Per molti, troppi cattolici e forse per altri non religiosi viene spontanea citare il Corano come un testo che invita alla violenza.
Quando dissertiamo sull’Islam il pensiero corre alla “guerra santa” e l’immaginazione si riempie di morti e di non convertiti assassinati. Si, non c’è dubbio alcuno che in tante sure (capitoli) del Corano si parla di guerra, ci sono frasi molto dure e violente, che incitano al conflitto gli uni contro gli altri. Tuttavia sono convinto dell’importanza di comprendere quei testi in base al contesto storico.
Il Corano contiene anche molta spiritualità, che aiuta ad alzare gli gli occhi al cielo per incontrare un dio buono. E non è possibile pensare che la Bibbia, l’Antico testamento, sia un inno alla pace e alla vita serena. Così si apre il settimo capitolo del Deuteronomio: «Quando il Signore tuo Dio ti avrà introdotto nella terra in cui stai per entrare per prenderne possesso e avrà scacciato davanti a te molte nazioni: gli Ittiti, i Gergesei, gli Amorrei, i Cananei, i Perizziti, gli Evei e i Gebusei, sette nazioni più grandi e più potenti di te, quando il Signore, tuo Dio, le avrà messe in tuo potere e tu le avrai sconfitte, tu le voterai allo sterminio. Con esse non stringerai alcuna alleanza e nei loro confronti non avrai pietà».
Oggi in Israele c’è chi si serve di questi testi biblici per giustificare il massacro che sta avvenendo a Gaza. Ma già la violenza, meno appariscente e quindi più facilmente accettabile, avviene da molti anni per mano dei coloni che stanno moltiplicando gli insediamenti ebraici all’interno dei territori palestinesi, con l’appoggio del governo israeliano.
L’ambasciatore di Israele presso le Nazioni Unite il 22 maggio 2019, tenendo in mano una Bibbia, affermò che è proprio con la Bibbia che inizia la storia di Israele e il suo legame con la terra.
Sembrerebbe, cioè, che anche le azioni violente trovino giustificazione nel libro sacro. Bisogna dunque rifiutare la Bibbia ebraica? Ci sono certamente non pochi cristiani che tendono a mettere in discussione questi testi. Ho l’impressioni che per molti l’Antico testamento potrebbe essere cancellato, perché è solo il Dio dei Gesù Cristo che va accolto.
Qualche teologo, come Mitri Raheb, afferma che il libro di Giosuè è il prototipo di quello che si può definire colonialismo ebraico, perché lì si descrive come volontà di Dio la conquista, la distruzione, l’espulsione dei popoli conquistati. Tutto questo sarebbe stabilito dal diritto divino. C’è naturalmente chi non è affatto d’accordo con una simile lettura dei testi. Origene, ad esempio, ritiene che questi racconti sono allegorie della vittoria di Cristo sul male. A me viene da pensare insieme a qualche storico, che i testi biblici contenuti nel libro di Giosuè e in quello dei Giudici, narrano eventi difficilmente accaduti nel modo in cui vengono descritti. E’ piuttosto difficile credere che intorni al XII secolo a.C. vi sia stata una conquista della terra di Canaan nei termini violenti in cui la Bibbia la racconta. Ma questo ragionamento non mi pare possa essere accettato da quegli ebrei che intendono fondare il loro diritto esclusivo nei termini violenti in cui la Bibbia la racconta.
Va ben tenuto presente che la Bibbia non è parola di Dio dettata a qualcuno; è parola di uomini che hanno cercato di conoscerla e interpretarla.
Non ogni frase è parola del Signore Dio. Si potrebbe addirittura affermare che non mancano contraddizioni all’interno del libro sacro. Su quella terra donata da Dio, in realtà, tutti sono «forestieri e ospiti», perché la «terra è mia» (Lv.25,23). E non si può scordare che la benedizione di Dio si estende da Abramo «a tutte le famiglie della terra» (Gen. 12,1-3) La Parola che possiamo leggere nella Bibbia ci invita a non assolutizzare diritti e possesso della terra.
Vorrei dire, anzi, che ci obbliga a pensare che nella terra di Israele, venerata anche dai mussulmani e dai cristiani c’è un popolo privato dei suoi diritti: il popolo Palestinese. Le atrocità subite nella storia dal popolo ebraico, l’inqualificabile atto terroristico del 7 ottobre vanno condannati senza tentennamenti: Israele ha diritto ad esistere. Ma lo stesso diritto deve essere garantito a chi da duemila anni abita quella terra.
Si trova un ottimo approfondimento di quanto io ho appena accennato su www.alzogliocchiversoilcielo , Luca Mazzinghi: Terra promessa e conquista di Gaza.
