dom 08 set 2024 09:09 • By: Renato Pellegrini
Non conoscere la religione o averne una conoscenza del tutto superficiale: quanti problemi
Le cose non cambiano. O forse sì, perché peggiorano. Così
è sicuramente per quanto riguarda la conoscenza della religione, una
conoscenza, intendo, che vada oltre il sentito dire alla catechesi di prima
comunione (che sarebbe come indossare il vestito di quel giorno in occasione
del matrimonio"¦) e al "si è sempre fatto così" (perché in altre migliaia di
situazioni di questa espressione ce ne siamo fortunatamente dimenticati). Siamo
convinti, però, che Dio non cambia mai, che quello che ha detto rimane per
sempre. Ed è vero.
Ma anche qui ci sono almeno due problemi.
Il primo: cosa vuol dire Dio non cambia mai? Innanzi tutto dovremmo renderci conto che, per bene che vada, di Dio è molto più quello che non sappiamo che quello che di Lui immaginiamo. E se è così dobbiamo avere l"umiltà di ammettere che la sua immagine è stata spesso offuscata dalla nostra riflessione e fantasia. È successo più volte nella storia che Dio è diventato il difensore delle idee di potere degli uomini. I politici ci hanno dato e ci danno l"esempio chiamando in causa Dio e la Madonna, sventolando rosari e brandendo la croce come spada. Di Dio resta solo il nome, perché così facendo lo si riduce a idolo.
Il secondo problema riguarda proprio la Parola di Dio, che non è stata scritta da Gesù, Figlio di Dio, che è pervenuta a noi in gran parte in una lingua sconosciuta (l"aramaico) e da non molti decenni interpretata, oppure grazie a traduzioni in greco e successivamente in latino. Ma tradurre è anche un po" tradire! Faccio un esempio: leggiamo nel libro della Genesi, il primo libro della Bibbia, che Dio tolse una costola all"uomo e con quella formò Eva, che poi condusse ad Adamo (2,22). La parola costola è una traduzione a dir poco imprecisa. Si dovrebbe usare il termine "fianco". Può sembrare una sottigliezza che non cambia nulla.
Tuttavia non è così: lo spiega Pinchas Lapide: «Tutti sanno che un fianco è assolutamente indispensabile, mentre Adamo avrebbe potuto facilmente sopravvivere alla perdita di un"unica costola. Nessuna meraviglia dunque che l"errata traduzione della "costola" abbia portato a una svalutazione della donna nel mondo cristiano». (in La Bibbia tradita: sviste, malintesi ed errori di traduzione; ed. EDB, pag. 96).
E poi spiega il significato che gli Ebrei attribuiscono a questa frase: la donna e l"uomo hanno pari dignità . La non conoscenza o la superficialità con cui ci si avvicina alla Bibbia appare evidente ancora di più da un rapporto sull"analfabetismo religioso pubblicato una decina di anni fa a cura dello storico del cristianesimo Alberto Melloni. Un capitolo di quel Rapporto, scritto dal sociologo Paolo Naso, riferiva di un"indagine commissionata dalla Tavola valdese a Gfk Eurisko.
Questi i risultati: un italiano su tre diceva di aver letto la Bibbia (forse solo parte di essa), ma il 26% la riteneva scritta da Mosè. Meno del 40% degli intervistati era in grado di elencare i quattro evangelisti; il 70% non sapeva collocare in ordine cronologico Noè, Abramo, Mosè e Gesù. La metà delle persone intervistate non sapeva dire chi a chi fossero stati dati i dieci comandamenti e solo il 3% dei cattolici praticanti era in grado di elencarli"¦ Sulle altre religioni regnava e probabilmente regna nebbia fitta.
Non conoscere la religione o averne una conoscenza del tutto superficiale, porta anche ad altre conseguenze. C"è un testo, pubblicato nel 2008, intitolato "La santa Ignoranza", in cui l"autore, il politologo francese Olivier Roy fornisce «la lettura più illuminante del rapporto tra l"analfabetismo contemporaneo e il fondamentalismo religioso globale. Provengono dalle fedi globalizzatesi nel secondo Novecento, dopo aver reciso il cordone ombelicale con la loro storia culturale, i mostri religiosi del nostro tempo.
Capiamo solo così Putin che bacia il Corano il 22 agosto scorso, nella nuova moschea della capitale cecena Grozny intitolata al «Profeta Gesù». Negli anni, seguendo la pista di quella riflessione, osservando gli sviluppi religiosi planetari, Roy ha compreso come la crisi della cultura religiosa segnalasse in realtà la crisi della cultura in quanto tale». (Marco Ventura, La lettura 3.9.2024).
Quello che può accadere in un futuro non troppo lontano è l"impoverimento della cultura in generale e della cultura religiosa in particolare, preferendo rifugiarci «nell"orizzontalità delle anguste subculture» (M. Ventura) dove del religioso resterà forse qualche idea confusa, condivisa con le mode di turno. Prima di una celebrazione, mentre parlavamo appunto del futuro della religione, un frate di indubbia fede, ha suggerito che «ci penserà lo Spirito santo».
Un po" tutti lo crediamo. Ma l"azione dello Spirito non prescinde dall"impegno dei credenti. Qualche decennio fa, quando guardiano al convento di Terzolas era Padre Fabrizio, abbiamo coinvolto un bel numero di giovani della Val di Sole, invitandoli a rispondere a una serie di domande circa la religione e il loro modo di credere. Le conclusioni furono chiare da subito: si era imboccata la strada che avrebbe portato all"eclissi religiosa. I giovani nelle loro risposte dimostravano un disinteresse piuttosto marcato e una conoscenza superficiale verso tutto quello che riguardava la religione cattolica, a partire dalla Bibbia fino ad arrivare ai sacramenti. E in questo si sentivano "sostenuti" o "abbandonati" da una certa indifferenza presente nelle famiglie. Ora ne cogliamo i frutti non certo incoraggianti: giovani assenti dalle celebrazioni liturgiche e sempre meno interessati ai sacramenti. La religione rimane sempre più spesso sullo sfondo come ricordo o come parte di un mondo tradizionale a cui dare un qualche assenso.