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La disavventura di una pendolare in bici sulla Trento-Malé

gio 14 mar 2024 16:03 • Dalla redazione

Una residente della Val di Sole, pendolare a Trento per lavoro, racconta la propria brutta esperienza su una corsa della Trento-Malé

Una lettera pervenuta in redazione racconta uno spiacevole episodio avvenuto sulla Trento-Malé: protagonisti una docente che da Monclassico si reca a Trento, una bicicletta e un capotreno. Ecco il testo, firmato, inviato alla nostra redazione. 

“Buongiorno, sono un’insegnante che da anni abita in Val di Sole. Volevo raccontarvi la mia piccola disavventura capitata oggi con il personale della Trentino Trasporti spa.

Lavoro a Trento e visto che la mia auto è incidentata a seguito di un tamponamento subito, stamane ho deciso di prendere il treno che da Monclassico alle 6:12 mi porta a Trento.

Abito fuori dal paese e per raggiungere la stazione, complice le giornate calde, decido di scendere dal maso nel bosco dove abito, in bici.

Alla fermata del treno entro dall’entrata dalla quale si era affacciato il capotreno, chiedo conferma per la bici, se potevo salire e se dovevo pagare un supplemento. Mi risponde che potevo e che era necessario solo il biglietto personale. Assicuro la bici negli appositi spazi e mi godo il mio viaggio.

Dopo le mie 5 ore di lavoro a scuola, salgo sulla mia bici per dirigermi velocemente in stazione e tornare a casa da Trento verso la Val di Sole.

Graziadei maggio

Cerco la carrozza con il simbolo della bicicletta e aspetto paziente l’apertura delle porte.

Ma, sorpresa, con mio grande stupore il capotreno in servizio con aria a dir poco maleducata mi comunica che non posso salire. Gli spiego in maniera gentile che alle 6:12 nessuno mi aveva fatto osservare l’impossibilità di far salire a bordo la bici. Con estrema pazienza gli dico che per me è importante riuscire ad essere a casa quanto prima (visto che ho un minore a scuola che nessuno può andare a prendere al posto mio!), ma nulla da fare.

Rivolgendosi come se mi conoscesse mi “invita” ad arrangiarmi, che non era un problema suo, che lo spazio sul trenino in questo periodo è solo per gli sci perché non ci sono i ganci per le bici (non è vero visto che stamane l’ho assicurata agli appositi spazi presenti sui treni), di lasciare la mia bici (da 1.400€!) a Trento “tanto domani c’è il G7 è pieno di polizia”.

Ero sconvolta sia per la maleducazione dimostrata da tutte queste parole, buttate lì con l’arroganza di chi non si mette mai nei panni degli altri, “non è un problema mio” ha affermato serafico. Sconvolta e arrabbiata per l’incomprensione davanti al mio reale problema di non poter rimanere a Trento e di non sapere come fare a rientrare a casa. 

Fortunatamente c’era ad assistere al triste teatrino un altro capotreno che mi ha detto che si assumeva la responsabilità di farmi salire sul treno successivo senza problemi.

Così dopo 43 minuti d’attesa ho potuto prendere il treno che mi ha portata a casa, ma con l’amaro in bocca, con il pensiero che una lavoratrice conta meno di un turista, che un’utente del servizio pubblico sia invitata ad arrangiarsi davanti all’ottusità di chi pensa sia più importante prendere alla lettera una regola anche se assurda piuttosto che trovare una soluzione. 

Che dire, non penso che prenderò ancora il trenino con la bici peccato per le emissioni che produrrò non appena potrò di nuovo guidare la mia macchina!

In ogni caso: evviva la mobilità green quando è realmente garantita!” 

 



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