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Al passo della montagna

gio 08 dic 2022 14:12 • Dalla redazione

Il nuovo libro di Sat indaga la complessità del territorio montano e la poliedricità di prospettive che la montagna offre

TRENTO. Si intitola “Al passo della montagna. Conoscenza e tutela del territorio nella storia della Società degli Alpinisti Tridentini”, il nuovo libro di SAT edito in occasione dei 150 anni della Società Alpinistica Tridentini. Un libro che è stato raccontato, ma che ha fatto soprattutto da volàno per riflessioni, analisi e visioni sul futuro della montagna, in un incontro che si è tenuto mercoledì pomeriggio allo Spazio Alpino di via Manci a Trento.

Presenti all’appuntamento: Anna Facchini, presidente Sat; Giuseppe Ferrandi, direttore della Fondazione Museo Storico del Trentino; Bruno Zanon, tra i curatori del libro “Al passo della montagna”; Flavio Deflorian, rettore dell’Università di Trento. A partecipare anche alcuni autori del libro: Claudio Ambrosi, Giordana Anesi, Paola Giacomoni, Alessio Bertolli, Francesco Festi, Marco Avanzini, Renato Morelli, Riccardo Decarli, Christian Zendri.

A dare lettura dei brani l’attrice Maura Pettorruso a cui sono poi seguite le considerazioni di: Fabrizio Giurgevich, responsabile digital sales & marketing di Dolomiti Energia; Mauro Paissan, presidente Confesercenti del Trentino; Lorenzo Delladio, imprenditore e amministratore delegato La Sportiva; Fabrizio Lorenz, presidente di Itas Vita. I relatori hanno quindi tracciato delle possibili vie di “conoscenza e tutela del territorio” attraverso diversi ambiti: sociale, economico, ambientale guardando a oggi e a domani, partendo dal ricco contenuto nozionistico e storico del libro.

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Curato da Claudio Ambrosi, Rodolfo Taiani e Bruno Zanon, con la collaborazione della Fondazione Museo storico del Trentino, il volume raccoglie riflessioni e contenuti di ben 27 autori tra collaboratori, storici, studiosi. I contenuti spaziano dalla botanica alla geologia, dalla riflessione filosofica alla pianificazione territoriale, dall’etno-antropologia alla storia economica, alla difesa del suolo e ad altri approcci ancora.

“L’insieme dei tratti che caratterizza ogni singolo contributo – spiegano i curatori – ha permesso di comporre un quadro certamente non esaustivo, ma capace di restituire un intreccio descrittivo che consente di afferrare la complessità del territorio montano e la poliedricità di prospettive che la montagna offre a chi provi a osservarla da vicino”. Il volume offre pertanto una varietà di voci che riflettono la vividezza e la problematicità tipiche della storia della ‹sensibilità ambientale› e la cui percezione ed evoluzione scorrono parallelamente alle vicende della Sat, raccolte in quattro sezioni tematiche: “Ambiente, paesaggio, società: uno sguardo di lunga durata”, in cui si propongono gli elementi utili per collocare l’ambiente alpino, e gli immaginari collegati, a un percorso di senso legato al vastissimo concetto di ‹natura›; “Esplorazione scientifica e descrizione dell’ambiente montano”, con la quale si vuole dare conto di una ricerca di senso che abbraccia le molte discipline scientifiche utili ad analizzare sia i fenomeni naturali sia quelli socioculturali; “Gli agenti di trasformazione”, dove si passa alla contemporaneità con l’antropizzazione e lo sfruttamento economico che hanno generato disequilibri e conflitti; “Ambiente, paesaggio, società: nuove consapevolezze per buone pratiche”, intende dare conto della reazione ai cambiamenti. È questa una fase che segna il passaggio dalla storia alla cronaca, che vede nascere e crescere una sempre più diffusa coscienza ambientale.

Così Anna Facchini, presidente Sat: “È un recupero di memoria, è attenzione alla cultura, un altro tassello che si aggiunge alla storia di Sat. A cosa si guardava 150 anni fa e le scelte fatte avranno portato i risultati in linea con la visione dei fondatori? E quello che mettiamo in atto oggi, come verrà letto domani? Guardare alla SAT in una prospettiva di futuro significa provare a considerare anche storicamente il rapido cambiamento che stiamo vivendo: cosa lasceremo in eredità? Quale sarà l’associazionismo del futuro? Ci sarà ancora la voglia e la motivazione per condividere esperienze, luoghi, interessi? Sono domande di un presente in divenire. La Sat in questo può dare speranza di tenere viva e accesa la luce dell’intelletto. Abbiamo una responsabilità nel prenderci cura delle fragilità che ci circondano e dobbiamo assolvere all’impegno”.

 

 



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