TRENTO. In relazione ad alcune note diffuse dalla stampa, il vicepresidente e assessore allo sviluppo economico, lavoro, famiglia, università e ricerca Achille Spinelli ribadisce gli obiettivi principali della proposta di revisione dell’ICEF, che è quella di riportare l’indicatore a uno strumento di misurazione che garantisca maggiore equità, semplificazione, chiarezza e trasparenza, oltre ad aggiornare i parametri di riferimento.
“Le istanze presentate dalle sigle sindacali e da ACLI erano già state prese in
considerazione nelle ultime riunioni del Comitato tecnico di esperti ICEF del
luglio scorso, ai quali erano presenti gli stessi proponenti. In quel contesto
era stata esaminata approfonditamente la proposta di rimodulazione e
reintroduzione delle deduzioni forfettarie. Era stato quindi presentato un
approfondimento curato da FBK-IRVAPP - l’Istituto per la ricerca valutativa
sulle politiche pubbliche - sulle deduzioni per le spese di produzione dei
redditi e lavoro femminile, confrontando lo stato attuale con lo scenario di
riforma e con un ulteriore scenario che modifichi, rispetto a quest’ultimo,
solo la modalità di calcolo delle spese di produzione del reddito delle
lavoratrici donne”, spiega Spinelli.
L’analisi del sindacati, sostanzialmente,
non tiene conto della logica di fondo e della logica del processo, che non è
volto a danneggiare le famiglie ma a ripristinare una valutazione più corretta.
Le variabili specifiche delle condizioni dei componenti del nucleo sono da
valutare nell’erogazione delle prestazioni e non nella misurazione della
“ricchezza” delle famiglie. Appare singolare che i sindacati propendano per
l’applicazione di deduzioni arbitrarie, piuttosto che basate sull’effettivo
ammontare del reddito. Le simulazioni condotte, di fatto, smentiscono le
legittime preoccupazioni dei sindacati in ordine alla tutela del lavoro
femminile ed al lavoro di entrambe i genitori: vengono invece valorizzate
all’interno della disciplina con il raddoppio della percentuale e del tetto
massimo di deduzione per lavoro”, continua l'assessore.
Per contro, l’esclusione
dell’Assegno Unico Universale (AUU) dal calcolo del reddito (nessun cumulo)
costituisce un significativo vantaggio per le famiglie (156€ mensili in media
per figlio in provincia di Trento), soprattutto per quelle numerose, le quali
sono ulteriormente tutelate dai coefficienti previsti nella scala di
equivalenza. Tali considerazioni sono anche emerse nel recente incontro del
vicepresidente con le rappresentanti del Forum provinciale delle famiglie.
Altrettanto nessuna modifica investe la condizione di disabilità, che continua
ad avere le necessarie e giuste tutele: verrà infatti introdotto il prossimo
anno uno specifico indicatore per la disabilità e la non autosufficienza.
Confermo in ogni caso la massima disponibilità a momenti di confronto in
itinere; ribadisco altresì la volontà della Giunta di ridurre al minimo gli
effetti per i nuclei. Inoltre, come ho confermato sia in sede di Comitato ICEF,
sia con il Forum, sia con le rappresentanze sindacali, la revisione verrà applicata
in modo graduale, accompagnando le strutture della PAT in modo tale da
garantire in prima applicazione una sostanziale assenza di impatti sulle
politiche. Il tutto sarà inoltre attentamente monitorato anche con il prezioso
aiuto di IRVAPP”, conclude Spinelli.
“Messi a confronto i tre scenari in termini di calcolo delle deduzioni, si è
dimostrato concretamente che la riforma migliora l’equità tra le famiglie, pur
aumentando in alcuni casi il valore ICEF, sia rispetto all’ICEF attuale, sia
alla proposta avanzata dai sindacati.
“Per valorizzare veramente il lavoro femminile è necessario che tale
valutazione sia effettuata al livello di erogazione dei benefici che prevedono
tale incentivazione e non di misurazione del livello della condizione
economica. È quindi necessario procedere a una valutazione approfondita nelle
domande e nelle misure adottate, ad esempio considerando correttivi specifici
volti a riconoscere e sostenere la condizione della donna lavoratrice.
L’attuale complessità raggiunta dall’ICEF e la difficoltà ad una corretta
governance, visto il cumulo di deduzioni in alcuni ambiti, è tale da ritenere
iniquo l’attuale indicatore. Per quanto riguarda la riforma dell’AUP e
dell’indicatore Povertà, queste entreranno comunque in vigore a partire da
giugno 2026 e le modifiche, rispetto all’attuale configurazione degli aspetti
caratterizzanti l’indicatore, sono minime.
