mar 27 ago 2024 09:08 • By: Alberto Mosca
Intensa prima del film di Andreas Pichler al cinema teatro di Malé. Il commento di Annibale Salsa
MALÈ Cinema di Malé pieno, ma non tutto esaurito, ieri sera per la prima del film documentario "Pericolosamente vicini" di Andreas Pichler. Una produzione italiana, germanica e austriaca uscita nel 2024, che prende le mosse dal giorno, il 5 aprile 2023, in cui ha perso la vita Andrea Papi, 26 anni, ucciso dall"orsa JJ4. Un film plurale, che dà voce a tutti, a tratti intenso, commovente, capace di dare tante chiavi di lettura, a volte disturbante a seconda delle idee iniziali dello spettatore.
Un film che già dal titolo rende l"idea del filo conduttore del racconto, teso a rispondere a una domanda ancestrale quale è "A chi appartiene la natura?". A partire dalla tragica morte di Andrea Papi, il racconto passa per i forestali che cercano di catturare JJ4, per il conflitto fra gli attivisti per i diritti degli animali e gli oppositori dell"orso che raggiunge un punto critico, sollevando domande urgenti: JJ4 dovrà essere uccisa? Come gestire il ritorno dei grandi predatori nelle nostre foreste? Quando gli orsi diventano un problema? E chi è il vero proprietario della natura e delle foreste?
Domande alle quali hanno risposto da diverse angolazioni politici, forestali, allevatori, cacciatori, animalisti, veterinari; e poi i genitori di Andrea, Franca e Carlo, protagonisti dei momenti più difficili da sopportare emotivamente lungo i quasi 100 minuti di proiezione: con l"angoscia dei minuti iniziali, la disperata ricerca del figlio, fino a un finale in cui dolore, rimpianto, desiderio di "dignità e giustizia per Andrea" si mescolano alla preghiera, alla speranza, nonostante tutto.
Tra il pubblico, accompagnato da Franca Penasa, responsabile scientifico del Comitato Insieme per Andrea Papi e da Achille Leonardi, vi era l"antropologo Annibale Salsa, cui abbiamo chiesto un commento al termine della visione.
"Abbiamo il solito gioco "favorevole o contrario", in cui spesso manca il principio di realtà , nel senso che i sostenitori a spada tratta di una e dell"altra parte non lo considerano. Bisogna tenere conto dei territori, non si può esportare un modello in territori diversi: questo è il problema, non l"accanimento nel solito gioco del "pro e contro". Il Trentino non è la Slovenia, che pure conosco bene. In Trentino abbiamo un definito rapporto di prossimità tra l"abitante/allevatore e il selvatico. Ma c"è una regia che vuole il rinselvatichimento totale della montagna, che quindi deve essere "libera". Rousseau diceva che "la montagna rende liberi": ecco questo aforisma oggi è da ribaltare, essa non rende più liberi. In passato ho fatto la traversata delle Alpi e"¦ certo che c"erano pericoli: ma era un"altra cosa e oggi di sicuro non la rifarei.
Poi "“ prosegue Salsa "“ dobbiamo considerare il reddito di chi vive la montagna, di chi vive di allevamento e pastorizia: a questi che vogliono predatori dappertutto vorrei chiedere cosa penserebbero se dimezzassimo il loro stipendio! C"è un problema di reddito, di chi vive di questo in montagna. Poi, parliamo di ritorno alla montagna, ma quale? Ci sono malghe che vengono abbandonate in Trentino per gli orsi e altrove per i lupi. Questo è un dato di realtà e se vogliamo essere realisti dobbiamo ragionare così, non fare le crociate in nome di un "simbolismo"; non siamo in Slovenia, in Siberia o in Canada. Io credo che la convivenza sia impossibile".
"Pericolosamente insieme" replica stasera, martedì 27 e poi mercoledì 28 agosto, alle 21:15.