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Il direttore risponde

Le libertà al tempo del Coronavirus

ven 15 mag 2020

Riceviamo e pubblichiamo

Gentile direttore,
da diversi anni leggo ormai abitualmente NOS Magazine e in particolare i suoi editoriali, che spesso mi trovano d’accordo. Vorrei sollevare con lei una questione che mi sta particolarmente a cuore ma che purtroppo ritengo sia stata poco approfondita sia dalla stampa locale che da quella nazionale. Ed è quella legata alla libertà.
Mi spiego meglio. In questo periodo, così monopolizzato dal tema dell’emergenza sanitaria, dal Coronavirus, da una mole di dati impressionante sui numeri dei contagi, dei guariti e, ahimè, dei deceduti, tutti abbiamo dovuto fare i conti con una forte limitazione delle libertà personali: di circolazione, di riunione, di culto, di attività politica, sindacale, culturale, di educazione e d’impresa.Restrizioni, che oggi fortunatamente si stanno pian piano allentando. Benché comprensibili nel pieno dell’emergenza, viene però spontaneo chiedersi quanto queste restrizioni che ci sono state imposte per il bene generale e collettivo siano state commisurate ai fini perseguiti.
Anche la libertà di stampa, è stata, purtroppo, a mio parere, una delle vittime di Covid-19.In un momento in cui la necessità di accedere a informazioni verificate, accurate e indipendenti diventa vitale, da un lato si è registrato invece un proliferare di fakenews sempre più fantasiose e complottiste, e dall’altro, abbiamo assistito inerti alle limitazioni imposte da istituzioni ed enti alla copertura giornalistica, con la diffusione di notizie spesso filtrate da uffici stampa, da conferenze stampa alle quali non possono presiedere i liberi giornalisti e in cui le domande sono poste a chi ha ruoli di governo dai propri addetti alla comunicazione, senza contradditorio e la possibilità di ritornare su una questione o un tema ritenuto importante. E tutto questo avviene in un contesto in cui la verifica sul campo è stato ed è, per ovvie ragioni, difficile.  La stampa - autonoma, indipendente e, perché no?, anche critica con i potenti - è spesso definita “il cane da guardia della democrazia”: la frase sottolinea il forte legame tra democrazia e informazione, affidando alla stampa, quindi, un ruolo importantissimo nel mantenimento di ogni altra libertà.Ecco che le chiedo: non è che, approfittando della situazione di emergenza attuale, si è provato o si sta provando a mettere la museruola al cane da guardia?

Lettera firmata

Carissima lettrice, 
ho letto con molto interesse la sua lettera che denota certamente una particolare sensibilità e attenzione verso ciò che spesso sottovalutiamo: la libertà. In questo particolare periodo, come da lei sottolineato, ce ne siamo resi conto tutti personalmente, costretti agli arresti domiciliari per quasi due mesi, e se nel primo periodo, abbiamo accolto il tutto come una novità e occasione quasi piacevole di riscoperta di antiche abitudini, con il passare del tempo l’insofferenza ha preso il sopravvento. Chiusi nelle nostre dimore pur nella favorevole situazione ambientale delle nostre belle valli, ci siamo sorbiti tonnellate di informazioni sui giornali, sulle televisioni e radio, sul web. Spesso contradditorie, false, rassicuranti o allarmanti, con numeri sparati in aria e provvedimenti severi che limitavano sempre più oltre alla nostra libertà fisica, anche i nostri pensieri.
L’unica ancora di salvezza poteva essere proprio l’egregio lavoro che la stampa fa o che dovrebbe fare garantendo verità e correttezza, pur con la sacrosanta libertà di opinioni e interpretazioni. E qui casca l’asino e vengo alla sua domanda.  Che la stampa sia, come lei cita, il cane da guardia della democrazia, è sacrosanto ma, purtroppo, dopo averci confermato che gatti e cani non veicolano il maledetto virus, hanno chiamato l’accalappiacani; altro che mettere la museruola! In un’orda di presenzialismo dei nostri politici gestiti nell’ombra da reduci del Grande Fratello o da altri addetti esperti di comunicazione, tutto è stato ingabbiato, con domande precostruite e conseguenti risposte, con limiti di presenza, con filtri pesanti.
E questa non è certamente libertà. Va detto però che a fronte di questa inaccettabile “moderna censura” ci hanno pensato i vari talk-show televisivi o le sparate sui socials a prendersi la solita libertà incontrollata e ad accrescere la confusione. Il che, in mancanza di una autorevole informazione pubblica, è fin troppo facile.
È successo da noi e anche in altri paesi, con quotidiane esternazioni, mentre in altri con soli due interventi ufficiali, risposte puntuali alle domande, e il professionale lavoro di giornalisti e addetti all’informazione, si è comunicato in maniera corretta. E i risultati si sono visti.
La stampa, tutta, deve quindi difendere il proprio ruolo, con correttezza e verità per garantire la difesa della libertà. Quella libertà che raccontava il grande Gaber: La libertà non è star sopra un albero, Non è neanche il volo di un moscone, La libertà non è uno spazio libero: Libertà è partecipazione.

Il direttore
Sandro de Manincor



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