Scrisse Mark Twain che "il genere
umano dispone di una sola arma veramente efficace: la risata". Certo non è
facile ridere in un periodo come quello che stiamo attraversando, in momenti
della vita in cui sembra che le preoccupazioni, l"incertezza, la serietà la
facciano da padrone; ma ci si può provare. Un modo c"è per prendersi una breve
parentesi di risate incontrollate ed è quello spesso usato per far sorridere di
nuovo i bambini imbronciati: le gatole. Le gatole, o solletico in
italiano, sono il perfetto incrocio tra un diversivo e una tortura, ma alla
fine ci fanno ridere. Rappresentano un gioco che necessita di interazione umana
e si basano sull"effetto sorpresa, su un tocco imprevedibile e inaspettato che
suscita movimenti incontrollati e, spesso, risate. Il nome gatole, o giatole,
gaticiole, gatizole, gate ecc., ha un"origine misteriosa, ricondotta da
Enrico Quaresima al concetto di voce onomatopeica, ossia termine che riproduce
il rumore o il suono associato all"oggetto che rappresenta. Il fatto è che il
solletico, sia in quanto azione agita che subita, non ha propriamente un suono
che lo contraddistingua.
Se si pensa, però, alla filastrocca di tradizione
trentina Manina bela, che si recita accarezzando le mani dei bambini,
sul finale si dice pane e late e gate gate gate e si solletica il palmo
della manina. In questo caso, il solletico inizia ad avere una sua riproduzione
sonora, che ritorna a volte mentre si gioca con i bambini. Il Quaresima cita
anche altri termini di area ladina, sempre collegati a quest"etimo
onomatopeico: il gardenese catidles, il fassano catigoles e il
friulano gatiis e gatarigulis. Andando a cercare tra le lingue
di origine germanica si scopre che anche il tedesco "kitzeln", solleticare,
viene fatto risalire ad un"antica radice germanica *kit/*kut coniata su
base onomatopeica. Da lì sarebbero poi derivati, con varie evoluzioni e
mutamenti, kitzeln in tedesco, tickle in inglese, kietelen in
olandese e così via. Sarebbe interessante capire se vi sia una parentela tra le
nostre forme e quelle germaniche, o se siano nate separatamente per riprodurre
un certo suono simile, che entrambe riconducono al concetto di solletico.
Per quanto riguarda l"italiano,
invece, l"origine del termine risulta molto complessa e discussa. I linguisti
si dividono tra chi predilige un etimo legato al verbo latino sollicitare,
mettere in movimento, porre in stato di agitazione, e chi invece guarda al
latino titillare, che significava
proprio solleticare, stuzzicare, e che avrebbe quindi subito varie modifiche.
Tra queste ci sarebbe l"aggiunta del prefisso sub-, sotto; e dov"è che
comunemente si soffre maggiormente il solletico? Sotto le ascelle. A questo
proposito è veramente carino notare che in vari dialetti d"Italia le ascelle
hanno un nome che le lega al verbo titillare latino: in napoletano
troviamo titillu e tetelleca, in calabrese titiddu e titillu,
in abruzzese titella o ditella, in toscano ditello. Questo
stesso identico termine "ditello", al plurale "ditella" o "ditelle", dal
toscano è entrato poi a far parte anche della lingua italiana ed è considerato
oggi termine arcaico.
Cultura & spettacolo
Le gatole!
Breve viaggio linguistico nel mondo del solletico
