introdotto la presentazione del Rapporto, il direttore di Euricse Riccardo Bodini e la ricercatrice senior Chiara Carini hanno presentato i punti salienti e le principali evidenze emerse dalla ricerca. A seguire, durante la tavola rotonda moderata dal giornalista Alberto Faustini, i dati sono stati commentati dal vicepresidente di Euricse Silvio Mucchi, dal presidente della Cooperazione Trentina Roberto Simoni e da Roberto Andreatta, dirigente generale del Dipartimento territorio e trasporti, ambiente, energia, cooperazione della Provincia autonoma di Trento.
Nel corso della tavola rotonda sono stati toccati molti focus. Per il dirigente Andreatta, è evidente che «dalla ricerca emerge la vivacità e la solidità del settore cooperativo, un valore aggiunto del quale dobbiamo avere consapevolezza, anche alla luce dei fondi e delle risorse funzionali a diversi ambiti di sviluppo che sono in arrivo». Vicinanza alla comunità, innovazione digitale e investimenti in formazione, sono per Silvio Mucchi, vicepresidente di Euricse ma anche presidente della Cassa Rurale Val di Non, gli elementi di forza dell’azione delle casse rurali. Qualcosa in più si può ancora fare, per esempio sul tema dell’approccio ad un nuovo smart working, equilibrato e funzionale. Di seguito i principali risultati del Rapporto.
LA DIMENSIONE ECONOMICA Nel 2020 le imprese cooperative e le mutue trentine hanno generato complessivamente 1,6 miliardi di euro di valore aggiunto. Durante la pandemia alcuni settori hanno sofferto più di altri, come ad esempio quello di produzione lavoro e sociali, che sono stati soggetti alle restrizioni imposte dal governo per limitare la diffusione del virus. Diversamente, le cooperative di consumo e agricole sono riuscite a garantire continuità di produzione proprio grazie alla natura di prima necessità dei prodotti e dei servizi offerti. Com’è evidente dai dati presentati nella ricerca, la cooperazione trentina è stata in grado di gestire attivamente il cambiamento, investendo a sostegno del proprio processo di crescita anche durante la crisi, con variazioni positive del capitale investito anche tra i settori maggiormente colpiti dalle chiusure, e dalle relative riduzioni di fatturato.
L’OCCUPAZIONE Nel corso del 2020, le cooperative trentine hanno avuto al loro attivo oltre 30 mila posizioni lavorative di dipendenti, hanno cioè dato lavoro per l’intero anno o parte di esso ad oltre 30 mila persone: oltre la metà degli addetti è rappresentata da donne (55,5% del totale), ed il 15,4% da lavoratori sotto i 30 anni d’età. La maggior parte delle cooperative (66,3 per cento) ha dichiarato di aver mantenuto sostanzialmente stabili i livelli occupazionali rispetto al 2019, anche se con situazioni differenti nei singoli settori cooperativi. Anche senza il blocco dei licenziamenti introdotto dal governo, oltre il 90 per cento delle cooperative intervistate ha affermato che non avrebbe comunque ridotto il numero di lavoratori a tempo indeterminato e il 43,4 per cento dei rispondenti ha rinnovato tutti i contratti in scadenza. Per il futuro i numeri lasciano intravedere segnali positivi. Se le cooperative agricole e quelle di consumo e dettaglianti, che meno delle altre sono state colpite dalla crisi, sono più prudenti nell’esprimere previsioni per il 2022, le cooperative sociali e di lavoro vedono già nel breve periodo una ripresa, con buona parte delle cooperative intervistate che prevede un incremento del fatturato e dell’occupazione già nel 2022.
PROCESSI INNOVATIVI La crisi economica innescata dalla pandemia non ha ostacolato l’innovatività delle cooperative trentine. Secondo la maggioranza degli intervistati, la crisi sanitaria avrebbe creato nuove opportunità o avrebbe comunque incrementato l’introduzione di innovazioni organizzative, soprattutto nel caso delle cooperative sociali e di quelle di lavoro. Sei cooperative su dieci hanno dichiarato di aver introdotto nel corso del 2020 o nei primi mesi del 2021 una o più innovazioni. Guardando ai settori, se le cooperative agricole hanno riservato una grande attenzione alla tematica ambientale (per esempio con l’introduzione di processi produttivi a basso impatto, l’utilizzo di energie rinnovabili e di pratiche di economia circolare, l’introduzione progressiva del biologico), le cooperative di consumo e le Casse Rurali sono state punti di riferimento per le comunità e le imprese locali. Per quanto riguarda le cooperative sociali e di lavoro gli investimenti sembrano essersi focalizzati sulla digitalizzazione e sulla formazione dei lavoratori. I dati evidenziano inoltre che le cooperative trentine hanno puntato più a un consolidamento della propria posizione di mercato, che a spingersi e avventurarsi in nuovi settori di business e che le innovazioni introdotte rientrano in un preciso piano di crescita e sviluppo, dato che la maggior parte delle cooperative è intenzionata a mantenere le innovazioni introdotte nel medio-lungo periodo.
I FOCUS SETTORIALI
LE SFIDE Il Rapporto “La cooperazione in Trentino”, partendo dall’analisi scientifica dei dati, propone anche delle sfide per stimolare il settore cooperativo nella sua parabola di sviluppo. In breve, secondo i ricercatori Euricse, la cooperazione locale ha ancora ampio spazio per innovare e affrontare vecchi e nuovi problemi. Se c’è un tema che i numeri di questo rapporto non possono fare emergere, perché non riguarda l’andamento economico o la reazione all’emergenza Covid-19, è proprio la capacità di gestire attivamente il cambiamento, senza aspettare che questo si imponga con soluzioni già definite e magari modellate su altre forme organizzative e imprenditoriali. Il rapporto mette in luce un sistema cooperativo in buona salute – ovviamente, in relazione al periodo difficile come quello dato dalla pandemia – e, come si usa dire, resiliente. La base strutturale di partenza e il comportamento durante la crisi giustificano una visione positiva del futuro, purché maturi la consapevolezza di essere entrati in un nuovo scenario. Serve però la capacità di sintonizzarsi su questa nuova fase e trasformare la resilienza in slancio in avanti.
Recentemente la Commissione Europea ha approvato il Piano di Azione per l’economia sociale, che riconosce il potenziale di un modello di sviluppo economico secondo principi di sostenibilità ambientale e sociale. Questo modello non potrà che contare su una maggior presenza di cooperative a tutti i livelli. Anche per questo motivo, il rapporto di ricerca di Euricse su una realtà relativamente piccola come il Trentino non può che offrire spunti interessanti per individuare la strada da seguire.