mar 19 nov 2024 20:11 • By: Lorena Stablum
Presentati gli esiti dell'indagine qualitativa che ha coinvolto 68 persone in 8 focus group
MALÉ. Sono stati presentati questa mattina a Malé, nella sala assemblee della Comunità della Valle di Sole, gli esiti della ricerca qualitativa “Il suicidio in Val di Sole: percezione, fattori di rischio, fattori protettivi”, realizzata nell’ambito del progetto di comunità “Restiamo Insieme”.
L’indagine, i cui risultati sono stati illustrati dalla sociologa Nora Lonardi, è stata svolta nel periodo tra aprile 2023 e aprile 2024 e ha coinvolto 8 focus group e 7 categorie socio economiche per un totale di 68 persone. I partecipanti, provenienti dal mondo dell’associazionismo e della religione, del privato sociale, delle categorie economiche, della scuola e dell’educazione, della sanità e dei servizi di pubblica utilità e sicurezza, e amministratori, hanno dialogato sulla percezione del suicidio in val di Sole (l’andamento, l’incidenza e le impressioni), sull’individuazione dell’incidenza dei fattori di rischio generici e sull’individuazione e sull'incidenza dei fattori di rischio specifici oltre che sul cambiamento sociale della valle fra secondo e terzo millennio.
Accanto alla sociologa, a presentare la ricerca c’erano anche Michele Bezzi, referente del gruppo di regia del progetto Restiamo Insieme, l’assessora alle Politiche sociali e famiglia della Comunità di valle e sindaca di Malé Barbara Cunaccia e l’assistente sociale Cristina Dallatorre che hanno sottolineato l’importanza della ricerca e del progetto avviato ormai tre anni fa.
Il tema del suicidio in valle, come ha sottolineato Nora Lonardi, è molto sentito e vissuto sebbene non sia stato rilevato un allarme sociale. Le persone intervistate evidenziano una sorta di ciclicità nei casi di suicidio forse per via di un effetto emulazione così come si è parlato di familiarità, fattori propriamente genetici e di comportamento appreso come risposta alla sofferenza e al disagio. «È comunque condivisa la percezione di un malessere diffuso che non culmina sempre nel gesto estremo» ha spiegato Lonardi.
I focus group, poi, hanno individuato nove fattori di rischio generici, quali la solitudine, la cultura performante, la presenza sempre più incisiva dei social media, la fragilità individuale, un’eccessiva introspezione, le distanze generazionali e gli effetti della pandemia da Covid 19. Tra i fattori specifici del territorio invece si segnalano, quindi, il cambiamento socio economico, l’impoverimento relazionale, l’immobilismo, la difficoltà a fare rete, il sentirsi fuori dal gruppo e il declino demografico. Sono stati indicati, infine, anche i fattori protettivi dal suicidio. Tra le azioni proposte: il dialogo e la rimozione dello stigma, in primo luogo, la crescita del livello di sensibilizzazione e attenzione con l’attivazione di «sentinelle di territorio» formate, la costruzione di reti, l’attenzione ai sopravvissuti e la creazione di un ambiente sociale inclusivo e aperto alla singola individualità.