dom 19 nov 2023 18:11 • Dalla redazione
La Chiesa celebra oggi, 19 novembre 2023, la settima giornata mondiale del povero, istituita da papa Francesco
La Chiesa celebra oggi, 19 novembre 2023, la settima giornata mondiale del povero, istituita da papa Francesco. Nel suo consueto messaggio dopo una interessante e profonda riflessione su un libro poco conosciuto dell"Antico Testamento, Tobia, il pontefice pone l"attenzione su un versetto: «Non distogliere lo sguardo dal povero» (Tb 4,7).
Scrive: «Viviamo un momento storico che non favorisce l"attenzione verso i più poveri. Il volume del richiamo al benessere si alza sempre di più, mentre si mette il silenziatore alle voci di chi vive nella povertà . Si tende a trascurare tutto ciò che non rientra nei modelli di vita destinati soprattutto alle generazioni più giovani, che sono le più fragili davanti al cambiamento culturale in corso.
Si mette tra parentesi ciò che è spiacevole e provoca sofferenza, mentre si esaltano le qualità fisiche come se fossero la meta principale da raggiungere. La realtà virtuale prende il sopravvento sulla vita reale e avviene sempre più facilmente che si confondano i due mondi. I poveri diventano immagini che possono commuovere per qualche istante, ma quando si incontrano in carne e ossa per la strada allora subentrano il fastidio e l"emarginazione. La fretta, quotidiana compagna di vita, impedisce di fermarsi, di soccorrere e prendersi cura dell"altro.
La parabola del buon samaritano (Lc 10,25-37) non è un racconto del passato, interpella il presente di ognuno di noi. Delegare ad altri è facile; offrire del denaro perché altri facciano la carità è un gesto generoso; coinvolgersi in prima persona è la vocazione di ogni cristiano» (n.4).
Nel rapporto della Caritas, intitolato significativamente: "Tutto da perdere", presentato un paio di giorni fa a Roma, si possono leggere tante storie dimenticate nell"indifferenza dilagante, eppure comuni. Uno sguardo anche veloce ai dati Istat fa emergere come nel dopo-covid gli Italiani che vivono sotto uno standard dignitoso siano aumentati dal 9,1% al 9,7%. I centri di ascolto della Caritas rilevano tanti nuovi poveri, il 45% del totale. Non è sufficiente nemmeno avere un lavoro per sfuggire alla precarietà ; si è sottopagati, provenienti generalmente da famiglie con basso reddito d"istruzione e rassegnati ad occupare i posti più bassi.
Sempre l"Istat mette in risalto che oltre 2 milioni e mezzo di lavoratori è a rischio povertà .
E non fa certo onore sapere di una presenza preoccupante della povertà assoluta: quasi 1 milione e 269 mila minori. «In un Paese bloccato, il titolo di studio dei genitori condiziona fortemente la probabilità di trasmettere la povertà ai figli, la famiglia di provenienza resta determinante per il futuro. In Italia, ad esempio, solo l"8% dei giovani-adulti con genitori che non hanno completato la scuola secondaria superiore ottiene un diploma universitario. La media Ocse è del 22%». (Paolo Lambruschi, Avvenire 18.11.2023)
La rete Caritas che conta circa 85.000 volontari, ha aiutato e sostenuto più di 252mila persone lo scorso anno, dato sottostimato e in continuo aumento. Rispetto al 2021, il numero degli assistiti è cresciuto del 12% sia per l"accoglienza dei profughi ucraini che per la crisi economica. Il 22% degli assistiti della Caritas è un lavoratore sfruttato o sottopagato, per due terzi anche da cinque anni.
Tra le cause, oltre al basso livello di scolarità , lo sfruttamento nella grande distribuzione, che impone spesso contratti part time, turni indefiniti che limitano la possibilità di trovare un secondo lavoro, l"utilizzo improprio di tirocini per i giovanissimi, le finte partite Iva. Il sommerso prevale nel settore domestico. Due su tre fra gli intervistati della Caritas hanno cominciato a lavorare da minorenni. Le storie raccontate ai volontari fanno intravedere uno scenario inquietante.
Avvenire ne ha raccolte qualcuna e tutte lasciano trasparire storie di sfruttamento, impossibilità di arrivare a fine mese o di dare un pasto che meriti tale nome ai figli. «Mi sono sposata due volte "“ racconta una donna assistita dalla Caritas in una città del Centro Italia "“ il mio primo marito è morto. Dopo alcuni anni, mi sono risposata e purtroppo sto divorziando. Il mio secondo marito è fuggito lasciandomi con due bambini, un maschio di 15 anni e una femmina di quasi 13. Poi ho un figlio di 25 anni avuto con il mio primo marito. Da ragazza non avevo voglia di studiare, mi sono fermata alla terza media e a 16 anni sono andata a lavorare. Vivo da abusiva in un alloggio popolare, siamo stati tre mesi senza corrente elettrica. Ci hanno tolto la luce perché ero una cattiva pagatrice. È avvenuto in inverno quando era sempre buio. Con i miei figli stavamo fuori casa fino alle 19.30 di sera, si mangiava con la candela e si andava a letto. Anche per loro è stata molto dura». Oppure basta una malattia a ributtarti sul fondo. «Sono preoccupato "“ lamenta F. di Brescia "“ per le spese per la salute, perché vai a fare un minimo controllo e ti domandano una cifra».
Vite di milioni di persone che hanno tutto da perdere e a cui vanno restituiti dignità e diritti essenziali. (Avvenire 18.11.2023)
Anche in Trentino aumentano i poveri. Scrive Barbara Goio su l"Adige di ieri, commentando i dati della Caritas diocesana, che «stanno emergendo nuovi e preoccupanti bisogni, dalle famiglie incapaci di far fronte a spese impreviste (36,9%) a chi lavora, ma resta comunque povero, a chi non riesce a pagare affitti e bollette e lotta con un inflazione che colpisce le fasce basse della popolazione».
La Caritas trentina lavora attraverso i centri d"ascolto, dai quali nel 2022 sono passate oltre tremila persone, alle quali «sono stati erogati 850.000 euro, frutto per lo più di donazioni di privati. Ma c"è stato un notevole impegno anche nell"accoglienza per far fronte alle situazioni di emergenza: dare una casa a chi ne ha bisogno, vale a dire a 157 persone in 51 alloggi lo scorso anno, e poi distribuzione di pacchi viveri, assistenza nelle carceri e la presa in carico di circa 300 rifugiati.
È fondamentale ascoltare chi vive sulla propria pelle queste situazioni di estremo disagio. Solo allora si riuscirà a comprendere in quale tragedia le persone vivono e quante lacrime devono versare solo per essere venute al mondo. «C"è dunque anche una responsabilità in capo a ognuno di noi. A cominciare dal prendere coscienza di ciò che significa vivere in una società dei consumi e dello spreco. Suor Emmanuelle, che visse servendo i più poveri tra i poveri in Egitto, diceva: «Rinuncia alle cose inutili e condividi». (Josè Tolentino Mendoza).