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Leone XIV, un papa di ponti

Robert Francis Prevost è il 267° successore di Pietro. Un papa americano e missionario

Leone XIV, un papa di ponti

ROMA. “La pace sia con tutti voi”. Queste sono state le prime parole che il nuovo papa, Robert Francis Prevost, 69 anni, nato a Chicago, che ha preso per sé il nome di Leone XIV, ha pronunciato dalla loggia delle benedizioni di San Pietro dopo la sua elezione. Già un elemento di forte continuità con il proprio predecessore. Una pace "disarmata e disarmante", in un mondo armato e che si arma sempre più.

Un papa delle prime volte. Per la prima volta uno statunitense, per la prima volta un religioso agostiniano, un missionario, che ha pronunciato un discorso scritto, senza andare a braccio. Un matematico dalla solida formazione teologica, ma questa non è una prima volta, con il precedente di papa Silvestro II (999-1003), il francese Gerberto di Aurillac.

Prevost (e con quel cognome diciamo che era avvantaggiato), ha assunto il nome di grandi papi della storia della Chiesa. Da Leone Magno (390-461), fino a Leone XIII (1878-1903), riprende una tradizione che ci riporta a un papa che già all’inizio del suo pontificato, nel 1878, scrisse la Quod Apostolici Muneris, la prima enciclica papale a carattere sociale; a essa seguì nel 1891 la celeberrima Rerum Novarum, punto di svolta sui temi della modernità e su quelli sociali, opera con la quale il papa fissò i fondamenti della moderna dottrina sociale della Chiesa, aprendo la via a un’attività pastorale in campo socio-politico. Ma Leone d'Assisi era anche l'amico e il confessore di san Francesco, il più vicino a lui negli ultimi anni, defunto nel 1271 e proclamato beato.

Leone XIV è un frate agostiniano, come Martin Lutero (1483-1546) e Gregor Mendel (1822-1884); è stato generale dell’Ordine e in questa veste ha potuto conoscere il mondo. Egli stesso porta radici diverse, americane, francesi, spagnole e italiane; un papa figlio di emigranti, come del resto fu Francesco. È stato per circa vent’anni missionario in Perù, paese del quale ha la cittadinanza, unendo così Nord e Sudamerica, il continente ricco e potente e quello più povero e intensamente cattolico. Prevost, cardinale dal 2023, era stato posto da papa Francesco nell’incarico di prefetto del potente Dicastero per i vescovi. Un’altra prima volta: i cardinali hanno scelto un papa statunitense, il meno “statunitense” dei cardinali americani, ponendo fine a una dottrina che impediva di dare anche il soglio di Pietro a una nazione che già aveva tutto.

Un segno dei tempi, di un’America in crisi nella crisi mondiale. Un papa che, comunque, porta anche il nome di Francesco, ulteriore suggestione di continuità con il predecessore, sicuramente non nei metodi, ma probabilmente nella sostanza.

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