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Un Papa secondo il cuore di Dio

La riflessione domenicale sul nuovo Papa Leone XIV

Un Papa secondo il cuore di Dio

Prima e durante il Conclave ci si è sbizzarriti per capire chi sarebbe potuto essere il nuovo papa, se un progressista o un conservatore, se sulla strada aperta da Francesco o altro. 

Hanno chiesto anche all’intelligenza artificiale qualche lume. Ma come sempre accade in questi casi le previsioni si sono dimostrate sbagliate: “chi entra in conclave papa, ne esce cardinale». 

E così è stato per Parolin, che era in vetta alle classifiche, per Matteo Zuppi, il cardinale di Bologna tanto amato e per Pizzaballa, Patriarca latino di Gerusalemme, solo per citare i cardinali italiani, uno dei quali molti speravano potesse diventare il duecento sessantasettesimo successore di Pietro. In breve tempo è stato votato invece Robert Francis Prevost, cittadino statunitense e peruviano, missionario, pastore e uomo di curia. 

Qualcuno lo ha definito «il meno americano dei cardinali statunitensi», anche perché più della metà della sua vita l’ha passato in America Latina (in Perù) e in Europa. Rispetto a Bergoglio è meno impulsivo, ha un carattere più riservato e a lui lo ha unito una profonda amicizia. Nell’ultima intervista su Francesco, Prevost ha detto fra l’altro: «Nel suo pontificato ha trasmesso a di voler continuare quello che è cominciato con il Concilio Vaticano II, la necessità di rinnovare sempre la Chiesa, semper reformanda est”… C’è ancora tanto da fare, bisogna continuare. Non possiamo fermarci, non possiamo tornare indietro. 

Bisogna vedere come lo Spirito Santo vuole che la Chiesa sia oggi e domani, perché il mondo di oggi, nel quale vive la Chiesa, non è uguale a quello di dieci o venti anni fa.

Quindi, il messaggio è sempre lo stesso: proclamare Gesù Cristo, proclamare il Vangelo, ma diversa è la maniera di arrivare alla gente di oggi, ai giovani, ai poveri, ai politici”. Divenuto cardinale, nel 2023, ha chiarito qual è lo scopo della missione di un vescovo o di un sacerdote: «Spesso ci siamo preoccupati di insegnare la dottrina, il modo di vivere la nostra fede, ma rischiamo di dimenticarci che il nostro primo compito è insegnare ciò che significa conoscere Gesù Cristo e testimoniare la nostra vicinanza con il Signore». 

Più volte ha ribadito di sentirsi sempre missionario: «La mia vocazione come quella di ogni cristiano è l’essere missionario, annunciare il Vangelo là dove uno si trova. Quando è stato nominato prefetto del Dicastero per i vescovi ha detto: «Certamente la mia vita è molto cambiata: ho la possibilità di servire il Santo Padre, di servire la Chiesa oggi, qui, dalla Curia romana. Una missione molto diversa da quella di prima ma anche una nuova opportunità di vivere una dimensione della mia vita che semplicemente è stata sempre rispondere “sì” quando ti chiedono un servizio. 

Con questo spirito ho concluso la mia missione in Perú, dopo otto anni e mezzo come vescovo e quasi vent’anni come missionario, per incominciarne una nuova a Roma». Prevost è un uomo umile e deciso, pronto ad affrontare i non pochi problemi della chiesa cattolica. 

E lo farà costruendo ponti, lavorando per raggiungere una pace disarmata e disarmante.

Lo farà con uno stile sinodale, dove la prima cosa importante è saper ascoltare, accogliere, cercare insieme possibili soluzioni. E’ bella e coinvolgente la frase di S. Agostino usata dalla loggia della basilica vaticana: «Con voi sono cristiano, per voi sono vescovo»: siamo tutti uguali, abbiamo tutti la stessa dignità che ci viene dal battesimo, a differenziarci è solo il servizio. 

Ma veniamo ancora al bisogno di pace che c’è nel mondo. Cosa farà papa Leone?  Le sue prime parole sono state le stesse di Cristo risorto: «La pace sia con voi». E ha aggiunto: «Fratelli, sorelle carissimi, questo è il primo saluto del Cristo Risorto, il buon pastore che ha dato la vita per il gregge di Dio. Anch’io vorrei che questo saluto di pace entrasse nel nostro cuore, le vostre famiglie, a tutte le persone, ovunque siano, a tutti i popoli, a tutta la terra. La pace sia con voi”. 

In un tempo di corsa al riarmo in tutto il mondo, Papa Leone XIV definisce la sua idea di pace come “disarmata”: “Questa è la pace di Cristo risorto. Una pace disarmata e una pace disarmante, umile e perseverante. Proviene da Dio. Dio che ci ama tutti incondizionatamente”. Leggo tanta spiritualità in queste parole, ma anche invito a diventare autentici costruttori di pace vera. Buon lavoro, papa Leone!


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