Skin ADV

No tociar sto ciantìn…

dom 01 mag 2022 16:05 • By: Laura Abram

Quanti di noi conoscono l’origine di questo verbo?

Proseguiamo gli approfondimenti dialettali di quest’anno seguendo la storia e il significato di alcuni verbi particolari presenti nei nostri dialetti. Dopo sgolàr e érzer, ci occupiamo oggi di un altro verbo tanto affascinante quanto simpatico: s-ciantinar. Si sente e si usa spesso nei discorsi della vita quotidiana per parlare di oggetti o persone che “perdono colpi”, per farne un esempio: “Me par che sta radio la scomenza a s-ciantinar; forse l’è meio vardar de comprarnin n’autra”.

Quanti di noi però conoscono l’origine di questo verbo? Una cosa interessante da notare è che esiste anche in italiano il verbo “scantinare”, per quanto desueto, e non è affatto un’italianizzazione del dialetto. Entrambi scantinare e s-ciantinar derivano dalla parola “cantino”, in noneso ciantìn, ossia la prima corda del violino, quella dal suono più acuto.

Autoroen Aprile

Esiste, inoltre, anche il modo di dire “Tociar sto/chel ciantìn”, con il significato di “toccare un tasto dolente, un argomento che l’interlocutore preferirebbe evitare”.

Sfogliando sia il dizionario dialettale del Quaresima che il Treccani, si scopre che questi verbi sono nati dall’unione di un prefisso s-, con significato di “allontanamento, uscita, separazione”, con il sostantivo “cantino”, e indicano, quindi, in prima battuta il concetto di “uscir di tono, stonare”. Come significato figurato successivo, prendono poi quello di “uscir di strada, deviare dalla norma o da un comportamento corretto, dire o fare qualcosa di inopportuno o di sconveniente”. Quando un oggetto funziona male o quando una persona dice o fa cose strane o non consone, si dice quindi in dialetto che el/la s-ciantina.

Anche in dialetto veneto si ritrova questo verbo, ma con una sfumatura di significato un po’diversa: “traballare, muoversi, barcollare, non essere saldo”. Nel nostro dialetto per quest’accezione di significato noi abbiamo un altro verbo altrettanto simpatico: sbazilar o bazilar, che prende anche il senso figurato di “tentennare, esitare”. Deriva direttamente dal latino “vacillare”, che significava, appunto, sia “barcollare, traballare” che “tentennare, mancare di fermezza o costanza”.

Concludiamo il nostro discorso con un ulteriore significato del verbo s-ciantinar, che, in dialetto noneso, sempre legato al concetto del cantino del violino, può significare anche “tintinnare”, detto specialmente di monete. Qualcuno l’ha mai usato in questo senso? Io no, ma imparo sempre qualche curiosità in più!



Riproduzione riservata ©

indietro