Non è che ci stiamo illudendo, che siamo un po’ svampiti o peggio ancora dei pericolosi irresponsabili? Attorno a noi c’è un mondo che brucia, ci sono migliaia di vittime innocenti che muoiono, uccise, affamate, tenute prigioniere. Penso particolarmente ai bambini che vorrebbero essere abbracciati e che qualcuno considera invece nemici da far morire di fame o nelle acque del Mediterraneo. Basterebbero poche decine di milioni di dollari per creare un mondo più giusto. Pare una cifra enorme, ma è un nulla rispetto alle spese militari che ogni anno stanziano e spendono gli stati. Se risparmiassimo questi soldi che adoperiamo per preparare, dichiarare e combattere guerre - almeno questa piccola parte 0- potremmo salvare il mondo dalla fame e dalla miseria. Einstein diceva che il mondo è un inferno non tanto per i guai combinati dai malfattori. Ma per l’inerzia dei giusti che se ne accorgono e stanno lì a guardare.
E questi giusti, purtroppo, non mancano né tra le persone che incontriamo per strada né nei nostri parlamenti. Penso alle donne uccise da chi dice di amarle. Forse non ce ne accorgiamo sempre, forse non ce ne accorgiamo tutti, ma troppe nostre parole hanno perso il loro significato e confinano con la confusione. Questa festa ci dice che come va il mondo non dipende solo da Dio. Dipende anche da noi, forse soprattutto da noi. Nel Magnificat diciamo che Dio abbatte i potenti dai troni, noi spesso ce li rimettiamo; affermiamo che Dio ha colmato di beni gli affamati: con i nostri sprechi potremmo dar da mangiare a milioni di persone… In questa festa i cristiani dovrebbero chiedere a Dio di diventare più responsabili di tutti e della terra che gli uomini abitano.
