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Quanti saremo?

mer 02 set 2020 • By: Nora Lonardi

Il declino demografico e le sue conseguenze

Il-tasso-di-crescita-sociale-nella-valli-trentine

In un precedente intervento su questo periodico accennavo all'importanza del fattore demografico nel quadro delle politiche di sviluppo territoriale. Nello specifico riportavo alcuni dati riguardanti la crescita demografica negli ultimi venticinque anni in Valle di Non e in Valle di Sole, che collocano i due territori al di sotto della crescita media provinciale, soprattutto per quanto riguarda la Comunità della Valle di Sole, dove la popolazione è cresciuta fino al 2014 (15.754 residenti), per poi iniziare a calare dal 2015, attestandosi a 15.487 residenti alla data del 1° gennaio 2020. Si rileva pertanto un progressivo e costante declino demografico. Nella contigua Valle di Non, la popolazione è cresciuta fino al 2015 (39.510) e, dopo alcuni anni di diminuzione (39.290 residenti al 1° gennaio 2019), è risalita al 39.333 alla data del 1° gennaio 2020.*

Il problema del declino demografico si sta delineando in varie aree e in termini complessivi a livello nazionale, mentre la popolazione trentina nel suo insieme è ancora in fase di crescita (542.739 residenti), ma ad un ritmo progressivamente calante.

Ora, come afferma Alessandro Rosina (saggista e docente di demografia e statistica sociale, Università Cattolica di Milano), “la problematica non è tanto essere di più o di meno, quanto gli squilibri strutturali che si generano, in particolare nel rapporto relativo tra popolazione in età attiva (a cui è affidata la crescita economia e la sostenibilità del sistema sociale) e popolazione anziana (che tende più a sorbire che a produrre ricchezza)”. E questo è un primo punto, che implica una serie di considerazioni a partire dalle politiche di conciliazione, età pensionabile ecc., su cui si dovrà necessariamente lavorare nei prossimi anni, anche in ragione di sé, quanto e come Covid 19 andrà a incidere in termini demografici, sociali ed economici.

Sono numerosi gli indici demografici che vanno considerati quando si parla di andamento della popolazione e non possiamo in questa sede soffermarci su tutti. Spesso il primo che viene in mente è l'indice di natalità. Il tasso di natalità sicuramente nel corso degli anni si è andato progressivamente ad abbassare a livello sia nazionale sia nelle singole regioni. Questo è avvenuto anche in Trentino, provincia che tuttavia con 7,8 nati per mille abitanti si colloca sopra la media nazionale e anche del Nord Est (7,0 per mille in entrambi casi). Ebbene nelle nostre valli questo indice, seppure con qualche lieve oscillazione negli anni, si pone in linea con il dato medio (7,6 Val di Non e 7,3 Val di Sole, superiori quindi alla media nazionale), seppure in leggero calo rispetto all'anno precedente, come del resto è avvenuto a livello complessivo provinciale. Dunque questo indice, da solo, non è sufficiente a spiegare il calo demografico in alcuni territori piuttosto che in altri.

Ce lo spiega forse meglio un altro indice: il tasso di crescita sociale, vale a dire il rapporto fra saldo migratorio (differenza fra nuovi residenti iscritti e residenti cancellati per trasferimento) e la popolazione media dell'anno, per mille abitanti. Con riferimento a questo indice, la Valle di Sole al 1° gennaio 2020 si colloca ai livelli più bassi (1,0) a fronte del dato medio provinciale pari a 6,0, in compagnia di altri territori, il cui valore è comunque più oscillante negli anni. Meglio fanno la Valle di Non (5,5), con un balzo rispetto all'anno precedente, ma anche gli Altipiani Cimbri (8,7) la Paganella (5,4) Valle di Fiemme (4,4), per non parlare di Alto Garda e Ledro (11,0), tutte località turistiche, ad eccezione del Comun General de Fascia, che rispetto all'anno precedente (3,2) riporta al 2020 un regresso (0,7).

Ciò detto va tenuto conto che le dinamiche territoriali sono soggette a fluttuazioni anche legate a fattori transitori e contingenti, per cui i dati statistici, pure essi fluttuanti, vanno letti in un'analisi di insieme che non può esaurirsi in una breve sintesi, e considerando anche le diversificazioni dentro le singole Comunità.

Tuttavia il saldo migratorio, o meglio ancora l'indice di crescita sociale che rapporta tale saldo alla popolazione effettiva, è un fattore cruciale in quanto più è positivo, più va a mitigare un saldo naturale negativo (più deceduti che nati), e a incidere quindi sulla popolazione complessiva.

Un indice di crescita sociale negativo o molto contenuto indica bassa attrattività del territorio. L'attrattività è la capacità di attirare non solo turismo, che, per quanto importante, per propria natura non è stanziale, bensì anche residenzialità, attività economiche, capitale (economico e umano), impresa.

Sociologi, statistici, economisti sanno bene, con buona pace di chi si oppone ai processi immigratori a prescindere, che senza questa importante componente strutturale, la situazione demografica (e non solo) attuale sarebbe ben più problematica di quanto effettivamente lo sia: si tratta di bambini e giovani che oggi tengono in piedi molte classi scolastiche e che domani diventeranno adulti (se non se ne andranno), di persone adulte attive nel mondo del lavoro, con conseguente aumento della popolazione, ma anche del PIL, del gettito fiscale e contributivo.

Ma non è sufficiente l'immigrazione dall'estero per fermare il declino demografico e nello specifico la tendenza allo spopolamento di aree come la Valle di Sole, che come abbiamo visto, nonostante la sua ricchezza naturale e anche materiale, rivela una particolare vulnerabilità demografica, tanto più se comparata ad altri territori a principale vocazione turistica.

Un territorio è attrattivo in primo luogo se è tale per chi vi abita, e competitivo tanto da attirare residenzialità attiva in senso ampio. Serve investire in implementazione e diversificazione delle opportunità lavorative, istruzione, cura del territorio e urbanistica, qualità della vita sociale, economica e culturale, capacità inclusiva, formazione di una cultura di impresa nelle nuove generazioni, e altro ancora. Questa difficile e impegnativa sfida richiede non certo facili slogan elettorali, ma prima di tutto un'attenta valutazione e l'accurata analisi di tutte le variabili in gioco, perché in gioco è il futuro delle nostre comunità.


*    Fonte ISPAT, Istituto di Statistica della Provincia di Trento. L'istituto provinciale ha introdotto delle modifiche nel calcolo della popolazione sulla base della nuova metodologia censuaria adottata dall'ISTAT. I dati qui riportati (in parte rielaborati da chi scrive) riferiti al 1°gennaio 2020 sono di recente pubblicazione e ancora provvisori, ma utilizzabili fino alla pubblicazione definitiva prevista per fine 2020.


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