E tutti se ne vanno, a cominciare dai più vecchi, annota Matteo. Gesù rimane solo con la donna adultera lì nel mezzo e le chiede: «Dove sono tutti? Nessuno ti ha condannata?» E le dona non solo speranza, ma le salva la vita: «Neanch’io ti condanno». Dirsi cristiani e pensare a Dio in cielo, è facile, è spesso lavarsi le mani nei confronti dei problemi di ogni singolo uomo e dell’umanità. La critica al neoliberalismo da parte di papa Francesco «non è solo un’analisi economica, ma una diagnosi spirituale. Il narcisismo sociale, l’individualismo competitivo, l’inflazione dell’io: sono i sintomi di una società che ha separato il cuore dall’intelligenza. Che ha perso la capacità di sentire l’altro. E, con essa, anche la possibilità di generare comunità». (Antonio Spadaro) C’è chi sostiene che Gesù non volesse fondare una nuova religione, ma portare un annuncio di liberazione e di libertà. Non ha abolito una legge per crearne un’altra, non ha neanche criticato una morale per sostituirla con la morale cristiana. Scrive con chiarezza Luigino Bruni: «Il cristianesimo non nasce come evento etico: nasce come annuncio di liberazione». Sono bastati pochi secoli e i cristiani hanno creato una nuova religione, una nuova legge e una nuova morale. Così Gesù è stato confinato nei cieli. Qui sulla terra lo si invoca, lo si adora, ma si corre il rischio di amare Dio senza prendersi cura dell’umanità.
Gesù ha sempre predicato con l’esempio senza mai cessare di far capire ai suoi discepoli la pratica dei suoi insegnamenti, “convinto che è la pratica che, alla fine, convalida la dottrina”. (G. L. Salas) Mi chiedo cosa si possa fare da subito per incamminarsi su questa strada. Forse sembrerà banale, ma credo necessario chiedere a ogni parrocchia, a ogni diocesi, a ogni Conferenza Episcopale di mettersi in ascolto (vero) della realtà per ripartire. Questo è insieme difficile e necessario. «Difficile, perché da un lato la cultura di una partecipazione attiva e propositiva è ancora in gran parte da costruire, e dall’altro perché il mondo ecclesiale tende, spesso, a fare sintesi più secondo le proprie convinzioni che a partire dall’ascolto della realtà. Necessario, perché solo radunandosi come popolo in cammino, e prestando attenzione e ascolto ai laici, alle famiglie, alla vita concreta delle persone la Chiesa - ma anche ogni altra istituzione contemporanea - può rigenerarsi e rispondere al disorientamento del mondo con una parola di cui oggi c’è estremamente bisogno». (Chiara Giaccardi) La nostra società è alla disperata ricerca di nuovi punti di equilibrio che permettano di assorbire le laceranti tensioni che la attraversano. Riportare Dio in terra, come ha fatto Gesù, è cominciare a creare sprazzi di vita nuova, di una società più umana.
