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A proposito di uomini e animali…

dom 04 ott 2020 09:10 • By: Renato Pellegrini

La riflessione domenicale

«L’uomo non fa l’interesse di nessun essere vivente tranne che di se stesso», così scriveva George Orwell nel bel libro: La fattoria degli animali. Così pare oggi che molti credano.

Le vicende degli orsi nel Trentino ne sono una dimostrazione lampante. C’è infatti chi difende a spada tratta questi plantigradi e accusa chi interviene, magari per difendere greggi e quindi allevatori contro le loro razzie o perché ritenuti pericolosi per l’uomo. Si sostiene, e penso a ragione, che mai un orso, se non disturbato, attacca una persona. E tuttavia qualche fotografia di ferito da zanne d’orso è stato possibile vederla.

E dunque? Non voglio prender parte a una disputa che a me sembra non giungere a nessuna conclusione condivisa. Mi chiedo invece se ha un qualche fondamento la frase qualche volta sentita, secondo cui «gli animali sono gli uomini migliori e gli uomini sono gli animali peggiori».

Mi pare possibile affermare che gli animali sono senza malizia e non serbano nell’intimo niente di malvagio. Ciò non significa tuttavia che nel mondo animale non possa succedere niente di brutale e di crudele; al contrario, in natura ci sono molteplici forme di sofferenza animale che non sono da attribuire alla responsabilità umana, ma che sono causate dagli stessi animali.

Pensiamo soltanto ai seguenti esempi: una gazzella che è cacciata da un branco di iene ed è sbranata viva; un piccolo d’aquila che viene buttato giù dal nido dai suoi fratelli e si sfracella sulle rocce; le numerose forme di uccisione della prole e di cannibalismo che esistono nel mondo animale, come maschi di leone che uccidono gli esemplari giovani del branco se questi contendono la loro supremazia o altri animali che uccidono la prole se il cibo diventa scarso…

Noi non riteniamo gli animali responsabili di questi atti crudeli.

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Essi non fanno altro che seguire il loro istinto. E per questo sono senza malizia e senza colpa. A differenza di noi esseri umani: quanto spesso noi infliggiamo ad altre persone e ad animali sofferenze terribili e dolori indicibili; li sfruttiamo e li uccidiamo senza alcuna necessità e spesso senza saperci controllare in nessun modo.

Noi per di più sappiamo bene quello che facciamo. Noi non siamo né senza malizia né senza colpa. Nel Faust di Goethe Mefistofele dice a Dio a proposito dell’uomo: «Vivrebbe un poco meglio/ tu non gli avessi dato qualche lume del cielo/ Lo nomina ragione e lo usa soltanto/ per vivere più bestia di ogni bestia».

Il comportamento dell’essere umano non può essere spiegato soltanto a partire dall’istinto o da modalità comportamentali innate ed essere così discolpato. In fondo è solo con gli uomini che «la crudeltà naturale presente nel mondo animale è diventata veramente crudele: sfruttare o annientare uomini e animali per motivi puramente economici, uccidere o ferire altri… a motivo della propria incapacità di vivere con se stessi» (Christian Grosslecher, medico veterinario).

Bisogna tuttavia stare attenti a non eccedere nel disprezzare l’uomo, svilendone completamente la dignità. Come in quella vignetta in cui si osservano due pianeti che si incontrano nell’universo. Uno dice all’altro: «Che brutta cera che hai!» E quello risponde: «È vero, non sto molto bene, ho il virus dell’homo sapiens». Ribatte il primo: «È un brutto virus, ma passa».

Questo modo di ragionare piuttosto radicale e fanatico talvolta può essere presente anche in alcuni difensori degli animali e del loro modo di vivere. L’errore di questo modo di pensare sta nel considerare l’essere umano un virus che deve essere sconfitto. Può essere comprensibile la reazione di coloro che, per amore verso gli animali, prima o poi arrivano a disprezzare persino l’essere umano. E non solo per le sofferenze che direttamente vengono loro inflitte, ma anche per l’indifferenza con cui moltissimi accettano e approvano sconsideratamente il tormento a cui vengono sottoposti molti animali, come ad esempio quando accettiamo e consumiamo prodotti animali che vengono allevati o macellati in condizioni eticamente inaccettabili.

In conclusione io non credo che l’uomo sia il peggiore degli animali e gli animali siano gli uomini migliori. Credo che un autentico rispetto nei confronti degli uomini è autentico soltanto se comprende anche il rispetto per gli animali. Chi è sensibile alla sofferenza degli animali, non chiude gli occhi nemmeno di fronte al dolore umano.

Papa Francesco scrive: «Non può essere autentico un sentimento di intima unione con gli altri esseri della natura, se nello stesso tempo nel cuore non c’è tenerezza, compassione e preoccupazione per gli esseri umani. È evidente l’incoerenza di chi lotta contro il traffico di animali a rischio di estinzione, ma rimane del tutto indifferente davanti alla tratta di persone, si disinteressa dei poveri, o è determinato a distruggere un altro essere umano che non gli è gradito. Ciò mette a rischio il senso della lotta per l’ambiente». (Laudato si’, 91) Lasciamo che l’animale sia animale e si comporti da animale e l’uomo sia uomo e si comporti da uomo.




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