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Il nuovo ruolo della Cooperazione nella ricostruzione del Paese dopo la pandemia

ven 03 giu 2022 08:06 • Dalla redazione

Se ne è parlato al Festival dell’Economia di Trento

TRENTO. I Padri costituenti della Repubblica Italiana, nel 1947 hanno trovato nella Cooperazione uno strumento prezioso per ricostruire il Paese dalle macerie della guerra, tanto da riconoscerne la funzione sociale nell’articolo 45. Oggi che l’Italia festeggia la Festa della Repubblica, la Cooperazione torna protagonista di una nuova ricostruzione del Paese, travolto dalle macerie materiali ed immateriali provocate dalla pandemia, dalla vicina guerra e dalle crisi energetica ed ambientale.

Di questo si è parlato in uno dei primi appuntamenti del Festival, intitolato “Articolo 45, Costituzione e cooperative un legame indissolubile” moderato dal giornalista del Corriere della Sera Dario di Vico nella nuova sala inCooperazione di via Segantini. Curiosità: al convegno è stata esposta una copia originale, appartenuta ad Alcide Degasperi, della Costituzione della Repubblica del 1947, rigorosamente aperta sull’art.45.

“La Costituzione chiamava i cooperatori all’impegno di ricostruire il Paese dalle macerie della guerra – ha detto Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative – e le cooperative lo hanno fatto nell’agricoltura, nel lavoro, nella casa, costruendo un sistema che ha retto e ha dato prospettiva economica e sociale. E che è stato in grado di innovare, come con la nascita delle cooperative sociali, facendo evolvere il volontariato verso l’impresa e garantendo così maggiore rispetto per il lavoro, per la persona e per la fiscalità. Oggi il Paese è attraversato da fratture sociali che si sono largamente ampliate, dove rischia di saltare la coesione che è il valore fondamentale. Ma quando aumentano i bisogni la Cooperazione c’è, perché i bisogni stessi sono il nostro pane e humus”.

Ma come ricostruire? Secondo Gardini la ripresa non potrà che passare da un rilancio dei corpi intermedi e dalla necessità di convergenza degli obiettivi.

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“Le visioni possono essere diverse – ha aggiunto – ma serve un punto di convergenza sugli obiettivi, altrimenti il mercato li gestirà in autonomia provocando fratture ancora più ampie ed ulteriore insicurezza”. Fondamentale anche l’opportunità che deriva dal Pnrr, che Gardini ha definito una straordinaria ed irripetibile occasione per accedere a risorse che consentono di avere una visione diversa del Paese. “Allo Stato – ha detto il presidente di Confcooperative – spetta la parte più significativa di questo percorso, ma da solo non ce la può fare. Noi ci sentiamo ingaggiati non come gestori di servizi, ma come co-progettatori, perché se gli obiettivi convergono si può dare vita ad una nuova visione di Paese. E in un Paese migliore stiamo tutti meglio”.

“La Cooperazione – ha detto Daria de Pretis, vicepresidente della Corte Costituzionale – risponde ai bisogni seconde modalità proprie che convivono con altre modalità e altri modi di produzione. Nella convivenza virtuosa tra queste anime diverse sta il futuro. La biodiversità che è entrata anche nella nostra Costituzione, con la recente riforma dell’articolo 9, si dimostra formidabile nella risposta alle crisi. Anche il diritto europeo che era orientato su concorrenza e libero mercato si è declinato rapidamente sull’economia sociale, che è così diventata un patrimonio comune anche europeo”.

“Costituzione e Cooperazione hanno un rapporto indissolubile – ha aggiunto de Pretis – perché la Cooperazione si collega a tanti altri articoli, quello sulla dignità della persona umana e sui diritti fondamentali, sulla proprietà e sull’impresa. La Costituzione è un impasto di valori e la Cooperazione ne è crocevia: rappresenta l’incrocio tra momento solidaristico e imprenditoriale. Ma il favore per la Cooperazione si deve combinare con opportuni controlli che essa stessa deve portare avanti”.

“Saranno ancora tempi duri – ha confermato Franco Ianeselli, sindaco di Trento –. Quello che le cooperative hanno fatto in questi anni dovrà essere replicato: la capacità di tenuta della comunità che questo sistema esprime e di porre rimedio alle diseguaglianze anche in settori nuovi, attraverso l’innovazione, saranno preziose per affrontare il futuro”.

“Il legislatore nazionale – ha detto Roberto Simoni, presidente della Federazione Trentina della Cooperazione – ha avuto un atteggiamento lungimirante e attento alla cooperazione. In nessun’altra costituzione europea troviamo una definizione così chiara e marcata a tutela della Cooperazione, che ne ha favorito uno sviluppo importante in tutte le regioni italiane e anche qui in Trentino, dove è presente un distretto cooperativo rilevante e rappresentato unitariamente. Questa logica prospettica ci impone oggi nuove sfide e nuovi traguardi”.

“Chi ha costruito il nostro modello autonomistico – ha aggiunto Mario Tonina, vicepresidente della Provincia autonoma e assessore alla Cooperazione – aveva davanti a sé i disastri dei bombardamenti. Oggi abbiamo davanti agli occhi macerie più immateriali che materiali, con lacerazioni che prendono forme più subdole, ma non meno dolorose: il tema dei prezzi, delle materie prime, dell’energia, dell’acqua, dei rapporti con chi ci sta vicino e persino con le altre nazioni. E oggi ancora di più la cooperazione e la nostra autonomia, possono tornare ad essere protagoniste su temi come la transizione ecologica, la sostenibilità ambientale, la ricerca e l’innovazione al welfare”.



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