DIMARO FOLGARIDA
"“ «L"errore di fondo del progetto di reintroduzione dell"orso e del non
controllo della crescita esponenziale del lupo sta proprio nell"aver
dimenticato la lezione che veniva dal passato e che era sotto gli occhi di
tutti. Di per sé la "Natura" è al tempo stesso buona e cattiva, fonte di
risorse ma anche di pericoli». A dirlo, durante il convegno organizzato
a Dimaro Folgarida, sul tema dei grandi carnivoridal Comitato Insieme per
Andrea Papi, è Geremia Gios,
professore ordinario di Economia e Agraria dell"Università di Trento, che ha
poi evidenziato: «L"uomo può modificare la natura, oggi molto più
rapidamente e in maniera più invasiva di un tempo, ma tali modifiche possono
tornare sia a suo vantaggio che a suo svantaggio. Si dice che bisogna investire
in comunicazione, come se spiegare con dotte citazioni chi è l"orso ne
riducesse automaticamente l"intrinseca pericolosità . Non si tratta di investire
in comunicazione, ma in conoscenza. È necessario partire dalla realtà non dalla
rappresentazione della medesima che fa comodo in quel momento.
Non è possibile
conservare senza gestire e non è possibile gestire senza la partecipazione
attiva delle popolazioni locali». E ancora: «Avere l"orso non significa più
biodiversità . Anzi, se la montagna viene abbandonata e il pascolo non è più
curato si va perdendo biodiversità ». Gios, quindi, ha aggiunto: «La presenza
degli orsi rende più difficile la vita in montagna. Ciò significa maggiori
costi. Non capisco perché questi costi li devono sopportare chi abita in
montagna e non chi vuole lupi e orsi. Se le Asuc, le Consortele e i proprietari
di bosco si metteranno insieme e inizieranno a promuovere delle cause per
chiedere i danni anche di tipo esistenziale allora forse, quando si inizierà a
pagare, si potrà ragionare in maniera diversa». Dopodiché Luca Battaglini,
ordinario di Scienze e Tecnologie animali presso il Dipartimento di Scienze
agrarie forestali e alimentari (DISAFA) dell'Università degli Studi di Torino,
ha affermato come l"obiettivo debba essere quello di affrontare il dibattito in
modo «completo» ascoltando e dando voce a «tutti» e ha ribadito la necessità di
arrivare a un maggior ruolo degli organi governativi al fine di una appropriata
gestione della criticità , a un"adeguata considerazione degli aspetti
socioeconomici e della grave sofferenza di un settore agricolo di grande valenza
ecosistemica, a una gestione pragmatica basata su dati scientifici realistici e
aggiornati e a una maggiore autonomia delle singole amministrazioni.
Ha chiuso la sequenza dei relatori l"antropologo Annibale Salsa, che ha parlato di
demonizzazione dell"uomo e sacralizzazione dei grandi carnivori: «Siamo in
presenza di un nuovo rito e nuovi riti che hanno seguaci soprattutto nelle aree
cittadine: i più grandi sostenitori della mitizzazione dei grandi carnivori e
di una natura con la "N" maiuscola sono coloro i quali hanno una concezione che
si costruisce in modo urbano-centrico. Ma la percezione di chi vive nelle
periferie della città non è la stessa di chi vive in montagna. Si arriva a
creare il dogma intoccabile del grande predatore, ma la montagna reale non ha
niente a che spartire con la montagna ideale, con la montagna enfatizzata e
romanticizzata dalla cultura cittadina».
Attualità
Class action per i danni da orso
A rilanciare l"idea Geremia Gios durante il convegno sui grandi carnivori di Dimaro
