CLES. Il Pd clesiano torna con un comunicato sul
dibattito relativo ai punti nascita: “È tornato al centro delle cronache negli
ultimi giorni – si legge - a causa della decisione da parte della Giunta
Provinciale di fare ricorso ad una cooperativa bolognese che al costo di 2.200
euro per 12 ore di servizio garantisce la presenza di medici specializzati per
tenere aperti i punti nascita di Cles e Cavalese. Al netto della complessità
della tematica, sulla quale si è espresso dal punto di vista tecnico con grande
chiarezza l’Ordine dei Medici della Provincia autonoma di Trento, il Circolo
Val di Non del Partito Democratico ritiene importante proporre alcune
riflessioni in merito alle dichiarazioni del sindaco di Cles Ruggero Mucchi.
Egli ritiene che il punto nascita di Cles vada difeso ad ogni costo, senza
badare a spese. La conseguenza, oltre alle spese stesse, del tutto fuori
controllo e che vanno ad impattare negativamente su altri servizi, già in
condizioni precarie, è una minore sicurezza per le donne partorienti. Il numero
minimo di 500 parti all’anno per garantire la piena funzionalità di un punto
nascite non è infatti una barriera psicologica, ma una reale condizione di
piena efficienza ed operatività. Sconcerta però ancor più la scarsa visione di
insieme e futura dimostrata dal sindaco.
Quello che va difeso non è un singolo
servizio, ma l’eccellenza dei servizi erogati dall’ospedale territoriale.
Perché – si legge ancora - non chiedere di potenziare i servizi per i malati
oncologici, problematica rilevantissima in Val di Non? Perché non destinare i
fondi al potenziamento del Servizio di Pronto Soccorso, che durante le stagioni
turistiche è spesso in grave affanno? Perché non implementare i servizi di
geriatria, a fronte di una popolazione sempre più anziana e spesso sola? Se il vero interesse al centro dell’azione della Giunta
del Comune di Cles fossero le neo-madri e le famiglie, si sarebbe negli anni
provveduto ad aumentare i posti negli asili nido, costantemente carenti nelle
strutture di Cles, come più volte richiesto dalla attuale minoranza consiliare.
Partorire a Cles quindi è fondamentale, ma poi i bambini e le bambine vanno
quotidianamente portati in altri comuni per l’erogazione di un servizio di base
come il nido. L’Ospedale di Cles è nato negli anni Cinquanta per
volontà della comunità clesiana e nonesa ed è evoluto in centro di erogazione
di servizi di eccellenza. Perché difendere per mera ideologia un singolo
servizio a discapito di altri servizi? Una ulteriore prova di scarsa
lungimiranza del sindaco Mucchi sul tema sanitario viene dalla recente gestione
della tematica relativa alla Casa di Comunità.
La Giunta clesiana ha infatti
destinato un immobile dismesso a questo fine. Le Case di Comunità sono un
progetto complesso e condivisibile, con enormi potenzialità in ottica di
benessere per la cittadinanza, ma in questo caso la Giunta Comunale non ha
approntato alcuna valutazione concreta sui bisogni della popolazione, sulla
collocazione della struttura all’interno del tessuto urbano di Cles, sul
rapporto con i servizi già in essere e sull’importanza dell’integrazione tra la
componente sanitaria e quella sociale: su tutto questo non sono state date
risposte alle pressanti richieste di chiarimento della minoranza. Come
dichiarato dal sindaco in Consiglio – è la conclusione - l’interesse primario
della Giunta del Comune di Cles era quello di vedere un immobile dismesso
ristrutturato senza costi per le casse comunali. Quali siano i servizi erogati
dalla Casa di Comunità è un dato opzionale. Prima si realizza il contenitore, poi
si decide il contenuto. Pragmatismo ideologico a discapito della qualità, anche
in questo caso”.
Salute & Benessere
Il Pd sui punti nascita, Mucchi e i gettonisti
Al centro del dibattito la scelta della giunta provinciale e le dichiarazioni del sindaco di Cles
