MALÈ Non doveva
essere più grande del precedente rudere, il "Bait del Beciaro", ristrutturato
nel rispetto dell"architettura del luogo e della linea estetica figlia
dell"ambiente montano; così è stato per trent"anni il bivacco intitolato a Dino Marinelli, teatro di ricordi e
costruzione essenziale.
Con il nuovo progetto di rifacimento la struttura arriverebbe a quasi il doppio delle sue attuali dimensioni, previa demolizione.
La Sat ha espresso il suo parere, adottando una comune posizione critica nei confronti dell"Asuc proprietaria e responsabile del bivacco; la dichiarazione si è fatta attendere per mesi, risultando necessaria dopo un"estate di voci di corridoio e di contrasti evidenti.
"Si è scoperto tutto per caso, è stato fatto in modo nascosto"¦ perché? Quando nascondi qualcosa è segno che non sei a posto. C"è già un progetto, e menomale che almeno su quello la Sat ha preso posizione" sono le parole di Fausto Ceschi, geometra per conto del Parco Nazionale dello Stelvio, ex presidente della Sat ai tempi della costruzione del bivacco Marinelli, nel biennio 1993-1994.
Era suo il biglietto
che ha increspato le acque, un monito, rimasto all"interno del bivacco stesso
affinché tutti lo leggessero: "Ho scritto io il biglietto dal quale è partito
tutto, avevo appena scoperto la cosa.
E all"inizio ho scritto che la decisione
fosse dell"Asuc di Bolentina con il sostegno della Sat di Malé, perché
fondamentalmente all"interno della sezione si era creato un problema"¦" Un
riferimento al segretario nonché vicepresidente della sezione Sat di Malé, Alessandro Rossi, inizialmente neutro
riguardo la questione e poi allineato con la presa di posizione comune,
condivisa dell"intera sezione Sat di Malé, contraria al rifacimento. "Già
trent"anni fa avevamo deciso di non mettere la fornella dentro, perché sopra la
quota della vegetazione legna non ce n'è. Chi la porta su?" sono ancora le
parole di Fausto Ceschi a non conoscere contraddittorietà : "Non c"è acqua, non
puoi farti neanche un piatto di pasta. Che senso ha una fornella? C"è il
rischio che il bivacco diventi un posto dove fanno le feste, non un posto di
montagna. E in merito alla struttura, io sono geometra del Parco da trentotto
anni, so di cosa si parla: il tetto del bivacco ha una guaina con le scandole
sopra, l"acqua non entra, al contrario di come insinuano.
Non c"è umidità , non
c"è niente che non va, è a posto. Basta andare su e vedere". Dunque,
nessun permesso a costruire è stato presentato all"ufficio competente del
Comune, la struttura stessa del bivacco non necessita di alcun rifacimento e i
ruoli nella manutenzione ordinaria restano ancora da chiarire. A Fausto
Ceschi fa eco Germano Battaiola:
"Dicono che entra acqua e non è vero, che la mobilia marcisce e non è vero.
Vorrei sapere il reale motivo per il quale vogliono rifarlo, se il bivacco non
ha niente che non va. Il finanziamento va richiesto dove serve, e se non serve
che senso ha?". Su una cosa
non ci sono nebbie: il nuovo progetto non si avvicina a quello originario,
voluto e sentito, realizzato da chi trent"anni fa ha portato sulle spalle
cemento e travi. O, con le parole di Ceschi: "Con il tetto a falda unica sembra
la partenza della telecabina".
