dom 23 feb 2025 17:02 • By: Renato Pellegrini
Il Vangelo afferma senza mezzi termini che non ci sono padroni, ma solo fratelli
Non è una novità, purtroppo: il tentativo di aumentare il
proprio potere disprezzando e massacrando gli altri e chiunque vi si oppone
appartiene ai potenti di ogni tempo. I faraoni, gli imperatori romani si
autodefinivano o venivano creduti “figli di Dio”, quindi padroni assoluti di
uomini, donne, bambini, tutti ridotti a schiavi.
Per difendere il santo sepolcro, riconquistare la terra dove Gesù è vissuto si sono organizzate le crociate, pur sapendo come dice don Tonino Bello che Gesù, ordinando nell’orto degli Ulivi di rimettere la spada nel fodero, dichiarava illegittima ogni violenza e ogni guerra. Dopo la scoperta dell’America si è preteso che volontà di Dio fosse evangelizzare quei popoli per lo più miti, non violenti. E naturalmente, con il Vangelo in mano, si sono distrutte intere civiltà. Più vicino a noi, sulla cintura delle SS si leggeva: “Gott mit uns” (Dio con noi).
E ora c’è chi si ritiene salvato e mandato da Dio per creare un nuovo ordine mondiale e portare la pace. (Per ora è forse il caso di chiedersi: quale pace?).
Per Gesù ogni divinità che stabilisca con gli uomini una relazione di sottomissione, o che permetta agli uomini di sottometterne altri è falsa. L’unico vero Dio è l’autore e il difensore della vita di tutti e lo si incontra quando si vede una persona senza difese e senza potere che sa donarsi per risollevare qualcuno dalla miseria, per confortare e tendere la mano.
«È questo è il momento in cui Gesù ci apre gli occhi a tutto ciò che significa Dio e ci permette di vedere ciò che Dio è» (John Spong). Chi incatena i migranti e li deporta dimentica che ogni persona è “immagine di Dio” e la sua preghiera diventa bestemmia.
Oggi, lo vediamo tutti, c’è chi pensa di aver trovato una motivazione che deriva direttamente da Dio, o comunque dalla Sacra Scrittura, per politiche che difendono i forti, i ricchi, i prepotenti e schiacciano, calpestano chi sta ai margini del vivere sociale. C’è chi pensa di essere cristiano perché sventola rosari, inneggia al crocifisso senza vedere i crocifissi della terra, perché, a suo dire, basta amare la propria famiglia, la propria comunità, i propri concittadini e infine, forse se qualcuno ne ha voglia, il resto del mondo.
Papa Francesco, che di Vangelo ci capisce un poco di più dei politici - ne sono sicuro - sostiene che “l'amore cristiano non è un'espansione concentrica di interessi che a poco a poco si estendono ad altre persone e gruppi”. Bastano poche frasi di Gesù per convincersene. Dice di essere venuto «perché gli uomini abbiano la vita, e l’abbiano in abbondanza» (Gv. 10,10), rimprovera chi preferisce gli atti di culto alla solidarietà o al perdono: «Se qualcuno ha qualcosa contro di te, lascia la tua offerta davanti all’altare e vai prima di tutto a riconciliarti, poi vieni a offrire il tuo dono» (Mt 5,23 s). Non è possibile dimenticare in questo contesto la parabola del buon samaritano. I due personaggi (il sacerdote e il levita) che vedono un uomo ferito passano oltre, perché la legge non prevedeva che venisse soccorso. Il samaritano, vale a dire l’eretico, il pagano, il nemico gli si fa vicino e lo cura (Luca 10,25-27). I primi due personaggi sono l’esempio più chiaro di cosa può significare una lettura arida della legge, una interpretazione letterale: pensare a se stessi, spegnere ogni desiderio di far del bene, sentirsi padroni del tempo e dello spazio.
E ancora: come interpretare la scena del giudizio finale che si trova in Matteo al capitolo 25? Se non fosse questa la religione cristiana non avrei dubbi: la abbandonerei, perché Gesù non ha mai detto che bisogna amare qualcuno, magari quelli che sono simpatici, maltrattando gli altri, non ha mai previsto un mondo di privilegiati e un mondo irrimediabilmente impoverito. «Se fosse così San Francesco d’Assisi e tutti i santi del calendario sarebbero all’inferno» (Tonio Dell’Olio).
I cristiani, coloro che davvero conoscono e si fidano di Gesù, non possono dimenticare le sue parole, se vogliono davvero capire ciò che significa che Dio non è padrone di nessuno e chi si impadronisce di Dio distrugge il suo essere “padre”. Il Vangelo afferma senza mezzi termini che non ci sono padroni, ma solo fratelli.