dom 02 giu 2024 09:06 • By: Renato Pellegrini
All'arena di Verona un momento emozionante
È stato il momento più emozionante che le migliaia di persone giunte all" Arena di Verona il 18 maggio hanno vissuto. Due uomini, che probabilmente nessuno pensava potessero riconciliarsi, appartenenti a due popoli in guerra, portando nel cuore il dolore e l"orrore vissuto, si sono abbracciati. Il primo ha detto: «Sono Maoz Inon, vengo da Israele. Il 7 ottobre 2023 Hamas ha ucciso i miei genitori»; l"altro: «Sono Aziz Abu Sarah, vengo dalla Palestina. Mio fratello è stato ucciso dai soldati israeliani».
Si sono guardati e si sono abbracciati. Le migliaia di persone presenti sono ammutolite, forse stupite e incredule. Poi si sono lasciate andare in un applauso interminabile. Ancora una volta il dolore del mondo è stato illuminato da un gesto semplice che traccia la strada di una pace duratura.
L"odio è stato vinto dalla forza dell"amore. C"era anche papa Francesco in quell"arena. E li ha abbracciati entrambi. Per un attimo la follia del mondo sembrò potesse essere vinta, come quando, il venerdì santo di due anni fa, portando la croce alla via crucis al Colosseo Albina e Irina, due donne anch"esse appartenenti a due popoli in guerra. Una era russa, l"altra ucraina: hanno voluto testimoniare che Dio disarma la mano alzata del fratello contro il fratello.
Sono segni piccoli, per qualcuno insignificanti, ma che insegnano ad ascoltare chi sta dalla parte opposta, a vincere i risentimenti, a pensare al dramma enorme di tante donne e tanti uomini innocenti.
Il papa trasmette continuamente questa speranza. Lo ha fatto anche in questa occasione: prima dell"incontro in arena, è andato a pranzare insieme ai detenuti.
Mi chiedo perché il mondo faccia così fatica ad abbandonare la violenza, a scegliere la pace. Lo esprime bene in un articolo su l"Osservatore romano Carlo Rovelli, fisico e saggista. «Il mondo che stiamo costruendo è fatto di milioni che tuttora vivono nella miseria, di una scandalosa e crescente disparità di beni, della follia delle armi atomiche che ci stanno sul capo come una spada di Damocle, e che ora abbiamo ricominciato a costruire più numerose. È fatto dal dilagare delle guerre, da tempo non così tante come ora, dal dolore che generano, dal devastante balzo in avanti delle spese militari ovunque, e soprattutto dal guardare sempre più in cagnesco gli altri potentati della Terra».
Pace è il nome del futuro, della dignità per tutti da ritrovare, della bellezza della vita che abbiamo smarrito. Ma sappiamo ancora educare ed educarci alla non violenza, al parlare senza offendere, all"ascolto anche delle voci discordanti? Vogliamo talvolta cambiare il mondo, ma facciamo fatica a migliorare noi stessi. Lo pensava già Confucio: «Per mettere il mondo in ordine, dobbiamo coltivare la nostra vita personale, per coltivare la nostra vita personale, dobbiamo prima mettere a posto i nostri cuori».
E Gesù mette da sempre al centro del suo messaggio l"attenzione che dobbiamo avere nel nostro parlare: «Il tuo parlare sia sì il sì, no il no. Il resto viene dal maligno». (Mt. 5,17)
Creare rapporti basati sulla sincerità è più importante della preghiera: «Se dunque tu presenti la tua offerta all"altare e ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia il tuo dono davanti all"altare, va" prima a riconciliarti con tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono». (Mt.5,23-24) Chi è cristiano sa che il primo dono di Gesù è la pace: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come il mondo la dà a voi"¦» (Gv. 14,27) perché nasce non dopo aver difeso qualche privilegio, ma dopo aver amato disinteressatamente. «Amate e basta, perché il tempo non può far finire un amore che non ha spiegazioni». (Madre Teresa) Potrebbe sembrare un"illusione, un"utopia per darsi coraggio. E la pace un miraggio. Ma se questo sentimento abita il cuore di qualcuno, vuol dire che non è estraneo all"essere umano e che quindi può un giorno diventare realtà per tutti.