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Quell’aroma di caffè

sab 11 lug 2020 • By: Elisa Rita Gelsomino

Un gesto semplice, quotidiano che diventa rito

Compleanni, anniversari, feste comandate e ritualità: di celebrazioni si narra da sempre come eventi significativi che costellano l’intera vita. Rito e gestualità inoltre, diventano per una comunità occasioni per stare insieme e condividere valori. Nascono per dare un senso e un significato agli eventi più importanti e sancire riti di passaggio o crescite evolutive.

Il simbolismo legato al rito consente di elaborare o rielaborare le emozioni ad esso correlate e la ristrutturazione del significato che l’evento stesso contiene. Il rituale dona cornice e senso a quello che stiamo vivendo, sia esso un evento positivo o negativo. Stabilire una data per un evento, dare importanza ad una già prescritta, o creare un rito intorno a un gesto, ci consente di dare libero sfogo alle emozioni che stiamo vivendo, una sorta di lasciapassare emotivo, un nulla osta dove, in virtù di quella circostanza, possiamo permetterci di vivere determinate emozioni e attivare ricordi da passare in rassegna nel tempo.

L’essere umano pare istintivamente spinto a fissare dei momenti significativi della vita personale e della collettività. Ci sono diverse motivazioni che ci spingono a dare significato a determinate circostanze, come il bisogno di definirsi attraverso delle appartenenze, siano esse religiose, politiche, di razza o identitarie. Il bisogno di essere riconosciuti in quanto individui, coppia o famiglia. Il desiderio di essere celebrati per i propri successi, le tappe o i traguardi. Il bisogno profondo di festeggiare anniversari e compleanni per fare tesoro di quello che è stato, ripassare con coloro che amiamo o con cui condividiamo un percorso, quello che si è vissuto insieme. Combattere per i diritti di qualcuno o per qualcosa, fissando attraverso giornate dedicate l’importanza di quel diritto anche per chi quelle battaglie non le ha combattute apertamente. Dare significato nuovo ad un gesto noto, per custodire la memoria e il ricordo di un proprio caro. Insomma, l’intera esistenza è costellata da eventi celebrativi, che iniziano con la nascita e terminano nella celebrazione della morte, con i rispettivi culti di appartenenza.

Molte tradizioni le ereditiamo, altre ancora le creiamo da noi, con l’unico vero scopo di bloccare momenti per accrescere il bagaglio dei nostri ricordi, per aiutare a definire noi stessi e gli altri, per creare una storia famigliare e lasciare piccoli segni del nostro passaggio sulla terra. Celebrare è così importante perché stimola un atteggiamento di gratitudine verso sé stessi e verso ciò che l'universo ci dona. Ognuno di noi può costruire un proprio rito, scegliere quello di qualcun altro, individuare una giornata in cui celebrare qualcosa caro a sé. Si può cominciare semplicemente individuando un momento considerato importante. Di solito un gesto è importante se viene associato ad un luogo, o a persone del cuore, a gesti semplici e carichi di significato, in quanto la mente tende a ricordare episodi e situazioni che hanno un'alta carica emotiva. Quando commemoriamo un'occasione speciale, gli stiamo infondendo quella carica energetica che permette di bloccare con un click quell’esperienza nella nostra vita, rendendo così più facile ricordarla in futuro e riviverla nella nostra memoria, richiamando a noi quella stessa sensazione di gioia, appagamento o gratitudine ad esso correlati. Un’abitudine, diventata ormai per me un rituale, profuma di quell’aroma inconfondibile che ha il caffè, quello che viene su dalla moka la mattina presto. In Trentino lo bevo dalla macchinetta a casa, o al bar. Ma non in Sardegna, dove il caffè è rigorosamente collegato ad una caffettiera antica e prende il via nella sua ritualità con mia nonna, nonna Francesca, donna piccola e minuta, occhi dolci e cuore immenso.

Il caffè di nonna Francesca si beve indiscutibilmente seduti e la tazzina ha il suo piattino su cui stare. Un cucchiaino di zucchero si mette a tutti per cortesia, chi più ne vuole se lo aggiunge da sé e chi lo beve amaro si ricorderà di avvertire la volta successiva. Il caffè di nonna Francesca si accompagna sempre ad un biscotto enorme, che fanno solo in Sardegna, viene chiamato proprio «il biscotto del caffè», una sorta di savoiardo gigante. A stento riesci a finirne uno, ma comunque per lei c’è sempre spazio per fartene mangiare un altro, ma se non ti convince, lo taglia a metà e ti chiede di dividerlo con lei, o di portarlo via per il viaggio. Il viaggio e venti metri da casa sua a casa di mia mamma di zia o di zio, perché per tutti il viaggio è breve, visto che abitiamo tutti qui. Intorno al caffè di nonna Francesca si siedono tante persone, specialmente nipoti e figli, e per tutti quel momento è solenne.

Il caffè da nonne è infatti un momento che sa di festa, di compagnia e di chiacchiere tra amici di sempre ma che si vedono poco. D’estate, finisce che l’aroma del caffè si associa a quello della salsedine, del mare che soffia a poco meno di un chilometro e che nonna ha visto poco più di due volte in vita sua. Il caffè estivo di nonna Francesca si beve nel suo cortile, non importa che all’inizio ci sia tu e tuo marito a berlo con lei, quel profumo inebriante di caffeina e amore raggiunge tutto il parentado e dopo un’ora lì fuori seduti sul muretto in pietra sotto l’albero di albicocco ci sono nipoti di sangue e acquisiti, figli, nuore e generi. Mia nonna è mancata poche settimane fa, nell’anno più strano di sempre, in silenzio e sofferente, lasciando un grande vuoto che solo i ricordi e il tempo potranno colmare. Mia nonna per cui regalare zucchero e caffè era la cosa più gradita che potessi fare. La sua magia è sempre stata la gentilezza silenziosa, la discrezione di chi ha paura di disturbare ma che aveva il potere di scaldare il cuore e unire gli animi. La sua forza è ancora qui con noi, che in suo onore quando siamo tutti qui, ci vediamo tra cugini fuori da casa sua a bere il caffè di nonna tutti insieme. La magia di nonna Francesca sta nell’odore e nel sapore del caffè della moka in cui è stato trasportato il significato vero della parola famiglia, l’umiltà di chi ha saputo inconsapevolmente attribuire ad un gesto semplice e giornaliero come quello di fare il caffè un profondo significato. Oggi quel gesto acquista nuovo senso in sua memoria e quell’aroma del caffè e il suo rito che riunisce tutti, attraverso i racconti e i ricordi che sapremo tramandare, rimarrà così speciale anche per chi verrà dopo di noi.


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