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Maestri: sul formaggio a latte crudo finalmente una svolta a 180°

Il comunicato stampa a seguito dell’incontro di formazione sulla gestione del rischio microbiologico organizzato dalle UU.OO Igiene e Sanità Pubblica dell’APSS a San Michele all’Adige, presso la Fondazione Edmund Mach

Maestri: sul formaggio a latte crudo finalmente una svolta a 180°

TRENTO. “Non si può non prendere atto con grande soddisfazione del radicale cambio di paradigma nella gestione dei rischi connessi al consumo dei formaggi a latte crudo che è intervenuto nell’ultimo anno sia da parte dell’autorità pubblica sia da parte dei produttori nella nostra provincia”. Così commenta Giovanni Battista Maestri, portavoce dell’associazione a tutela delle vittime dei prodotti a latte crudo, a seguito dell’incontro di formazione sulla gestione del rischio microbiologico organizzato dalle UU.OO Igiene e Sanità Pubblica dell’APSS a San Michele all’Adige, presso la Fondazione Edmund Mach.

“Ad un atteggiamento di rimozione del grave problema di salute pubblica quando non, addirittura, di negazione attraverso maldestre tecniche di marketing – rivelatesi disastrosamente controproducenti - è finalmente succeduta – prosegue Maestri - una presa d’atto dei rischi connessi alla produzione ed alla vendita di tale categoria di prodotti alimentari. In tale ottica sembra di potersi valutare, il recentissimo incontro di formazione sulla gestione del rischio microbiologico organizzato dalle UU.OO Igiene e Sanità Pubblica dell’APSS a San Michele all’Adige, presso la Fondazione Edmund Mach. Il modo stesso con il quale, stando ai comunicati stampa ed ai resoconti giornalistici, è stata utilizzata una frase che tante volte è stata in questi anni pronunciata con riferimento alla pericolosità intrinseca dei formaggi a latte crudo a breve o media stagionatura - “non esiste il rischio zero” – rappresenta, a ben vedere, una svolta a centottanta gradi da parte delle autorità regolatorie e di controllo nella nostra provincia.

Sino ad oggi, infatti, tale frase era stata utilizzata, rivolta al passato dei gravissimi incidenti provocati da questi alimenti così come al futuro della produzione e commercializzazione dei medesimi, al fine di evocare la fatalità, il manzoniano “a chi la tocca la tocca” e deresponsabilizzare così, in modo implicito ma chiaro, tutti i soggetti coinvolti”.

“Oggi, finalmente – aggiunge Maestri - si è preso atto che la frase “non esiste rischio zero” rappresenta semplicemente il riconoscimento dell’ineliminabile pericolosità di prodotti alimentari che hanno rinunciato deliberatamente – per moda e non per inesistenti tradizioni propriamente dette! – ad uno dei fondamenti della rivoluzione nell’igiene pubblica moderna, è a dire il processo di pastorizzazione del latte. Una rivoluzione – va ricordato – che ha contribuito, insieme ai progressi della medicina, ad abbattere la mortalità infantile in Italia per i bambini nati vivi sino al quinto anno d’età dal 326 per mille del 1895 al 3,6 per mille odierno. Tale presa d’atto ha comportato, finalmente, il riconoscimento della necessità di una chiara e precisa segnalazione di tale rischio ai consumatori, nell’ottica di impedire il consumo di questi formaggi da parte dei bambini, delle donne in gravidanza e dei soggetti immunodepressi”.

“Tutto bene, dunque. Ma – conclude il portavoce - così come si apprezza questo nuovo approccio al problema, non si può nascondere la perplessità suscitata in chi scrive dall’apprendere che, tra i relatori, vi erano anche gli autori di una ricerca, pubblicizzata con inusitata enfasi nel 2019, proprio nel momento in cui in Italia e in Francia l’opinione pubblica veniva messa al corrente della pericolosità dei formaggi a latte crudo. Una ricerca, si diceva, allora utilizzata per celebrare le virtù quasi taumaturgiche di tali alimenti prodotti in Trentino – celandone del tutto i rischi - con accenti che ricordavano la famosa aria del dottor Dulcamara nel donizettiano “Elisir d’amore”. E che, già all’epoca, aveva suscitato le domande dei malpensanti ispirati dalla cinica saggezza di uno dei protagonisti della prima repubblica. Domande che, a sei anni di distanza, non hanno ancora avuto risposta. Ricordo inoltre che, a quanto pare, tra gli ospiti vi erano politici che hanno partecipato alla presentazione della concessione del marchio della Val di Non al Caseificio di Coredo pluricondannato per lesioni gravissime nei confronti di un bimbo e che in questi anni mai hanno preso una posizione di tutela della sicurezza”.

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