Skin ADV

«Un Natale con le piste chiuse? Un colpo di grazia all’intera economia della montagna»

mar 24 nov 2020 09:11 • Dalla redazione

La preoccupazione di Anef e Federturismo per le prospettive sul settore ventilate dal Governo

«Siamo fortemente preoccupati per la linea rigorista adottata in queste ore dal Governo». Lo dichiarano in una nota congiunta la presidente di Federturismo Confindustria Marina Lalli e la presidente di Anef - Associazione nazionale esercenti impianti a fune Valeria Ghezzi in difesa di un comparto economico che potrebbe vedersi chiudere gli impianti da sci proprio alla vigilia dell’inaugurazione della stagione invernale e «nonostante i rigidi protocolli di sicurezza adottati dagli tutti gli operatori».  

Un comparto che, ricordano, in Italia è formato da oltre 400 aziende funiviarie che danno lavoro a oltre 120mila persone (la maggior parte delle quali con contratti stagionali) e che conta oltre 1.500 impianti di risalita serviti da circa 3.200 km di piste, delle quali il 72% dotate di innevamento programmato che richiede una spesa di oltre 100 milioni di euro. Senza contare, si evidenzia ancora nella nota, che le società impianti hanno sostenuto già il 70% dei propri costi per aprire in sicurezza (di trasporto e gestione e non solo sicurezza Covid). La chiusura, sottolineano ancora, sarebbe drammatica per gli impianti e per tutte le attività e strutture connesse come hotel, rifugi, ristoranti, attività commerciali, maestri di sci, noleggi.

Elektrodemo

«Il fatturato del turismo invernale - dichiara Lalli - sfiora i dieci miliardi di euro, di cui un terzo delle entrate si realizza proprio nel periodo compreso tra l’Immacolata e l’Epifania. La filiera che vive dell’industria della neve è lunghissima e comprende hotel, ristoranti, trasporti, scuole di sci che con la chiusura delle piste proprio nel momento di loro massima attività rischiano di vedere bruciati fino a tre miliardi di euro. Comprendiamo la necessità di voler evitare di ripetere gli errori commessi l’estate scorsa, ma con il fermo degli impianti di risalita, purtroppo anche prevedendo un’apertura delle piste a metà gennaio, ormai l’intera stagione sarà inevitabilmente compromessa».

«Gli operatori del settore riconoscono, naturalmente, la gravità dell’emergenza in atto e l’attenzione primaria che deve essere rivolta alla salute degli italiani – aggiunge quindi Valeria Ghezzi – ma quello che chiediamo è di essere ascoltati come categoria e di essere trattati come gli altri settori e cioè in base all’andamento del contagio. Non chiusi a priori. Un operaio degli impianti ha come obiettivo primario la sicurezza del trasporto, non il divertimento. Non identifichiamo lo sci quale attività sportiva con la movida perché è un gravissimo errore. Lo sci, come ogni altra attività che il Governo intende riaprire si atterrà con scrupolo ai protocolli e alle regole di sicurezza. Come avvenuto Oltralpe, chiediamo al Governo di confrontarsi con noi per capire la vera natura della nostra attività. Le recenti dichiarazioni del Governo arrivate a noi solo via stampa rischiano di far crollare l’intero comparto. Abbiamo pronte – conclude Ghezzi - tutte le procedure per evitare le code alle casse per l’acquisto degli skipass, agevoleremo il più possibile l’acquisto dei biglietti e degli abbonamenti online. Faremo poi girare gli impianti alla massima velocità prevista, per far salire le persone più rapidamente e limitare ancora di più le code all’ingresso».

 



Riproduzione riservata ©

indietro