Da qualche anno il Liceo Russell, a cura del prof. Michele Retrosi, del prof. Maurizio Quidacciolu e della prof.ssa Francesca Conte dà la possibilità a studentesse e studenti di percorrere una via dei pellegrini: dopo varie esperienze sulla Francigena, quest’anno è toccato alla Via Francescana, percorsa nella prima decade di settembre da 27 studenti e 4 professori: in dieci giorni è stata percorsa la prima metà del cammino, da Roma e Piediluco, che sarà completato all’inizio del prossimo anno scolastico. Una avventura che vi raccontiamo con le parole e le immagini di Margherita.
1 settembre 2024
"Dai, controlliamo l'elenco ancora un'ultima volta, per sicurezza…" È la centesima volta che leggo quella lista e che spunto tutti gli elementi elencati su di essa: zaino ergonomico da 30 litri... c'è, magliette traspiranti tecniche... ci sono, pantaloni bermuda leggeri e se possibile con parte inferiore staccabile... ci sono, borraccia... c'è, scarpe comode... ci sono... C'è tutto. Mi peso. Mi metto lo zaino in spalla, mi peso di nuovo. Poco meno di 7 kg, lo zaino è un po' troppo pesante, ma sono assolutamente sicura di aver messo dentro solo lo stretto necessario, dovrò resistere e portarmi dietro tutto. Anche lo zaino delle mie amiche pesa circa 7 kg. Mi rassicuro un po'. Domani parto per completare 9 tappe della Via di Francesco: il nostro tratto andrà da Roma a Piediluco. È la prima volta che faccio una cosa del genere, sono un po' agitata, ma anche molto emozionata e non vedo l'ora di scoprire posti nuovi e conoscere persone con cui condividere momenti e ricordi indimenticabili. Vado a dormire presto, domani mi devo svegliare alle 4:45 per prendere il tram delle 5:30 che mi farà arrivare a Trento alle 7 in punto, per prendere il treno per Roma alle 7:43. Faccio un po' fatica a dormire, mi rigiro nel letto con la strana sensazione che per i prossimi 9 giorni le mie scarpe, l'acqua e il sapone di Marsiglia saranno i miei più cari averi e i miei più validi alleati.
2 settembre 2024
Suona alle 5:30 e mi sveglio con non poca fatica: zaino in spalla mi dirigo verso la stazione. Una volta giunta a Trento prendo il treno per Roma. Fra chiacchiere, vecchie amicizie e nuove conoscenze il viaggio passa in un battibaleno e ancora prima di accorgermene, siamo a Roma. La nostra camminata parte da Roma Termini, subito dopo pranzo. Il primo giorno visitiamo Roma, passando dal Circo Massimo o come l'ha chiamato il mio professore, la “Formula uno dei Romani”, dal Colosseo, dall'arco di Costantino… le emozioni che si provano davanti a queste opere d'arte sono sempre indescrivibili, non importa quante volte le si abbia viste. Poi lasciamo che il “Giardino degli aranci” sul colle Aventino ci tolga il fiato grazie alla sua fantastica vista che ci permette di ammirare dall’alto il Quirinale, l’altare della Patria, la basilica di San Pietro, una sinagoga e perfino il Pantheon. Sempre sull’Aventino scopriamo una delle meraviglie nascoste di Roma, il Buco della Serratura più famoso, quello del cancello del Priorato dei Cavalieri di Malta. Questa serratura è così speciale perché da essa si può vedere la cupola della Basilica di San Pietro come non la si è mai vista prima: nonostante io abbia fatto molta fatica a fare una fotografia che rendesse anche solo un briciolo di giustizia a cosa avevo davanti agli occhi, andarci ne vale assolutamente la pena. Per le strade suggestive di Roma arriviamo alla nostra prossima tappa, dove aggiungo una nuova spunta alla mia lista delle meraviglie di Roma che ho visitato: dopo aver preso la metro siamo scesi a piazza S.Paolo per vedere San Paolo fuori le mura. Grazie ai miei professori possiamo conoscere le leggende che caratterizzano il luogo: ogni papa è stato raffigurato sulle pareti della basilica, una volta che i cerchi saranno finiti non ci saranno più posti per i nuovi papi, ci sarà la fine del mondo. Sono andata a contare gli oblò e ce ne sono ancora 6... Lunga vita ai papi!
Lo splendore degli edifici romani mi lascia sempre a bocca aperta, nonostante io sia stata tante volte a Roma non mi era capitato spesso di poterli visitare dall’interno e quindi farlo con i miei compagni è stata un’emozione unica. Dopo qualche oretta arriviamo finalmente in ostello, per la notte siamo ospitati dalle suore, le camere sono piccole e molto accoglienti, ci sentiamo tutti fortunatissimi perché abbiamo anche l'aria condizionata. Alla fine della serata ci raggiunge un compagno pellegrino, che per motivi personali non era potuto partire con noi. Finalmente al completo siamo pronti per una nuova giornata.
- Km: 18 circa
- Tempo: soleggiato con leggere e brevi perturbazioni
03 settembre 2024
La sveglia suona sempre prima di quanto mi piacerebbe, dopo una breve colazione partiamo subito: zaino in spalla, prendiamo una metro che ci porta a San Pietro. Grazie alle credenziali del pellegrino riusciamo a saltare la fila e grazie allo zio di due nostri compagni facciamo una visita guidata della basilica con lui e i nostri prof come guide esperte. La magnificenza della basilica è talmente grande che mi lascia senza parole, è tutto così grande che arriva addirittura a sembrare piccolo. Dopo poco inizia addirittura a farmi male il collo, non riesco a smettere di guardare in alto, cerco di assorbire tutto ciò che posso con i miei occhi.
A San Pietro collezioniamo anche il primo timbro del cammino, il nostro pellegrinaggio vero inizia qui. Purtroppo non possiamo fermarci tanto, abbiamo ancora molta strada da fare e tutti insieme ci dirigiamo alla volta di Montesacro. A pranzo andiamo al ristorante, prendo una amatriciana ma assaggio anche la carbonara e la cacio e pepe delle mie amiche, queste paste mangiate a Roma hanno un sapore tutto diverso. Dopo un po’ inizia a piovere, ci mettiamo tutti a riparo sotto i nostri poncho, devo ammettere che facciamo proprio ridere, chissà cosa pensa la gente di noi. Ripreso il cammino nella periferia di Roma mi accorgo subito del grande problema che mi seguirà finché non usciremo dalla città per proseguire il cammino in campagna: tutti pensano che la cosa peggiore sia l'acqua, che non per forza deve essere imbevibile ma sicuramente diversa da quella cui sono abituata, ma la cosa che io trovo davvero insopportabile è l'aria. Abituata all'aria del Trentino mi destabilizza parecchio respirare un’aria di città, caratterizzata dalla puzza di immondizia che proviene dai bidoni posti ai bordi dei marciapiedi o da quelle lasciate in giro per strada. Ad ogni respiro mi sembra di inalare anche polvere e sporco oltre all’aria; adesso più che mai capisco il perché della pubblicità che recita "respira, sei in Trentino". Dopo qualche ora di cammino arriviamo all'oratorio che ci ospiterà per la notte: le docce sono due e le persone sono tante, aspetto il mio turno con fatica, non vedo l'ora di buttarmi sotto la corrente di acqua gelida. Faccio il bucato e poi con lo spago mi creo un appendino usando i mobili della stanza come ausilio. Si mangia tutti insieme dopo che alcuni di noi sono andati a fare la spesa. Fra una partita a ping pong, una a calcetto e una a lupus si fa tardi e si fa ora di andare a dormire. Domani ci aspetta un'altra lunga giornata. Prepariamo i materassi, dovremo dormire per terra coperti solo dal sacco lenzuolo. Mi metto sul mio materasso, circondata da almeno altre 10 persone, nella stanza fa caldissimo e appena appoggio la testa su quello che sono riuscita a mettere insieme come cuscino, capisco che questa probabilmente sarà una notte insonne.
- Tempo: soleggiato con forte pioggia momentanea
- Km: 25
- dislivello positivo: 140 m
04 settembre 2024
La notte è stata
effettivamente insonne, mi sento indolenzita e un po' raffreddata ma comunque
mi sveglio presto, faccio colazione coi miei compagni e mi preparo per
uscire. Dato che questo ostello ci
ospiterà anche per la prossima notte, parto con lo zaino leggero, lascio in
ostello tutto quello che non penso mi servirà. La prossima tappa è Monte
Rotondo che raggiungiamo senza molti sforzi in mattinata, distrutti però dalla
salita finale che ci spezza le gambe. Durante il percorso
incontriamo anche dei simpatici cani che ci corrono incontro e dopo essersi
fatti coccolare adeguatamente ci seguono per un piccolo tratto del percorso. Il paesaggio che possiamo
ammirare durante il nostro cammino ci lascia una sensazione di pace quando
lasciamo la periferia e ci addentriamo nella campagna: mi sembra di essere in
un quadro, circondata dall’erba, dalle balle di fieno e dalle greggi di pecore
che troviamo lungo la strada. Raggiungiamo Vallericca e dopo
qualche altra ora di cammino siamo finalmente a Monte Rotondo.
Distrutti dalla
salita finale, andiamo subito a rifocillarci. A pranzo prendo un trancio di
pizza alla buona e poi un bel gelato insieme alle mie amiche. Torniamo in
ostello presto, prendiamo il treno che ci riporta a Montesacro dato che
purtroppo Monterotondo è sprovvisto di ostelli disponibili per accogliere i
pellegrini. Non molto dopo le tre siamo già in ostello, oggi abbiamo tanto
tempo per farci la doccia, fare il bucato arretrato dal giorno prima e
divertirci. Dopo essere andata a prelevare, vado a fare la spesa con le mie
amiche, poi ci sbizzarriamo col ping pong, le partite a calcetto e dopo cena
anche la disco dance, dato che uno dei ragazzi che amministra la struttura è
riuscito a far funzionare le casse. Balliamo fino alle 22 più o meno e poi ci
ritroviamo per una partita di lupus tutti insieme prima di andare a nanna.
Anche stasera la notte non si prospetta facile, e domani mi aspetta la tappa
più difficile di tutta la camminata... Con fatica riesco a chiudere gli occhi,
almeno per un po'. Questa mattina mi sveglio
davvero presto, per le 6:15 sono già fuori dall'ostello che mi ha ospitato per
le ultime due notti. Per prima cosa arriviamo alla stazione, dove prendiamo un
treno che ci porta fino a Monterotondo nel luogo in cui il cammino era stato
interrotto il giorno precedente. Si prospetta una giornata
molto piovosa quindi parto col poncho a portata di mano. I primi km sono fra le
sterpaglie, devo stare attenta a non farmi graffiare dalle piante. Dopo un po'
di chilometri rimango un po' indietro con il mio gruppo di amici. Fra una
risata e un'altra e un'altra e un'altra ancora passano i primi 12 chilometri e
noi non li sentiamo. Dopo una faticosa salita ci godiamo un pranzo conquistato
con orgoglio, non sapendo che lungo la strada ci aspetta di molto, molto
peggio. Fuori dal supermercato dove compriamo il pranzo troviamo una signora, a
cui facciamo talmente tenerezza che ci invita a casa sua a pranzo, guardandoci
con occhi spaventati dopo che le diciamo che siamo 30 persone. Dopo mangiato ci
dirigiamo al bar più vicino dove bevo un caffè e ho anche modo di comprare un
"caffè sospeso", un caffè che una persona può pagare preventivamente
per poterlo offrire a un pellegrino che passerà lì nei giorni a seguire.
L'iniziativa mi sembra molto carina quindi lo faccio subito senza pensarci due
volte, spero che il pellegrino che riceverà il caffè offerto da me lo troverà
ristoratore come io ho trovato quello che ho bevuto oggi! Poco dopo, scopriamo che il
bar dove ci eravamo fermati possedeva un timbro della francescana, quindi fuori
le credenziali e tutti in fila per aggiungere un timbro nuovo alla nostra
raccolta. Riformato il gruppo,
ripartiamo. Lungo la strada troviamo una
pianta di fichi d’india e incuriositi ne raccogliamo alcuni stando attenti alle
spine: non mi piace per nulla il sapore, ma sono felice di averlo provato anche
se nelle dita mi è comunque rimasta qualche piccolissima spina. La strada è lunga e sembra non
finire mai, si alternano poche pianure a tante tante salite che ci rompono i
polpacci, i piedi, le anche e le spalle. La testa però continua a funzionare,
non con poche difficoltà, ma alla fine riusciamo ad arrivare in cima a 4 km di
salita, nel paese di Fara in Sabina, distrutti ma fieri di noi stessi. Dopo la salita ci fermiamo ad
un bar dove ci scoliamo tutto quello che riusciamo a bere tutto in una volta
sola; riusciamo a bere perfino due estathè alla volta. Ricaricate le pile
ripartiamo subito, stavolta ci aspetta una lunga discesa nel bosco, oggi la
strada sembrava davvero che non finisse mai. Finalmente, sfiniti, arriviamo
al monastero dove passeremo la notte, accolti in maniera gentilissima dalle
suore, che ci ospitano anche per cena. Dopo una piccola riunione per discutere
del percorso di domani ci ritiriamo nelle nostre stanze, stanchi morti e con
ogni centimetro del corpo che fa male. La sensazione di avercela
fatta è indescrivibile e oggi ho imparato la lezione più grande che questa
francescana mi ha insegnato fino ad adesso: non importa quanti siano i
kilometri, non importa quanto ripida la salita, la chiave sta tutta nel
camminare con a fianco persone che fanno sembrare 42 kilometri una
passeggiatina divertente. La camminata di oggi parte
dall'abbazia di Farfa, io sono già stanca a causa della gran fatica del giorno
precedente. Non potendo fare altrimenti,
prendiamo un autobus che ci porta nel luogo dove la nostra tappa deve avere
inizio: l’autista guida ai 100 km/h nelle stradine piene di curve dell’Appennino,
facendoci venire il voltastomaco e mettendoci tutti gli organi interni fuori
posto.
Arrivati, rimaniamo bloccati dalle riprese di un film, dopo finalmente
riusciamo a partire. La squadra vincente non si
cambia, io e i miei amici rimaniamo nuovamente un po’ indietro, fra risate,
alberi che i nostri prodi compagni ci tolgono dalla strada e pause meritate,
sfiniti in mezzo alla strada. La gioia più grande la
proviamo quando scopriamo che nel prossimo ostello ci sarà l’asciugatrice,
anche se dovremo condividere un unico bagno. Per la strada nel bosco
troviamo per terra gli aculei dell'istrice, alcuni di noi li raccolgono da
portare a casa come souvenir. Arrivati all’ostello a Poggio
San Lorenzo ci sistemiamo e mentre aspettiamo i lunghi turni per poter andare a
fare la doccia, andiamo al bar e ci beviamo un meritato caffè e una
granita. Poi ci prepariamo come se ci
aspettasse una serata elegante, fra sessioni di make-up, parrucchiera e sedute
di armocromia molto fai da te. Dopo una buona pizza mangiata
tutti insieme, andiamo finalmente a dormire. La situazione però è critica:
siamo in 30 e ci sono solo 16 posti letto, ci stringiamo in tutti i modi
possibili, mettiamo i materassini per fino in cucina. Alla fine, anche se sembra
impossibile, ci stiamo tutti. Contro ogni previsione,
stanotte riesco ad entrare in un sonno più o meno profondo. La nostra giornata parte da
Poggio San Lorenzo, prima di partire ci impegniamo tutti ad appendere i vestiti
rimasti umidi all’esterno dello zaino, dato che siccome abbiamo usato tutti lo
stesso stendino, non tutto si è asciugato. Prima di partire facciamo
colazione al bar, dove la barista ci chiede di fare una foto ricordo. Dopo la colazione ci mettiamo
subito in cammino. La giornata procede
tranquilla, la tappa non è molto lunga anche se è in parte salita abbastanza
ripida. Ben presto però la
tranquillità della mia giornata viene bruscamente interrotta: tutto d’un tratto
avverto un dolore alla caviglia, che mi fa prendere un bello spavento. Un
calabrone, spuntando dall’erba, decide che io sono la preda perfetta per un
piccolo spuntino e mi punge sulla caviglia, per fortuna in un punto coperto dal
calzino. Il dolore della puntura è
penetrante e acuto e neanche la pomata per le punture degli insetti sembra fare
effetto, non so se a causa del male o se dello spavento, ma mi sento anche un
pochino tremare. Non mi resta altro da fare se
non continuare a camminare ignorando il pungente fastidio, che per fortuna va
via via scemando ad ogni chilometro. Per la prima volta leggo un
nome marchigiano, quello di Ascoli Piceno, su un cartello stradale: l’idea di
passare da una regione all’altra quasi unicamente con l’uso delle mie gambe mi
entusiasma parecchio. Dopo un pranzo ristoratore ci
mettiamo in cammino e verso le 15 arriviamo a Rieti, dove passeremo la
notte. Ci facciamo incantare un
attimo dalla fontana presente nel cortile esterno dell’edificio dove
pernotteremo, al suo interno nuotano dei bellissimi pesci. Dopo la doccia e dopo aver
cenato il nostro professore ci raduna in una sala dove ci fa partecipare ad un
gioco: su un foglietto ognuno di noi deve scrivere una cosa che ama e una cosa
che odia della Francescana, poi gli altri dovranno cercare di indovinare chi ha
scritto cosa. Ci divertiamo e mentre giochiamo si fa tardi, quindi andiamo
tutti a dormire.
La tappa di oggi prevede
l’arrivo a Poggio Bustone, in provincia di Rieti. La strada è quasi tutta
in salita, infatti faccio un po’ fatica ad andare avanti. Ci fermiamo davanti a una
bellissima chiesa per mangiare i panini che avevamo comprato la mattina stessa
al supermercato. Dopo tanti altri chilometri di
salita, arriviamo a quella finale, 4 km abbastanza pendenti per arrivare fino
al paese. Quello che non sappiamo però, è che arrivati in cima alla salita ci
aspetta un paese fatto di gradini, tante scale e tanta altra fatica. Io e le
mie amiche, probabilmente annebbiate dalla salita appena percorsa, abbiamo
anche qualche difficoltà a trovare la locanda nella quale avremmo trascorso la
notte. Dopo averla trovata però, ci
fiondiamo nelle docce che per fortuna erano tante. Nel pomeriggio ci
intratteniamo con delle partite a carte, mentre la sera andiamo a farci un giro
per le strade del paesino e a mangiare una meritatissima pizza. Il paese di
sera è molto carino e per le strade girano un sacco di gatti, molto affettuosi
e bisognosi di coccole. I problemi però iniziano
quando arriva l’ora di andare a dormire: il nostro ostelliere ha un cane, un
grosso dobermann per l’esattezza, e il cortile nel quale di notte è tenuto
libero, si affaccia proprio sulla camera dei ragazzi, la porta del cortile non
può essere chiusa a chiave. A causa di questo grosso cane
i ragazzi non sono proprio tranquilli, ma ciò non ci impedisce di trovarci
tutti insieme prima di andare a dormire per scherzare insieme. Un nostro
compagno, esperto di api, ci delizia con dei fatti interessanti, così tanto da
farci andare tutti a dormire. Appena svegli, ci accorgiamo
che il cane, purtroppo, è stato l’ultimo dei nostri problemi. I ragazzi si
svegliano con una sorpresa non molto gradita. Nella loro camera durante la
notte è entrata tanta acqua da creare una pozza che copre quasi tutto il
pavimento, i loro zaini e ancor peggio le loro scarpe, appoggiati per terra, si
sono inzuppati di acqua. Nonostante ciò, ripartiamo col
poncho addosso, perché come se non fosse già abbastanza, si mette anche a
piovere. È incredibile pensare che gli
altri ragazzi della mia età oggi ricominciano un nuovo anno scolastico, mentre
io sono qui a godermi l’ultima avventura delle mie belle vacanze! La nostra camminata procede,
oggi dobbiamo affrontare una delle salite più ripide mai fatte fino ad ora, per
fortuna non è molto lunga. Alla fine di quella salita
spaventosa però ci aspetta un bel prato, dove dei cavalli pascolano, alcuni di
loro si fanno persino accarezzare. Nei pressi si trova il
faggio di san Francesco, che andiamo tutti a vedere. Finita la grande salita, per
fortuna la strada diventa un alternarsi continuo di pianura e discesa, finché
come un lontano miraggio cominciamo a vedere davanti a noi il lago di
Piediluco, obiettivo della nostra tappa di oggi. Raggiunto il luogo in cui
pernotteremo, ci affrettiamo tutti a metterci il costume prima che inizi a
piovere e andiamo subito a farci un bagno nel lago, anche se l’acqua è fredda e
non è delle migliori. Dopo tanti bagni e del
meritato svago, torniamo al convento e ci prepariamo per la sera. Decidiamo di trattarci
particolarmente bene e di andare a mangiare tutti insieme in un ristorante di
pesce qui vicino. Io prendo il riso allo scoglio e divido con una mia amica una
frittura mista di mare, tutto è veramente ottimo. Dopo poco, io ed un mio amico
ci accorgiamo della scelta particolare di musica fatta dal proprietario del
ristorante: Franchino. Ci mettiamo a cantare le canzoni, cosa che attira
l’attenzione del cuoco che aveva scelto la musica e lo spinge ad uscire dalla
cucina e a venire a parlare con noi. Lui ci spiega che molte volte il DJ
Franchino era venuto a mangiare al suo ristorante e che per questo motivo era
molto affezionato alla sua musica. In pochissimo tempo facciamo
amicizia con il cuoco, che ci racconta di quando era più giovane e ci fa
ballare tutti insieme al ritmo della musica di Franchino. Un’altra cosa che mi ha
insegnato questa Francescana è che la gente gentile e disponibile esiste ed è
facile da trovare se anche io in primis ho un atteggiamento simpatico e gentile
a mia volta: in questo percorso ho creato ricordi importanti e meravigliosi con
persone che non avevo mai visto prima e che probabilmente mai più rivedrò, ho
ricevuto generosità e gentilezza da parte di completi stranieri, questo è il
bello del pellegrinaggio, tutti sono pronti a dare una mano al prossimo. Si fa tardi, prima di far
preoccupare i professori torniamo al convento, dove ci riuniamo tutti nel
soggiorno, determinati a stare svegli fino a tardi, dato che domani è l’ultimo
giorno e ce lo possiamo permettere. Così facciamo: fra massaggi
dolorosi, scherzi, battute e risate si fa quasi l’una. A questo punto però non
ce la facciamo proprio più, quindi andiamo tutti a dormire. 10 settembre 2024 Non voglio che tutto ciò
finisca. Mi sveglio con un misto di
emozioni contrastanti dentro di me, eccitazione per la fine di un cammino che
mi ha fatto faticare ma che voglio portare a termine con orgoglio ma anche
riluttanza e tristezza per la fine di un’esperienza bellissima, vissuta con
delle persone meravigliose dalle quali ormai non mi voglio separare. I miei
compagni di avventura ormai fanno parte della mia quotidianità, come farò a
tornare alla mia vita normale? Cerco di scacciare i pensieri
per godermi questo ultimo giorno al 100%, oggi mi aspettano le cascate delle
Marmore. Il cammino di oggi seppur
breve, offre dei panorami stupendi; sentiero in pianura, soleggiato e
circondato da alberi, camminiamo sulla riva di un corso d’acqua, questo luogo è
davvero molto bello. Dopo circa due ore arriviamo
alle magnifiche cascate delle Marmore, dove ci facciamo fare un sacco di foto
tutti insieme. Qui finisce il nostro fantastico percorso. Le cascate sono maestose e
bellissime, non le avevo mai viste ma ne valgono veramente la pena. Facciamo tutto il giro per i
sentieri, poi ci fermiamo in un'area di negozietti, per comprare un
braccialetto ricordo che non potrà più essere tolto. Però la nostra permanenza non
può essere troppo lunga, dopo qualche ora infatti andiamo a prendere un autobus
che ci porterà in stazione a Terni. Nell’attesa, io ed alcune nostre amiche ne
approfittiamo per cantare ai nostri compagni la “canzone del pellegrino”, una
parodia inventata da noi della canzone “30°” di Anna Pepe che abbiamo
continuato a cantare per tutte le tappe. La nostra versione però era totalmente
incentrata sulla vita che abbiamo vissuto negli ultimi nove giorni, lavoravamo
a questo capolavoro da un paio di tappe, questo era il momento perfetto per
farla sentire a tutti. Da Terni prendiamo un treno,
che ci riporta a Roma Termini, dove ci aspetta il nostro Frecciarossa che ci
riporterà a Trento. Sul treno le ore di viaggio
passano velocissime. Ridiamo, scherziamo, cantiamo e riviviamo i ricordi di
questi ultimi 9 giorni, che già ci mancano anche se non sono propriamente del
tutto finiti. Il momento di salutarci arriva
prima di quanto speravo, ci abbracciamo tutti l’un l’altro, uno per uno,
consapevoli del fatto che quasi tutti noi vedremo di nuovo l’indomani a
scuola. Arrivati alle macchine dei
nostri genitori che ci porteranno a casa possiamo considerare conclusa questa
faticosa, ma veramente bellissima e indimenticabile avventura. L’unica cosa che mi rallegra è
la lunga doccia calda in un bagno tutto mio e il mio comodo letto che mi
aspettano al mio arrivo a casa. E poi vabbè, per fare la
seconda parte del cammino mi basta aspettare solo fino all’estate
prossima!
5 settembre 2024
6 settembre 2024
7 settembre 2024
8 settembre 2024
9 settembre 2024
