Skin ADV

I nostri nomi sono scritti nel cielo

dom 05 nov 2023 08:11 • By: Renato Pellegrini

'Il mio Dio non è il Dio dei morti, ma dei vivi'. La riflessione domenicale

«I vostri nomi sono scritti nei cieli» (cf. Lc.10,2) è il messaggio che trasforma la morte in vita, che Gesù ha donato a tutti. Nel giorno della commemorazione dei fedeli defunti, il 2 novembre, suona come invito a non lasciarsi schiacciare dalle preoccupazioni della terra, dove purtroppo ancora siamo costretti ad assistere ad atrocità impensabili come la decapitazione di bambini e una difesa che assomiglia troppo a una vendetta generalizzata.

La terra sembra correre verso un destino amaro, un non senso che ha il sapore della sconfitta totale. Guardandola dall’alto deve davvero apparire come la descrive Dante: «L’aiuola che ci fa tanto feroci» (Par. XXII, 151), al punto da costruire armi sempre più potenti, da aumentare senza mai arrestarsi la spesa per gli armamenti, dimenticando troppo spesso ospedali e scuole. E se tutto questo è vero, e lo è purtroppo, i credenti in Gesù di Nazareth, devono sapere che il loro sguardo e il loro impegno non può allontanarsi da questo posto di enorme miseria.

«Le crisi degli ultimi decenni fanno pensare che la scomparsa del genere umano, immaginata nel leopardiano Dialogo di un folletto e di uno gnomo, non sia un mero esercizio poetico. Le armi atomiche sono l’inquietante simbolo di un potere autodistruttore mai posseduto prima dall’umanità» (mons. Erio Castellucci, vescovo di Carpi). Nelle pagine del Vangelo torna spesso il richiamo a trattare tutti gli uomini come fratelli, ad esercitarsi nella pratica del perdono, a farsi prossimo anche dei nemici (vedi la parabola del Samaritano) a dar da mangiare, da bere a che ne ha bisogno, a vestire chi è nudo, a visitare chi è in carcere (cfr.

Graziadei maggio

Mt 25,31-46).

In questo tempo tragico della guerra nel Vicino Oriente, vorrei ricordare la testimonianza di Hadar Norag, regista israeliana: "Quando mia nonna arrivò qui, dopo l'Olocausto, la Jewish Agency le promise una casa. Non aveva niente, tutta la sua famiglia era stata sterminata. È rimasta in attesa per lungo tempo in una tenda, in una situazione estremamente precaria. La portarono quindi ad Ajami, a Jaffa, in una stupenda casa sulla spiaggia. Vide che sul tavolo c'erano ancora i piatti degli arabi che ci abitavano e che erano stati cacciati via. Allora lei tornò all'agenzia e disse apertamente: riportatemi nella tenda non farò mai a qualcun altro ciò che è stato fatto a me."

Un esempio eroico di chi ha saputo amare l’umanità e amando l’umanità ha onorato Dio. Ce lo ricorda Dietrich Bonhoeffer: è necessario amare la vita e la terra fino al punto in cui tutto sembri finire con esse, e solo allora si potrà credere alla risurrezione dei morti e a un mondo nuovo. I nostri nomi sono scritti nei cieli perché la terra non li cancelli per sempre, non svaniscano come cenere nel vento. Nei cieli sono scritti i nomi di tutti, non solo dei grandi e dei potenti che incontriamo sui libri di storia o li possiamo ammirare sui monumenti. Io penso alle moltissime persone che ho conosciuto e sono morte, a quelle che ho accompagnato a sepoltura. Mi pare di rivederle sorridenti dopo una vita faticosa, anche sofferente, ma dalla quale alla fine sono usciti vincitrici. «“Commemorare” i defunti, per chi crede nel Dio della vita, non è solo “ricordare” i propri cari, reinserirli nel cuore. Commemorare significa sollecitare la “memoria” di Dio, nel cui infinito registro i nomi di tutti, anche degli invisibili, sono scritti con inchiostro indelebile» (mons. Erio Castellucci).

Non solo in questi giorni, ma spesso mi vengono alla mente i nomi di molte persone dimenticate, che rimangono però ben fissi nella memoria di Dio. E Dio ricorda, ama e accoglie coloro che, vicini o lontani da noi, non sono stati accolti alla luce, o quelli avvicinatisi alle nostre coste nei barconi e lasciati soccombere in mare, o quelli che cercando un rifugio dalla guerra, incontrano la morte sotto le bombe. Quando vado al cimitero passo talvolta tra una tomba e l’altra bisbigliando una semplice preghiera: mi pare allora di esercitarmi alla cura di tutti e di capire che davvero il mio Dio non è il Dio dei morti, ma dei vivi.

 



Riproduzione riservata ©

indietro