Attualità

Dio non abita (soltanto) in cielo

La riflessione domenicale

Dio non abita (soltanto) in cielo
Si sente talvolta qualcuno che si lamenta perché all’interno della chiesa ci sono preti o religiosi che più che annunciare Dio e il suo messaggio, si interessano troppo dei problemi degli uomini. Secondo me lo fanno come scelta, perché Dio non abita il cielo in una splendida solitudine. Dio, secondo il Vangelo, si è fatto uomo, ha condiviso “in tutto fuorché nel peccato” la condizione umana. Splendido è l’inizio della costituzione pastorale del Concilio Ecumenico Vaticano II, Gaudium et spes, che indica la via che la chiesa e i credenti devono seguire: «Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla Vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore». Gesù, il nostro Dio, il Dio dei cristiani si è fatto accanto ai peccatori e li ha salvati dalla rabbia e dalla voglia di giudizio e di vendetta dei religiosi del suo tempo. In Giovanni, al capitolo 8, si legge l’episodio della donna sorpresa in fragrante adulterio. Ciò che importa agli osservanti della legge è fare giustizia. Mosè al riguardo era stato chiaro: donne di questo genere vanno lapidate. E tutti gli “osservanti” (se così è lecito chiamarli) chiedono che venga uccisa a sassate. Gesù sembra distratto, scrive sulla sabbia. Poi pare accondiscendere, ma ad una precisa condizione: «Chi è senza peccato scagli per primo la pietra contro di lei».

E tutti se ne vanno, a cominciare dai più vecchi, annota Matteo. Gesù rimane solo con la donna adultera lì nel mezzo e le chiede: «Dove sono tutti? Nessuno ti ha condannata?» E le dona non solo speranza, ma le salva la vita: «Neanch’io ti condanno». Dirsi cristiani e pensare a Dio in cielo, è facile, è spesso lavarsi le mani nei confronti dei problemi di ogni singolo uomo e dell’umanità. La critica al neoliberalismo da parte di papa Francesco «non è solo un’analisi economica, ma una diagnosi spirituale. Il narcisismo sociale, l’individualismo competitivo, l’inflazione dell’io: sono i sintomi di una società che ha separato il cuore dall’intelligenza. Che ha perso la capacità di sentire l’altro. E, con essa, anche la possibilità di generare comunità». (Antonio Spadaro) C’è chi sostiene che Gesù non volesse fondare una nuova religione, ma portare un annuncio di liberazione e di libertà. Non ha abolito una legge per crearne un’altra, non ha neanche criticato una morale per sostituirla con la morale cristiana. Scrive con chiarezza Luigino Bruni: «Il cristianesimo non nasce come evento etico: nasce come annuncio di liberazione». Sono bastati pochi secoli e i cristiani hanno creato una nuova religione, una nuova legge e una nuova morale. Così Gesù è stato confinato nei cieli. Qui sulla terra lo si invoca, lo si adora, ma si corre il rischio di amare Dio senza prendersi cura dell’umanità.

Gesù ha sempre predicato con l’esempio senza mai cessare di far capire ai suoi discepoli la pratica dei suoi insegnamenti, “convinto che è la pratica che, alla fine, convalida la dottrina”. (G. L. Salas) Mi chiedo cosa si possa fare da subito per incamminarsi su questa strada. Forse sembrerà banale, ma credo necessario chiedere a ogni parrocchia, a ogni diocesi, a ogni Conferenza Episcopale di mettersi in ascolto (vero) della realtà per ripartire. Questo è insieme difficile e necessario. «Difficile, perché da un lato la cultura di una partecipazione attiva e propositiva è ancora in gran parte da costruire, e dall’altro perché il mondo ecclesiale tende, spesso, a fare sintesi più secondo le proprie convinzioni che a partire dall’ascolto della realtà. Necessario, perché solo radunandosi come popolo in cammino, e prestando attenzione e ascolto ai laici, alle famiglie, alla vita concreta delle persone la Chiesa - ma anche ogni altra istituzione contemporanea - può rigenerarsi e rispondere al disorientamento del mondo con una parola di cui oggi c’è estremamente bisogno». (Chiara Giaccardi) La nostra società è alla disperata ricerca di nuovi punti di equilibrio che permettano di assorbire le laceranti tensioni che la attraversano. Riportare Dio in terra, come ha fatto Gesù, è cominciare a creare sprazzi di vita nuova, di una società più umana.

Ultime notizie