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Italia Nostra a Predaia: 'No alla generalizzazione delle ristrutturazioni e degli abbattimenti'

Italia Nostra contro la variante al Piano Regolatore Generale degli Insediamenti Storici del Comune di Predaia

Italia Nostra a Predaia: 'No alla generalizzazione delle ristrutturazioni e degli abbattimenti'

PREDAIA. Italia Nostra, a nome della presidente Manuela Baldracchi, prende posizione contro la variante al Piano Regolatore Generale degli Insediamenti Storici del Comune di Predaia. Lo fa con una lettera aperta inviata alla giunta comunale e agli uffici provinciali. Partendo da un dato: Predaia è il sesto comune trentino (dopo Trento, Rovereto, Arco, Pergine Valsugana e Mori) a presentare “i valori più elevati di estensione” dei suoi centri storici. Possiede quindi un notevole patrimonio storico-architettonico.

“Il Comune di Predaia – si legge - ha recentemente deliberato gli obiettivi della prossima variante al Piano Regolatore Generale Insediamenti Storici (PRGIS), che nella sostanza hanno come effetto quello di rendere più facile la ristrutturazione e/o l’abbattimento degli edifici nei centri storici.

Secondo il documento approvato dalla giunta comunale con la delibera n. 21 dello scorso 12 febbraio 2025, le finalità del processo avviato sono quelle di promuovere e incentivare gli interventi sull’edificato esistente e al contempo dare l’opportunità ai propri cittadini di rimanere e “ri-radicarsi” negli insediamenti storici per mantenere viva la memoria del nostro passato.

Sempre secondo le intenzioni della giunta comunale di Predaia – continua - l’avvio della revisione del PRGIS rientra nell’ambito di una visione di sviluppo globale e integrato dell’intero territorio, parallelamente all’approvazione della variante generale del Piano Regolatore, che ha previsto l’inserimento di nuove aree residenziali, (…).  Variante generale al PRG di Predaia 2022, adottata dal consiglio comunale lo scorso mese di maggio 2024 orientata, tra le altre cose, alla crescita e salvaguardia identitaria e culturale locale, nonché [a] perseguire il recupero degli insediamenti esistenti al fine di riqualificare il paesaggio e di limitare il consumo di suolo, (…).

Una variante, quest’ultima, che purtroppo, ancora una volta, non è stata occasione per dare finalmente unitarietà alla strumentazione urbanistica comunale recuperando il concetto di indivisibilità del territorio, visto come organismo e non come insieme di parti con norme a volte contrastanti (…),  così come  stabilito, più di trent’anni fa, dalla delibera della giunta provinciale n. 20116 del 30 dicembre 1992, con la quale è stato ribadito che Il piano del centro storico come elemento autonomo, così come previsto dalla legge provinciale 6 novembre 1978, n.

44, viene a sparire fondendosi nel nuovo Piano regolatore generale di cui costituisce, a ben guardare, l'ossatura portante sia per l'estensione effettiva del centro storico compatto che nella gran parte dei comuni è maggiore rispetto alle nuove espansioni, sia per l'ampiezza del concetto di insediamento storico che coincide con l'intero territorio comunale comprendendo beni singoli e sparsi e la rete degli insediamenti.

Presumibilmente questa operazione è risultata impraticabile perché proprio in occasione dell’avvio della variante al PRG 2022 era appena giunto a conclusione - con l’approvazione da parte della giunta provinciale nel mese di febbraio 2022 - il percorso di unificazione dei piani degli insediamenti storici dei cinque comuni amministrativi (Coredo, Smarano, Taio, Tres e Vervò) dalla cui fusione, nel gennaio 2015, ha preso origine il Comune di Predaia”.

“E allora – si chiede Italia Nostra - se gli insediamenti storici del comune di Predaia risultano attualmente disciplinati da un piano la cui entrata in vigore risale a soli tre anni fa, il cui iter di adozione e successiva approvazione è risultato essere stato piuttosto lungo e articolato, quali solo le ragioni per mettere nuovamente mano a questo strumento urbanistico?

Per quale ragione esporre la pubblica amministrazione a nuovi impegni economici, sia a livello comunale per l’incarico professionale, sia in ambito provinciale per la duplicazione dei costi dei procedimenti autorizzativi da parte del Servizio Urbanistica e Tutela del Paesaggio?

La redazione di una nuova variante, a soli tre anni dall’approvazione del piano vigente, sarebbe giustificata solo nel caso in cui si fossero rilevati sostanziali errori nello stesso, o nella parte analitica delle schede, ma il lungo iter di approvazione del piano appare assolutamente rassicurante a tal proposito.

La risposta al quesito che ci si è posti – prosegue la lettera - si trova nella delibera assunta dalla giunta comunale il 12 febbraio 2025, dove viene precisato che il vigente piano degli insediamenti storici è stato redatto con un approccio relativamente permissivo, fatto questo che, secondo la giunta stessa, comporta la necessità di introdurre quelle modifiche che hanno lo scopo di rispondere ad alcuni cittadini, i quali si trovano in alcune circostanze impossibilitati ad effettuare interventi sugli edifici o su parti di essi a causa di limitazioni eccessivamente conservatrici relative alla categoria d’intervento stabilita nelle schede, a volte in contrasto alla reale ed effettiva valenza storico/architettonica dell’edificio.

Ma chi ha stabilito l’esistenza di condizioni di contrasto alla reale ed effettiva valenza storico/architettonica dell’edificio, posto che, come detto, il piano vigente è l’esito di un processo piuttosto lungo e articolato? Forse che la categoria d’intervento sugli edifici può essere “spostata” avanti o indietro a piacere, a seconda delle esigenze del proprietario?

Peraltro, che la giunta comunale parli di approccio relativamente permissivo, con riferimento a un piano che già nel 2022 ha ridotto di quasi 50 unità il numero di edifici soggetti a risanamento conservativo, non lascia certo ben sperare per la tutela degli insediamenti storici di quel territorio comunale.

E infatti – si legge ancora - oltre a prospettare l’estensione della ristrutturazione edilizia (che nel nostro regolamento permette perfino la demolizione) a un maggior numero di edifici, la giunta comunale di Predaia con il nuovo piano degli insediamenti storici è intenzionata a classificare nella categoria della sola demolizione tutti quei manufatti che presentano condizioni statiche precarie o che, per ragioni legate a frazionamenti della proprietà o alla posizione, non sono compatibili con gli interventi pubblici previsti. Tutto ciò, naturalmente, con buona pace della tutela del contesto storico!

Da ultimo non può sfuggire l’anomalia che riguarda la Valutazione di richieste dei privati per la modifica della categoria d’intervento, contenuta nell’avviso pubblico, dove al primo punto si sollecita chiunque sia interessato, a presentare proposte non vincolanti, a fini meramente collaborativi.

L’obiettivo primario della disciplina dettata dallo strumento urbanistico deve essere la salvaguardia del bene storico, indipendentemente da elementi soggettivi che contraddistinguono la proprietà dell’immobile.

L’assegnazione delle categorie d’intervento agli edifici storici non può, infatti, derivare dalle richieste dei singoli privati, ma deve essere diretta conseguenza dell’applicazione di analisi e di criteri oggettivi, rimanendo quindi esclusa la possibilità di modificare la categoria di intervento solo in conseguenza della proposta collaborativa”.

Infine, per Italia Nostra “il caso del comune di Predaia non è purtroppo un caso isolato”.

 

 

 

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