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Maria assunta in cielo e l'inferno sulla terra

Assunzione, festa dal grande significato

Maria assunta in cielo e l'inferno sulla terra
Nel bel mezzo dell’estate la Chiesa ci propone di celebrare Maria Assunta in cielo, una festa che, per i cristiani, ha un grande significato. E’ festa del corpo, che porta in sè la forza e la bellezza di Dio, è festa dell’incontro non solo fra due donne, Maria ed Elisabetta, ma fra tutti coloro che vogliono vincere la sofferenza, la violenza e vivere nella pace e nella gioia. E’ festa dell’incontro tra generazioni: Maria era un’adolescente o poco più, Elisabetta era invece avanti negli anni; insieme portano nel mondo pienezza di vita, dialogo, impegno di una fede che crea giustizia e pace. E’ festa che parla di vita che vince la morte. Sono pensieri di cui abbiamo bisogno soprattutto in questo momento particolare. Eppure mi sento a disagio… Noi infatti siamo qui e sentiamo parlare di luce e di paradiso, ma intorno a noi non vediamo che sfiguramenti. Celebriamo la luce che ci viene da questa festa di Maria, e intanto, in questo momento, in tante parti del mondo, sono altre le luci che fendono i cieli: luci che uccidono anziché illuminare.

Non è che ci stiamo illudendo, che siamo un po’ svampiti o peggio ancora dei pericolosi irresponsabili? Attorno a noi c’è un mondo che brucia, ci sono migliaia di vittime innocenti che muoiono, uccise, affamate, tenute prigioniere. Penso particolarmente ai bambini che vorrebbero essere abbracciati e che qualcuno considera invece nemici da far morire di fame o nelle acque del Mediterraneo. Basterebbero poche decine di milioni di dollari per creare un mondo più giusto. Pare una cifra enorme, ma è un nulla rispetto alle spese militari che ogni anno stanziano e spendono gli stati. Se risparmiassimo questi soldi che adoperiamo per preparare, dichiarare e combattere guerre - almeno questa piccola parte 0- potremmo salvare il mondo dalla fame e dalla miseria. Einstein diceva che il mondo è un inferno non tanto per i guai combinati dai malfattori. Ma per l’inerzia dei giusti che se ne accorgono e stanno lì a guardare.

E questi giusti, purtroppo, non mancano né tra le persone che incontriamo per strada né nei nostri parlamenti. Penso alle donne uccise da chi dice di amarle. Forse non ce ne accorgiamo sempre, forse non ce ne accorgiamo tutti, ma troppe nostre parole hanno perso il loro significato e confinano con la confusione. Questa festa ci dice che come va il mondo non dipende solo da Dio. Dipende anche da noi, forse soprattutto da noi. Nel Magnificat diciamo che Dio abbatte i potenti dai troni, noi spesso ce li rimettiamo; affermiamo che Dio ha colmato di beni gli affamati: con i nostri sprechi potremmo dar da mangiare a milioni di persone… In questa festa i cristiani dovrebbero chiedere a Dio di diventare più responsabili di tutti e della terra che gli uomini abitano.      

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