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Kirill, il patriarca che giustifica la guerra

dom 13 mar 2022 16:03 • By: Renato Pellegrini

La realtà è più grande dell’immaginazione?

Ho sempre nutrito qualche dubbio in proposito, ora non più. Chi avrebbe mai pensato che un patriarca, un capo della chiesa ortodossa, che prende la sua legittimazione da Gesù Cristo dichiarasse giusta la guerra che Putin ha mosso contra l’Ucraina? Questo grande amico di un dittatore sanguinario sta togliendo ogni credibilità al Vangelo, secondo il quale non è mai ammissibile la violenza. Mai!

Per questo capo, “patriarca di tutte le Russie”, appare evidente (lo dice in un sermone al termine della funzione nella chiesa cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca) che l’Occidente è «l’impero delle bugie», che sta spezzando l’unità profonda tra Ucraina e Russia, unite da un destino comune: «un solo popolo, legato dal destino storico» con il fonte battesimale di Kiev a fare da collante: «siamo uniti dalla nostra fede, dai nostri santi, dalla speranza comune, dalle stesse preghiere». Sempre secondo il suo pensiero, l’Occidente è «nemico del genere umano, attraverso specifiche persone e organizzazioni, getta bugie nelle relazioni fra i nostri popoli e sulla base di quella bugia sviluppa un conflitto». In altre parole lui pensa che sia il demonio all’opera. Solo nell’Occidente, ovviamente.

Per questo va contrastato per poter stare così «dalla parte della luce, dalla parte della verità di Dio, di ciò che la luce di Cristo ci rivela, la sua parola, il suo Vangelo».

Graziadei maggio

Vaneggiamenti. Questa è una interpretazione del Vangelo che nessuno può sottoscrivere. Kirill fa molto male alla sua Chiesa e a al Cristianesimo. Non bastava il dramma di tante madri coi loro figli anche molto piccoli, a dover scappare da una pioggia assurda e crudele di bombe, non bastava la distruzione degli ospedali dove erano ospitati bambini e donne incinte, né l’orrore di corridoi umanitari chiusi da scoppi portatori di morte, occorreva s’aggiungessero le parole dissennate di un patriarca. Egli spiega che la distruzione della vita umana, che è ciò che noi vediamo, non è lo scopo voluto da questa guerra, decisa da Vladimir Putin.

Questa guerra infatti è contro la cultura imperante che vuole togliere ogni identità culturale ai popoli, che si riconoscono in determinati valori additati come cristiani. Nell’Occidente ci sono gay e i gay pride e peccati di ogni genere. Il Vangelo insegna che solo Dio, alla fine dei tempi, sarà giudice. Kirill invece sa che ogni male (anche quello presunto) va estirpato da subito. E Putin sarebbe il crociato che ristabilisce ogni ordine e ogni giustizia. È solo il caso di gridare: Dio mio, Dio mio, perché ci hai abbandonati?

Il cardinale Konrad Krajewski, invece, si è recato a Leopoli, città «spettrale, deserta, per il coprifuoco e per la paura». L'Elemosiniere pontificio è in Ucraina mandato da papa Francesco - con cui mantiene un filo diretto e costante - in missione umanitaria. Ha subito incontrato Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa greco-cattolica, e il metropolita di Leopoli Mieczyslaw Mokszycki, per far fronte insieme al disastro della guerra. Insieme con loro ci sono tutti i vescovi, i preti, religiosi e suore, rimasti nel Paese al loro posto. Quando gli sfollati vedono il cardinale e capiscono che arriva dal Vaticano per conto del Papa si commuovono, perché se il Santo Padre ha mandato un suo cardinale in mezzo alla guerra significa che davvero desidera trasmettere il suo amore al popolo in fuga dalle bombe. Nel febbraio del 2016, sei anni fa, Kirill, abbracciato a Francesco, in un incontro storico avvenuto all’aeroporto di Cuba, deplorava lo scontro in Ucraina. Ora invece ha cambiato idea, forse perché il Cremlino non gli dava più retta, sicuramente perché ha riscritto in modo blasfemo il Vangelo. 

 

    



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