Alle ore 13.15 del 13 agosto 1935, a seguito di un violento nubifragio, una delle due dighe che formava il grande invaso idroelettrico di Molare in Valle Orba (provincia di Alessandria, Piemonte) collassò insieme a una porzione di terreno sul quale era fondata. Come accadde questo disastro?
L'estate del 1935 era stata fino ad allora molto siccitosa, all’alba del 13 agosto iniziarono ad abbattersi precipitazioni particolarmente intense sulle valli di Orba e Stura.
La diga maggiore tenne, purtroppo, però, lo sbarramento secondario cadde riversando acqua fangosa della portata di oltre 30 milioni di metri cubi.
Il bilancio che ne derivò fu di danni ingenti e di un totale di 111 persone che persero la vita e diversi dispersi, i corpi di alcuni di questi furono ritrovati molti anni dopo.
Al fine di commemorare il 90° anniversario del disastro della Diga di Molare, avvenuto il 13 agosto 1935, il Comune di Ovada ha organizzato, in collaborazione con il Comune di Molare, l'Accademia Urbense, l'Associazione Amici del Borgo, il Gruppo FAI di Ovada, l'Associazione Legambiente dell'Ovadese, l'Associazione Robydamatti e il CAI di Ovada, una serie di iniziative, con l'obiettivo di ripercorrere un momento di storia del territorio e rimarcare l'importanza della sua salvaguardia.
Abbiamo intervistato la Sabina Caneva, assessore del Comune di Ovada.
Assessora Caneva, c'erano state avvisaglie riguardanti il disastro della diga o è accaduto tutto all'improvviso?
Non c'erano state avvisaglie ma l'innalzamento della diga bric Zerbino
aveva comportato la costruzione della diga sella Zerbino non sorretta da
indagini geologiche adeguate.
Infatti crolla la sella Zerbino; ci furono anche
problemi nelle valvole di sfiato della diga principale durante la forte
pioggia. Le responsabilità umane nella costruzione sia della diga principale
che in quella secondaria furono evidenti: nella diga principale non
funzionarono a dovere i meccanismi di scarico, mentre la diga secondaria era
stata costruita in modo affrettato e senza indagini geologiche appropriate. Al
processo, che si tenne qualche anno dopo, tutti furono assolti. Quali sono state le conseguenze scaturite dal disastro della diga? Oltre le 111 vittime, ci furono ponti stradali distrutti (Molare,
Ovada, Belforte), un ponte lesionato (San Paolo) un ponte ferroviario distrutto
(Molare, linea Genova-Acqui), case e coltivazioni da prima di Molare ad Ovada
distrutte.
Il Borgo di Ovada, oltre Orba, quasi cancellato completamente. Sono trascorsi 90 anni da quel tragico momento. Avete organizzato
diverse iniziative? Abbiamo ritenuto doveroso, nel novantesimo anniversario, organizzare,
insieme al Comune di Molare e a molte associazioni ovadesi (Accademia Urbense,
Amici del Borgo, Legambiente, FAI, Naturabile) una serie di importanti
iniziative proprio con lo scopo di "Non dimenticare". Per rispetto
alle vittime, alle famiglie e alla città stessa che visse, in quel contesto,
uno dei suoi lutti peggiori.
