Il giubileo con le sue folle di pellegrini è un segno di speranza per la chiesa e per il futuro della fede. Emerge un prepotente bisogno di senso presente nell’umanità, una ricerca di spiritualità mai sopita. Ma nessuno si illude che riesca a cancellare la crisi della religiosità, evidente in Italia e in Europa. Ha suscitato stupore quel milione di giovani silenziosi durante l’adorazione eucaristica, ma non c’è dubbio che una volta lasciata Roma, continueranno ad avvicinarsi e a cercare una spiritualità individuale, lontana dalla proposta della religione tradizionale.
Tutte le indagini sociologiche hanno messo in rilievo un allontanamento dalle pratiche religiose tradizionali. La partecipazione alla messa domenicale continua inesorabilmente a calare, come pure la frequenza ai sacramenti. Tra questi, confessione e matrimonio sono ormai diventati “sacramenti di nicchia”. La scienza, la tecnologia, i diritti individuali sono tra le cause che hanno ridotto l’importanza delle pratiche religiose e della preghiera, Ricordo una persona, non più giovanissima, che alla mia osservazione: ringrazia il Signore se sei guarito, mi ha risposto senza tentennamenti: no, io ringrazio il medico!
La religione è vista come distante da ciò che donne e uomini vivono e sperimentano ogni giorno.
Le generazioni più giovani sono sempre più distaccate dalle tradizioni religiose. Il 40 per cento di dichiara “non religioso”. Ed è possibile rendersene conto anche nelle nostre parrocchie: pochi si sposano con rito religioso e comincia ad aumentare il numero dei bambini che non viene più battezzato. Non interessano più i dogmi. Ciò che il cristianesimo ha costruito con fatica in secoli di studio e di lotte non desta nessun interesse. Diverso è se si guarda al cristianesimo come religione legata alla dignità dell’essere umano e alla sua ricerca di senso. In questo caso ritrova ancora la sua forza. Ma rimane abbastanza evidente il modo di vivere la religione da parte degli individui, rispetto a quanto propone la Chiesa. Non interessano i dogmi, interessano meno le celebrazioni. Nascono gruppi di credenti fuori delle istituzioni. A Dio ci si avvicina in modo individuale, “quando se ne sente il bisogno”, quando si vive un momento particolarmente significativo della propria vita. Inoltre Dio è “carità”, e dunque sicuramente attira l’attenzione e la devozione e la pratica delle persone nelle opere di solidarietà.
Dall’orizzonte della Chiesa non è sparito il Vangelo, ma accade che molti cristiani, singolarmente o in gruppo, cercano di rinnovare la pratica del Vangelo in ciò che vivono e sperimentano quotidianamente, rendendo anche visibile quella che Enzo Bianchi chiama “la differenza cristiana”.
«Vivere la fede oggi significa spesso inventarsi una pratica quotidiana. Non si tratta più di aderire passivamente a un sistema religioso preesistente, ma di creare un cammino individuale. La religiosità diventa un processo di creazione del significato, in cui ogni persona diventa il proprio artefice, modellando la propria spiritualità per adattarsi alla vita moderna». (Salvino Pezzotta) Non finisce la religiosità con la fine delle pratiche religiose ufficiali, cambia il modo di esprimere la fede. Resistono tuttavia modi di esprimere la fede in forme tradizionali, ma rimangono più esteriorità dettata da qualche convenienza che adesione personale al messaggio di Gesù. In ogni modo è possibile affermare che la spiritualità non scompare, non si esprime solo o forse nemmeno principalmente attraverso i riti tradizionali, «ma si manifesta nelle azioni di ogni giorno in cammini personale e individuale…. E non importa se fuori delle strutture ecclesiali»
