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La Chiesa saprà cambiare?

dom 11 ago 2024 14:08 • By: Renato Pellegrini

Dalla cronaca alla storia, agendo secondo coscienza

È una delusione cocente quella che vivo anche in questi momenti. E a farmi star male sono gli scandali che non accennano a diminuire neanche nella chiesa. Ãˆ di questi giorni la notizia dei due frati francescani di Afragola arrestati. La causa è sempre il sesso e il danaro, che sarà anche sterco del diavolo, ma piace troppo anche nella chiesa.

Gesù, che dovrebbe far riflettere tutti i suoi seguaci sul fatto che «La società opulenta non è una cosa teologicamente neutra e moralmente indifferente» sembra non incidere sulla riflessione e sui comportamenti dei suoi seguaci. Proprio un grande francescano, Ortensio da Spinetoli (1925 "“ 2015), esegeta coraggioso e uomo di squisita intelligenza, "perseguitato" e processato dalla congregazione per la dottrina della fede, sottolineò che «Gesù aveva esortato i suoi a farsi portatori di "buone notizie" ai poveri, ai malati nel corpo (gli infermi) e nello spirito (i peccatori), ai disagiati di ogni genere».

Essi «avrebbero dovuto far sapere a tutti gli infelici che la loro triste condizione era destinata a cambiare e non in un giorno che non era conosciuto da nessuno, bensì subito, "oggi" ricorda Luca (Luca 4,18)» (in L"inutile fardello). Gesù sicuramente guardava verso l"alto, verso il Padre, ma soprattutto teneva gli occhi ben fissi verso la terra e gli uomini, auspicando un"era di pace e benessere, «l"arrivo di quell"eden in cui il lupo e l"agnello avrebbero pascolato insieme» (Isaia 11,6). San Francesco, il ricco figlio di Pietro di Bernardone, aveva abbracciato questo ideale, scegliendo la via della povertà per sé e per coloro che avessero deciso di seguirlo. Ben presto, però, s"accorse quanto questo stile di vita oneroso pesasse e mettesse tutti a disagio.

Il Concilio Vaticano II ha di nuovo riscoperto «la Chiesa dei poveri», che non significa dover darsi da fare in opere di beneficenza o assistenziali (sempre auspicabili naturalmente) ma mettersi al loro fianco «sperimentando in concreto il loro disagio per aiutarli a superarlo». Ortensio da Spinetoli conclude con un"amara costatazione: «Certo, il francescanesimo al pari del cristianesimo è diventato una grande istituzione, una potenza, ma non può dirsi che sia sulla linea del suo fondatore, così come il cristianesimo non può ritenersi su quella di Gesù Cristo» (L"inutile fardello, pag.

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63).

Il Concilio ha portato anche altri spunti, ha indicato nuove strade, che pareva possibile percorrere. Basta pensare alla costituzione Dei Verbum, il documento sulla parola di Dio, che ne accettava la demitizzazione. Vale a dire: non ogni parola della Sacra scrittura è "parola di Dio"; nella bibbia c"è la Parola di Dio, ma va cercata. In altri documenti (Lumen gentium e Gaudium et spes) si è provato «a rimettere in discussione la stessa natura e identità della chiesa e il senso della sua vera missione nel mondo».  

Non erano proposte o orientamenti nuovi, perché riemergenti nel corso dei secoli, ma sempre inascoltati. Il Concilio è stato una speranza, un desiderio non ancora realizzato. E dopo dieci anni di papato di Francesco, dopo tanti tentativi, tanta fatica per riformare la curia e la chiesa tutto appare come prima, sempre uguale. A dire il vero il papa venuto dalla fine del mondo ha davvero cercato e cerca di condurre la chiesa a sorgenti limpide, a vivere il Vangelo con gioia e coerenza. Ma non tutti lo ascoltano. C"è ad esempio qualche cardinale che disegna nel suo programma una chiesa di potere più che di servizio. Nemmeno le riforme dal basso paiono facilmente realizzabili. Non portano segni di cambiamento.

Anzi, mi viene abbastanza spesso da pensare che ai pochi laici che ancora si interrogano sul futuro del cristianesimo, interessi la chiesa delle devozioni, di quelle devozioni propagandate dalle apparizioni mariane a cui si è sempre tentati troppo facilmente di credere. Enzo Bianchi, riflettendo sul rinnovamento, anzi sulla conversione della chiesa, scrive: «Quante aspettative suscitate da Papa Francesco! Ha auspicato "una chiesa povera e per i poveri", ma cosa è cambiato? E lo stile di povertà inaugurato da Francesco ha ispirato forse qualche cambiamento nella vita dei vescovi? Come può la chiesa cattolica, che nei secoli si è concepita e rivestita di una struttura giuridica statale fino ad essere fatta coincidere nel suo vertice con uno stato, quello del Vaticano, come può questa chiesa riformarsi se non spogliandosi e rinnegando la sua millenaria struttura?» E ricorda Celestino V, il papa che ha guidato la chiesa dal 29 agosto al 13 dicembre 1294. Poi si è dimesso ed è tornato nel suo eremo. Non è stata forse una scelta evangelica?

Tuttavia non tutto è negativo. In un sondaggio Demos, presentato da Diamanti, vi si può leggere che "Tra coloro che dichiarano una pratica religiosa assidua e regolare l"insegnamento della Chiesa è ritenuto, in prevalenza, utile ma non essenziale perché ciascuno deve agire secondo coscienza".

Questa è sicuramente una novità tra i cattolici, tornata ad essere attuale dopo decenni: il valore della coscienza. È senz"altro giusto ascoltare il magistero della chiesa, ma senza esserne sottomessi.

Ricordo bene che al tempo, ormai lontano, in cui ci si infervorava per il referendum sul divorzio fui rimproverato da un parroco perché sostenevo che anche un cristiano cattolico avrebbe potuto votare in difformità dalle indicazioni dei vescovi, se la sua coscienza glielo suggeriva. A dire il vero già il concilio Lateranense IV (1213) aveva affermato che chi agisce contro la sua coscienza «edifica la gehenna», cioè chi non segue la sua coscienza ma un"altra autorità commette peccato. «Certamente questo richiede una fede pensata, il diventare adulti e responsabili nella comunità cristiana, il ritrovare la passione della fede. Perché comunque ciò che minaccia realmente la Chiesa oggi è la debolezza della fede e la mancanza di una reale fraternità vissuta tra coloro che si dicono discepoli di Gesù» (Enzo Bianchi: La fede e la coscienza, La Repubblica 5 agosto 2024).



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