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Quando l"amore è una prigione di violenza

sab 08 giu 2024 17:06 • By: Elena Gabardi

Ma da essa si può uscire, denunciando

«L"amore non dovrebbe mai nascere dalla paura o dalla sottomissione». Esordisce con parole nette la giovane donna che abbiamo incontrato. La sua è una storia nata e cresciuta vicino a noi, in una normale casa delle valli del Noce. Una storia rappresentativa delle 650 denunce per violenza di genere, che nel solo 2022 sono state registrate in Trentino, quasi 2 al giorno. Un fenomeno trasversale e strutturale della nostra società , che interessa ogni ceto e gruppo linguistico, ad opera di uomini che provengono nella quasi totalità dei casi dal contesto familiare, relazionale o lavorativo della vittima.

 

Tu ne sei uscita, ma come si finisce nella spirale della violenza?

In un bar, uno sguardo e una frase simpatica possono sembrare l"inizio di una storia d"amore, ma la realtà spesso racconta un"altra storia. La violenza non inizia con il primo schiaffo, inizia molto prima, con parole e comportamenti che minano l"autostima e la libertà .

 

È la violenza psicologica, che arriva prima della violenza fisica?

Ho vissuto anni di inferno, ci sono stati episodi di violenza, sono finita anche in ospedale con ossa rotte, ma se un livido scompare o un osso si aggiusta, le parole di tutti i giorni mi avevano cambiata nel profondo. Quella manipolazione che mi faceva credere di essere sbagliata, non meritevole di amore, una nullità come moglie, come madre, come lavoratrice.

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Ma soprattutto mi sentivo la colpa delle sue violenze: il problema ero solo ed esclusivamente io.

 

Un velenoso stillicidio, che nel tempo ha eroso, goccia dopo goccia, la fiducia, la serenità , la gioia di una ragazza allegra e piena di vita.  

Il rispetto e la fiducia erano stati sostituiti, ormai da anni, con il controllo e le minacce. Non riuscivo a lasciarlo per paura, paura che potesse fare qualcosa di ancora peggiore a me e a mio figlio. Un giorno ho visto la morte in faccia e ho avuto il coraggio di scappare e non tornare più. Ricordo la paura di raccontare tutto a mamma e papà , la manipolazione che avevo subito da quell"uomo mi faceva pensare che i miei genitori non avrebbero visto di buon occhio la separazione. Ma come ero arrivata a pensare una cosa del genere! Ma la violenza perpetrata per anni fa credere anche questo. Ora so che nessun genitore avrebbe accettato una situazione simile ed ovviamente mi hanno accolto a braccia aperte, vietato di tornare da lui e accompagnata verso un percorso psicologico e nei centri specializzati sulla violenza.

 

Un percorso di rinascita, in un certo senso, per riappropriarsi della propria vita.

Ricordo il senso di coraggio che infondevano in me questi incontri e un po" alla volta facevano rinascere l"autostima. Un anno dopo c"è stato un altro episodio di violenza, sono seguite la denuncia e l"ammonimento ed in quel momento la paura è scomparsa, dentro di me è nato un senso di forza e di sicurezza. Ora mi sento la colonna della famiglia, il riferimento sicuro per i miei figli. Sono felice, finalmente viva e libera di guardare avanti!

 

C"è un messaggio che vuoi mandare alle ragazze e alle donne?

È fondamentale denunciare, reagire e agire. Non rimanere in silenzio. I sentimenti forti possono farci credere che situazioni anormali siano normali. Ci si sposa pensando al "per sempre" e con il passare del tempo, lasciare qualcuno diventa sempre più difficile. La paura di rompere una famiglia può essere paralizzante. Ma annullarsi, diventare invisibili, non è la via d"uscita. Pensare di farsi piccole e restare in un angolo sperando di non essere viste non è la soluzione, così come attaccarsi a quei pochissimi momenti di affetto che ogni tanto sembrano dare speranza. La salvezza arriva quando decidi di uscire dal buio, di rivedere la luce e di riscoprire chi sei veramente. È fondamentale mettere da subito, in ogni rapporto, dei paletti e stabilire regole invalicabili per proteggere la propria dignità e sicurezza.

 

 



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