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Il Papa in Mongolia

dom 03 set 2023 11:09 • Dalla redazione

Il significato di un viaggio nelle periferie del mondo

Qualche giorno fa ero a pranzare su una delle malghe del nostro territorio invitato dall"amico che la gestisce. Là , prima di sedermi a tavola, ho avuto modo di chiacchierare con alcune persone. Ad un certo punto mi è stato chiesto: «Ma il papa che ci va a fare in Mongolia?» Di botto ho risposto che per Francesco è normale visitare "le periferie", le terre dove vivono persone delle quali non si tiene conto, perché vivono ai margini del mondo.

È il primo papa che si reca là , nel cuore dell"Asia, dove i cristiani sono pochi, ma vivaci. Forse due mila persone, forse meno su un totale di tre milioni di abitanti. La maggioranza è buddista. Diverse volte il papa aveva manifestato il desiderio di visitare quella terra, invitato dal cardinale quarantottenne Giorgio Marengo, missionario della Consolata e prefetto della capitale della Mongolia Ulan Bator. Il cardinale aveva anche spiegato il perché di questa visita del Santo Padre: anzitutto la sua attenzione particolare a quest"area del mondo e il fatto che crede fermamente che la gente di questa area del mondo sia davvero capace di convivere pacificamente, di trovare soluzioni non violente anche ai conflitti. «Dunque certamente questo è il motivo di un viaggio che mette al centro uno dei temi ricorrenti del magistero di papa Francesco: che le religioni possono e devono aiutare l"umanità alla convivenza, alla pace e alla cura per il creato e sarà al centro dell"incontro ecumenico e interreligioso del 3 settembre nella capitale in mezzo alle steppe» (Stefania Falasca in Avvenire 01 settembre 2023).

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Non c"è dubbio che non dimenticare le periferie sia importante, perché in fondo è percorrere la via di Gesù. Dove c"è una comunità anche piccolissima, dove poche donne e pochi uomini, là c"è Gesù. Abbiano fatto fatica a impararlo e ne facciamo ancora. Papa Francesco ce lo ricorda sempre, nelle sue parole, nei suoi scritti e nei suoi viaggi. Anche questa volta va incontrare una chiesa nascente, nata da poco nell"Asia orientale. E non ci saranno grandi segni. Solo la parola evangelica «dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro». Basta una donna, basta un uomo -e non importa se povero o ricco, se laureato o analfabeta- basta una donna, basta un uomo e Dio fa la sua comparsa nel mondo. E poi Francesco dice a tutti che le religioni, se lo vogliono, possono aiutare l"umanità alla convivenza, alla pace, alla cura del creato. Ci tiene tanto il papa alla nostra casa comune! E il 4 ottobre pubblicherà una esortazione apostolica, che sarà la continuazione o un approfondimento dell"enciclica Laudato si". Non dimentica il Papa la Russia e la Cina. Il suo desiderio è recarsi anche là . Ma, a me pare, la strada è tutta in salita. Quando l'aereo papale ha sorvolato la Cina, Bergoglio ha mandato un telegramma al presidente Xi Jinping: «Invio auguri di buoni auspici a Sua Eccellenza e al popolo cinese. Assicurandovi la mia preghiera per il benessere della Nazione, invoco su tutti voi le benedizioni divine dell'unità e della pace». E benevolmente ha risposto Pechino: «La Cina è pronta a continuare a lavorare con il Vaticano per impegnarsi in un dialogo costruttivo, migliorare la comprensione, rafforzare la fiducia reciproca». Ma tutto finisce qui. È fondamentale saper attendere.

La Mongolia è un piccolo gregge senza diocesi, credenti che sanno guardare avanti con la certezza che anche da lì passerà un messaggio importante per l"umanità , il messaggio di un Dio che ama il creato e non lo abbandona, nonostante la loro terra sia diventata in gran parte deserta e molti laghi si siano prosciugati, perché il cambiamento climatico non fa sconti e da qualche parte morde maggiormente. Dalla Mongolia viene un messaggio anche a noi: non ci sono periferie che possono essere scordate, perché il mondo è ormai una famiglia e ciò che avviene lontano da noi non avviene per caso, ma per le scelte di tutti. Mentre termino queste brevi riflessioni ascolto la seconda sinfonia di Borodin, ricordando che anche Francesco ascoltava questa musica. Borodin è stato da taluni definito il più originale fra i compositori russi del suo periodo. Era uno scienziato e scriveva musica quasi per passatempo. Con poche note sapeva esprimere emozioni. Ascoltarlo è assaporare la grandezza dei paesaggi della Russia e dell"Asia in genere dove un mondo nuovo probabilmente sta facendosi avanti.

 



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