TRENTO. Nella
Sala Calepini della Camera di Commercio, con la moderazione di Silvia Marzialetti, giornalista
Radiocor, è stato fatto il punto sull"attuale prospettiva di mercato della
frutta a guscio, anche alla luce degli sviluppi sulla valorizzazione di questo
settore offerti dalla ricerca, in particolare in ambito regionale. Sono
intervenuti Giuseppe Calcagni, presidente
del Comitato Sostenibilità , Scientifico e Affari Governativi dell'International
Nut and Dried Fruit Foundation Council, il Consiglio Internazionale della
Frutta Secca e Frutta Disidratata che raggruppa oltre 700 operatori di frutta
secca e frutta essiccata in tutto il mondo, le ricercatrici della Fondazione
Mach Luisa Palmieri ed Erica Di Pierro, il collaboratore
scientifico del Centro Sperimentazione Laimburg, Giacomo Gatti.
"In Italia c'è spazio per produzioni di ottime noci
locali e tradizionali, nonché per aprire a maggiori produzioni di mandorle e
pistacchio. I consumi nazionali sono molto importanti, essendo l'Italia uno dei
maggiori paesi consumatori europei" ha affermato Giuseppe Calcagni illustrando
la situazione del comparto della frutta a guscio a livello nazionale.
La coltivazione del noce in Trentino e il contributo della ricerca nella
valorizzazione e caratterizzazione delle risorse locali è stato affrontato
dalla ricercatrice FEM Erica Di Pierro, che ha messo in luce l'attività di
ricerca condotta da FEM per valorizzare la noce del Bleggio: "La coltura del
noce da frutto in Trentino caratterizza il paesaggio locale e l'identità culturale.
La ricerca evidenzia che le varietà locali offrono una preziosa diversità
genetica e proprietà qualitative, cruciali per un mercato di prodotti tipici e
di alta qualità ".
Le opportunità della coltivazione del castagno in Trentino
sono state al centro dell'intervento della ricercatrice Luisa Palmieri: "Il
castagno e la sua filiera rappresentano una risorsa importante per il
territorio nazionale e locale che va sostenuta ed innovata. Nonostante le sue
problematiche, rimane un patrimonio colturale e culturale in grado di fornire
un reddito accessorio interessante e un bene paesaggistico unico nel suo
genere". Quinta essenza arborea presente sul territorio per densità di
superficie considerando le piante coltivate e quelle presenti in ambiente boschivo,
solo nella provincia di Trento il settore castanicolo coinvolge circa 1600
produttori.
La FEM, in stretta collaborazione con la filiera castanicola locale, con altre
realtà produttive e scientifiche nazionali ed internazionali, sta lavorando da
diversi anni in questo settore al fine di garantirne e migliorarne la
produttività e di arginare le problematiche.
Giacomo Gatti del Centro Sperimentazione Laimburg, che sta studiando le
strategie di conservazione del castagno, si è occupato della sperimentazione a
favore dei castanicoltori per affrontare cambiamento climatico e richieste di
mercato illustrando l"esperienza in Alto Adige. "Come tante altre colture anche
il castagno non è esente dagli effetti del cambiamento climatico: questo ha
comportato negli ultimissimi anni una recrudescenza di patologie già note ma
considerate minori. Contenerle è possibile anche senza trattamenti in campo ma
per fare ciò è necessario che la catena del freddo venga mantenuta dalla
raccolta sino al consumo, coinvolgendo quindi tutti gli anelli della filiera,
inclusi i commercianti e gli acquirenti finali. Se il clima cambia anche noi
siamo chiamati a cambiare le nostre abitudini. Il castagno è un frutto fresco,
e non secco, e come tale va trattato".
