ROVERETO. "Che tempo fa? Cosa dice Bernacca?" Per anni gli italiani sceglievano se andare in vacanza, se portare l'ombrello o meno con sé seguendo le sue indicazioni. Precise, garbate e basate su solidi fondamenti scientifici, le parole di quello che per tutti rimane il colonnello Bernacca spiegavano al grande pubblico della TV il tempo che avrebbe dovuto aspettarsi, aiutandolo a comprendere termini nuovi e un po' complessi come isobare e anticiclone. Un modello esemplare di rigore scientifico, capacità comunicativa ed empatia che entrava nelle case degli italiani riuscendo a spiegare in modo chiaro il perché dei cambiamenti del tempo.
È alla sua figura di professionista che il Festivalmeteorologia, che si è chiuso ieri a Rovereto (provincia di Trento), ha deciso di dedicare un sentito omaggio a trent'anni dalla scomparsa. A ricordarlo, ieri, sabato 18 novembre 2023, al Teatro Zandonai il figlio Paolo e la nipote Fulvia durante lo spettacolo curato dall'Associazione Teatrale Universitaria dell'Università di Trento (ATU) con la partecipazione di Luca Lombroso, Lucia Rodler, Sergio Pisani e la regia di Lorenzo Caviglia. Attraverso le immagini, la musica, le parole, lo spettacolo ha ripercorso la straordinaria carriera del generale Edmondo Bernacca declinandola lungo i temi propri dell'edizione di quest'anno del Festival: la comunicazione, la formazione e la professione.
"Nonno è morto
che avevo circa 7 anni - racconta Fulvia Bernacca - e ho un ricordo, che è
veramente chiaro nella mia memoria, di un pranzo a Fivizzano, nella casa di
famiglia.
C'era la TV accesa, che trasmetteva il telegiornale. A un certo punto
squilla il telefono, mio nonno va nell'altra sala e io lo sento parlare dalla
televisione. Sento la sua voce e, quindi, per me, che avevo 5 o 6 anni, in quel
momento è diventato un mago". "Nonno
Mondo", come lo chiamava ancora piccolina la nipote Fulvia, bucava lo
schermo, aveva il dono della semplicità e, cosa non scontata,
dell'autorevolezza. "Quando diceva le sue previsioni si vedeva che ci
credeva davvero - ricorda il figlio Paolo -. È stato il primo meteorologo ad
avere una propria rubrica televisiva per cui è stato il primo a divulgare
alcuni concetti climatici e, poi, la previsione. Quando sbagliava aveva il
coraggio di chiedere scusa. Secondo me, traspariva proprio la sua passione per
il lavoro. Ricordo che ci diceva sempre di scegliere una strada da poter amare.
Vedendo lui, la sua scrivania, le sue carte ho scelto il mio percorso. Ci ha
insegnato tante cose come il rispetto della natura". Lo spettacolo
dedicato a Bernacca ha chiuso la nona edizione del Festivalmeteorologia, un
evento che ha saputo coinvolgere, nei tre giorni di svolgimento, professionisti
del settore, scienziati, ricercatori, aziende e un pubblico di giovani di ogni
età grazie anche alle proposte laboratoriali e alle attività promosse dalla
Fondazione Museo Civico di Rovereto.
Numerosi anche
nella giornata di ieri gli spunti di riflessione sul meteo e i cambiamenti
climatici con la presentazione da parte degli Atenei italiani dell'offerta
formativa in ambito meteorologico, il convegno che ha unito agricoltura,
meteorologia e tecnologia curato da Agriduemila Hub Innovation, società del
Gruppo Co.Di.Pr.A. Trento "“ Consorzio Difesa Produttori Agricoli, in
collaborazione con Condifesa di Bolzano e Asnacodi Italia, e la sessione dal
titolo "La meteorologia e i cittadini: comunicazione, partecipazione e
sinergie" durante la quale si sono trattati i temi relativi alla
retemeteo-climatica Meteonetwork, ai migranti climatici nella metromontagna
padana, al progetto europeo I-CHANGE e a come i cittadini diventano
protagonisti dell'adattamento e della mitigazione al cambiamento climatico. Organizzato
dall'Associazione Italiana di Scienze dell'Atmosfera e Meteorologia (AISAM),
dall'Università degli Studi di Trento, dal Comune di Rovereto e dalla
Fondazione Museo Civico di Rovereto, il Festival dà appuntamento all'edizione
del prossimo anno.
