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L'ignoranza imperante

dom 18 giu 2023 08:06 • By: Renato Pellegrini

La domanda è: quale avvenire sarà in grado di costruire?

«L’essenza di ogni fondamentalismo è quella di consolidare l’ignoranza, di porre più precisamente l’ignoranza come fondamento di una verità assoluta».

Così scrive Massimo Recalcati. E l’ignoranza oggi impera. Non interessa più il passato; si vive solo nel presente per il presente. Il futuro si creerà da solo, o comunque senza una mia partecipazione. Gli altri li apprezzo se mi sono simpatici e non per le loro competenze, il loro lavoro… Non ricordo se uno è coerente o meno, importante è che in qualche modo soddisfi la mia voglia di vivere. Sono discorsi frequenti.

Così abbiamo costruito una società, che come nessun’altra ha conosciuto una tanto grande libertà individuale e di massa, sperimentata in modo particolare dai giovani.

Ma, mi chiedo con un po’ di stupore critico, dove porta, quale avvenire sarà in grado di costruire? Se guardo ai giovani, non posso non pensare agli adulti, perché, cito ancora Recalcati, «il problema oggi è diventato quello dell’assenza di cura che gli adulti manifestano verso le nuove generazioni… Sempre più raramente i giovani possono incontrare negli adulti incarnazioni credibili di cosa significa essere responsabili».

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Pensieri, questi, che mi sono venuti alla mente pensando a quanto accaduto in questi giorni. Sicuramente c’è stato anche tra i miei lettori, chi ha visto il video attraverso cui il giovane youtuber romano proclama esaltato il proprio entusiasmo per aver noleggiato la Lamborghini che qualche ora dopo si schianterà contro una Smart causando la morte del piccolo Manuel, di soli cinque anni. Questo non è che un ulteriore elemento che dimostra in modo lampante lo sfacelo educativo in cui, volenti o nolenti, siamo tutti coinvolti. Pensiamo almeno per un attimo alla giovane madre che sta guidando l’auto con dentro i suoi due figli perforata dal bolide lanciato a tutta velocità con a bordo cinque ragazzi. E pensiamo subito dopo al vuoto presente nell’animo dell’adolescente che lo ha girato per avere qualche applauso in più…

Non cerchiamo di consolarci perché, in fondo, è un caso isolato di narcisismo infantile legato al mondo dei social che organizzano sfide estreme. Vero è che crescere in una dimensione esclusivamente virtuale sfalsa il rapporto con la realtà, illudendo chi vi partecipa che si possono causare danni senza dover pagare il prezzo del risarcimento. Come spiegarlo a quelli riuniti intorno a TikTok? Come riuscire a spiegare a un ragazzo che fin quando avrà bisogno del riscontro di numerose persone non diventerà mai adulto?

Solo se saprà fare a meno del giudizio altrui, potrà veramente crescere. Intendiamoci: è giusto essere contenti mentre si riceve l’applauso, ma se facciamo dipendere la nostra vita solo da questo saremo presto schiavi del risultato che ci siamo proposti. C’è tutto un lavoro da fare nelle scuole e nelle famiglie per rifondare l’esperienza. La notizia di questi ventenni che hanno giocato con la vita e con la morte loro e degli altri «ci deve portare a riprendere in mano il territorio della crescita in cui i nostri figli costruiscono la loro identità, i loro valori, i loro desideri. Dobbiamo rimetterli a contatto con la vita reale, insegnare loro a maneggiare il dolore, a rimanere connessi con una interiorità fatta di emozioni, cognizioni, ideali e valori che vanno prima pensati e poi agiti. Significa fornire presenza, sguardi, relazioni. Ma anche esempio e testimonianza del fatto che essere adulti è una cosa seria e non un giro di giostra da sperimentare nel primo Paese dei Balocchi che trovi aperto sulla tua strada».  (Alberto Pellai, psicoterapeuta)



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