La fatica di comunicare è anche conseguenza di un problema di linguaggio: la grammatica e il lessico parrocchiale troppe volte non dicono più niente all"uomo di oggi, non si fanno eloquenti né comprensibili. Nel tempo della comunicazione, la parrocchia ha ancora una buona notizia: ma come può dirla alle persone, ormai la maggioranza, che abitano fuori dal "recinto ecclesiale"? La parrocchia vive infine una crisi di identità , frutto spesso delle crisi precedenti. Nel XXI secolo, cosa vuole essere la parrocchia? Erogatrice di sacramenti? Rassegnata comunità di superstiti nostalgici del tempo antico? Banco vendita dei propri talenti? Agenzia sociale? Agenzia del culto? Gruppo autoreferenziale di amici? Centro anziani? Cerchia di impauriti che si riconosce in poche parole d"ordine? Ente pellegrinaggio? Centro estivo per bambini? C"è un"identità che deve essere ricostruita, tra rinunce salutari (e probabilmente dolorose), aperture, coraggio, smarrimenti. L"inerzia, la navigazione sotto costa, le contraddizioni sono segni di una comunità in cerca di se stessa. Non sapendo chi è, privata della guida del clero sempre più anziano e sempre meno numericamente disponibile, deve elaborare una nuova identità a partire dal battesimo, mentre non sa cosa dire al mondo».
(Sergio di Benedetto: La crisi della parrocchia in https/vinonuovo.it) Mi pare inoltre di poter dire che la parrocchia sembra incapace di rispondere ai nuovi fenomeni di «appartenenza debole». La chiesa pare avviarsi ad una modalità di presenza sul territorio che si prospetta come galassia di piccole comunità : ognuno sceglie la comunità nella quale percorrere un tratto della propria esistenza cristiana. Le ragioni di vicinanza alla chiesa dove si celebra la domenica o i sacramenti, non appare più nel concreto così stringente da determinare i criteri di appartenenza precisa. Conosco cristiani che vivono in una parrocchia ma di fatto esprimono la loro vita di fede in un"altra comunità . Questo perché la parrocchia tradizionale, dove la comunità religiosa si sovrapponeva praticamente alla società civile, pare soggetta a smobilitazione. Qualcuno, da qualche parte, ha proposto persino di affiggere fuori dalla sua porta il cartello «Chiuso per restauri». E" solo una battuta o vuol significare qualcosa di più? In Francia già da qualche decennio si è verificato un impressionante ridimensionamento del numero delle parrocchie. La situazione italiana e anche diocesana è dal mio punto di vista chiamata ad andare incontro allo stesso destino. (continua)
