Oggi 8 luglio si celebra la Giornata internazionale del Mar Mediterraneo, anche detto comunemente “Mare Nostrum”, giornata la cui importanza sta nel diffondere quelli che sono i pericoli e lo stato di “salute” di questo mare.
Questa situazione ci deve preoccupare e allo stesso tempo ci deve vedere protagonisti in positivo facendoci davvero partecipi di un cambiamento.
La giornata internazionale del Mar Mediterraneo è stata istituita nel 2014, e tra gli obiettivi primari certamente c’è la speranza che ci sia una cooperazione tra i popoli che abitano le terre che si affacciano sul Mar Mediterraneo, puntando tutti a salvaguardare la grande biodiversità che lo caratterizza.
Se riflettiamo sulla vastità del Mare Nostrum, ci rendiamo conto che esso non è particolarmente grande, occupando, infatti, circa l’1% di tutti gli oceani, ma la sua importanza non è la vastità, quanto la presenza di oltre 12 mila specie marine.
Un numero altissimo in rapporto alla sua grandezza, proprio perché rappresenta più del 10% della biodiversità mondiale, un vero e proprio patrimonio dal valore inestimabile.
Assurdo, quindi, non tutelare questo tesoro, ignorando i problemi che lo minacciano ogni singolo giorno dell’anno.
Tra i fenomeni più gravi c’è sicuramente lo spiaggiamento di animali marini, in gran parte cetacei, delfini prima di tutto.
Nel triennio 2020/2022 si calcola che più di 500 cetacei di varie specie siano stati ritrovati sulle spiagge di alcune regioni italiane.
Tra le cause sicuramente c’è l’inquinamento da plastica, purtroppo secondo alcuni report effettuati, il Mare Nostrum è uno dei mari in cui è maggiormente presente la plastica, proveniente da una errata gestione dei rifiuti sulla terra ferma.
Per plastica si intende anche la microplastica che, proprio per le sue ridottissime dimensioni (praticamente invisibile), è anch’essa molto pericolosa e, quindi, può essere ingerita molto facilmente.
Dobbiamo tener presente che se parliamo di rifiuti marini, non intendiamo solo plastica, che pur essendo la gran parte, rappresenta circa il 77% del totale.
Essere consapevoli è certamente importante, ma non è sufficiente, bisogna fare qualcosa di concreto e ognuno di noi dovrebbe fare la sua parte in questa sfida.
Rendiamoci conto che il Mar Mediterraneo ha un ecosistema fragile che è fortemente “stressato” da vari fattori, non si tratta solo di inquinamento, influiscono negativamente, infatti, anche i cambiamenti climatici, la pesca intensiva, la presenza di molti traffici marini, i numerosi porti sulle coste e le tante costruzioni a scopo turistico.
